Con il Covid abbiamo ripulito l'aria e salvato la vita a 30 mila persone
Le restrizioni imposte dall'epidemia del Covid-19 hanno prodotto una riduzione drastica e limitata nel tempo delle emissioni di origine antropica. In questo senso si è trattato del primo esperimento planetario sugli effetti della qualità dell'aria. Quali sono stati i suoi risultati? Finora non esisteva una risposta comprensiva dell'intero pianeta perché tutti gli studi si erano concentrati su singole regioni e su particolari aspetti, come le polveri sottili.
Ma adesso uno studio del Massachusetts Institute of Technology (Mit) e della Seoul National University ha usato osservazioni da satellite e misure sul terreno in 36 nazioni di Europa, Nord America ed Est Asia quantificando le conseguenze della riduzione dell'inquinamento. Tra i risultati più importanti, pubblicati su Science Advances, la stima secondo la quale le riduzioni globali di biossido di azoto hanno evitato 32mila morti premature, di cui 21mila in Cina e 11mila nel resto del mondo.
A livello globale i ricercatori non hanno trovato invece alcuna riduzione di polveri sottili PM2,5, sebbene a livello locale il calo di particolato PM2,5 determinava una riduzione stimata di circa 64mila morti premature. Che vi sia un effetto sul numero delle morti premature è legato al fatto che più particolato PM2,5 penetra nell'apparato respiratorio più sostanze cancerogene vengono veicolate nel sangue come effetto della penetrazione delle particelle nell'apparato respiratorio. Gli ossidi di azoto sono invece associati a incrementi delle morti per cause cardiovascolari e respiratorie.
Alla fine di Marzo 2020 il 76 per cento della popolazione mondiale viveva in lockdown. Il 92 per cento in nazioni che avevano chiuso le scuole. Tutte insieme, queste nazioni erano responsabili del 99 per cento del Pil mondiale del 2018. Come conseguenza, la riduzione nella produzione industriale rispetto all'anno precedente era stata del 27 per cento nell'area euro e del 15 per cento negli Stati Uniti, mentre in Cina la produzione di servizi era diminuita del 12 per cento. La mobilità aerea si era ridotta del 94 per cento, quella di trasporti pubblici nelle grandi città del 74 per cento, mentre l'uso dell'auto era diminuita in percentuali tra il 40 e l'80 per cento.
Come conseguenza nell'Aprile 2020 le emissioni di anidride carbonica si erano ridotte del 17 per cento rispetto alla media del 2019 e le emissioni giornaliere di CO2 dei trasporti su superficie erano diminuite del 36 per cento. A questi dati, che venivano da studi precedenti, i ricercatori hanno aggiunto osservazioni via satellite sugli ossidi di azoto, ridottisi fino al 40 per cento in Cina. Poi hanno usato un modello matematico per stimare come le riduzioni delle concentrazioni fino a Luglio 2020 diminuivano la stima delle morti premature che ci sarebbero state.
In 163 regioni che coprivano il 69 per cento della popolazione mondiale i lockdown avevano fatto decrescere le concentrazioni di PM2,5 con effetto positivo sulle stime delle morti premature. Questo a fronte di un'assenza di variazione di PM2,5 a livello globale. Bisogna infatti ricordare che il particolato si forma anche attraverso reazione secondarie e dipende dalle condizioni atmosferiche e altri fenomeni fisici e chimici a livello terrestre.
A livello locale, in Cina le concentrazioni erano diminuite del 36 per cento circa rispetto a quelle previste, nella Corea del sud del 16 per cento, al contrario in Europa si aveva un leggero aumento con varie differenze nelle città. Per esempio, a Milano, dove sono circa 1500 le vittime per le concentrazioni da biossido di azoto, ricerche precedenti avevano trovato significanti riduzioni di PM10, PM2,5 e ossidi di azoto come conseguenza dei lockdown totali e parziali.
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