Il costo delle sigarette illegali

Da qualunque angolo lo si guardi, quello delle sigarette di contrabbando e contraffatte è un gran problema: a livello di mancati introiti per tasse evase, i principali Paesi europei hanno perso nel solo 2023 circa 16,7 miliardi di euro, denaro che avrebbero potuto utilizzare per servizi utili ai cittadini o per tenere meglio in piedi i loro conti traballanti; i consumatori, intanto, si sono rivolti a un mercato illegale gigantesco, che lo scorso anno ha movimentato 52,2 miliardi di pezzi.

C’è poi il tema di un ulteriore aggravio dei rischi per la salute, perché molti di tali prodotti sfuggono a qualunque controllo di qualità, sono realizzati in fabbriche di fortuna, in condizioni igieniche pessime, con tutele minime o nulle per i lavoratori. Sono alcuni dei dati e delle riflessioni che ispira il corposo rapporto a cura della società Kpmg, riferito all’anno scorso e dedicato al consumo illecito di sigarette in 38 nazioni del Vecchio continente. La fotografia è quello di un fenomeno che si aggrava: rispetto al 2022, la crescita delle quantità transitate sul mercato nero è stato pari al 3 per cento, corrispondente a 1,5 miliardi di pezzi. Gli incassi mancati a livello di tasse sono saliti dell’8,1 per cento: si parla di 1,3 miliardi di euro di gettito supplementare andato perso. «In questo modo, inoltre, si alimenta l’attività di organizzazioni criminali, impegnate nel traffico di droga ed esseri umani. È giusto essere preoccupati» osserva Christos Harpantidis, senior vice president External Affairs di Philip Morris International, l’azienda che ha commissionato il rapporto a Kpmg.

Panorama lo incontra a Bruxelles, dopo la conferenza stampa di presentazione di un documento che fa suonare l’allarme tanto a livello nazionale quanto comunitario. Se si considerano i soli 27 Stati membri dell’Ue, l’ammanco sul piano della fiscalità si aggira sugli 11,6 miliardi di euro. «È impossibile girarsi dall’altra parte. Ed è lecito augurarsi che le prossime direttive europee dedicate a questo settore prendano in considerazione la realtà del mercato, le ricadute sui cittadini, la tenuta delle finanze dell’Unione e dei suoi aderenti. Ci aspettiamo decisioni aperte, trasparenti, distanti da qualunque ideologia». Non si tratta di concetti astratti, di propositi vaghi, perché un argine all’illecito esiste e trova un modello di riferimento a casa nostra, in Italia. Scorrendo il rapporto, arrivando a pagina 114, si legge come lungo lo Stivale il consumo di prodotti di contrabbando e contraffatti si sia più che dimezzato in cinque anni, scendendo dal 3,9 per cento del 2019 all’1,8 per cento del 2023. La perdita a livello di tasse, l’anno scorso, è stata di 219 milioni di euro, pari a 69 milioni di euro in meno a confronto con il 2022. «L’Italia sta facendo le scelte giuste, ha affrontato la questione con la mentalità adatta e un metodo efficace» commenta Harpantidis.

A illustrare la strategia del nostro Paese interviene Luigi Scordamaglia, ceo di Filiera Italia, associazione che promuove la tutela delle nostre filiere agroalimentari nei contesti nazionali e internazionali: «Siamo riusciti a mettere insieme gli agricoltori di Coldiretti, l’estrema capacità innovativa, sia tecnologica che di approccio di Philip Morris, più l’associazione dei tabaccai italiani». Privilegiando la medesima dinamica: «Garantire un’equa ripartizione del valore, la condivisione di regole estremamente rigide e di piattaforme tecnologiche di controllo». Si è realizzata una collaborazione tra il pubblico e il privato, che ha coinvolto il ministero dell’Agricoltura ed è stata rinnovata nel 2023, mettendo sul piatto investimenti pari a 500 milioni di euro per cinque anni: «Non ci può essere contrasto all’illecito senza il giusto riconoscimento del lavoro di ciascuna delle parti».

I numeri incoraggianti hanno pure modificato l’atteggiamento dei cittadini verso il mercato nero: «Nel settore del consumo illecito di tabacco» sottolinea Scordamaglia «c’era la percezione che evadere le tasse potesse essere un problema minore, quasi una furbizia. Non è così, perché da un lato si favorisce la criminalità organizzata, dall’altro si massacra una filiera che garantisce oltre 41 mila posti di lavoro». Nonostante gli ottimi numeri italiani, l’esempio non è stato seguito dalla vicina Francia, dove si è optato, piuttosto, per una tassazione particolarmente pesante, pari a quasi il doppio rispetto alla media europea. Come risultato, i fumatori si sono rivolti in massa al mercato illegale: nel rapporto di Kpmg si legge come il consumo dei prodotti illeciti sia schizzato al 33,2 per cento nel 2023, contro il 13,7 del 2019. «Non riesco a capire» è critico Harpantidis «come la Francia possa non considerare una perdita in termini di tassazione superiore a 7,2 miliardi di euro in un anno». Una cifra che, da sola, avrebbe potuto coprire quasi per intero il contributo pubblico alle ultime Olimpiadi di Parigi. Adottare misure razionali non rappresenta l’unica via per ridurre il consumo delle sigarette contraffatte e di contrabbando. C’è, in parallelo, l’opportunità offerta dai prodotti di ultima generazione, tecnologicamente avanzati e dunque più difficili da riprodurre: «A patto, certo, di introdurre una regolamentazione differenziata, che tenga conto delle specifiche differenze delle diverse categorie di prodotti. In questo ambito, sono le politiche della Svezia a fare scuola». In generale, l’invito di Harpantidis ai singoli governi e alle istituzioni europee è uno solo: «Non ignorare deliberatamente i dati forniti della scienza e i numeri del commercio illecito. Favorire una collaborazione tra il settore pubblico e privato, capire il problema, mettere le energie necessarie e le risorse adeguate per risolverlo».

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