Zingaretti Di Maio
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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Crisi di Governo: Zingaretti mette nei guai Di Maio (e Renzi)

Mentre il Presidente della Repubblica (visibilmente irritato per il nulla di fatto di queste consultazioni) concede 5 giorni e di fatto tiene aperti tutti i “forni” (quello con il Pd e quello con la Lega) c’è un uomo che si trova nell’angolo con una sola scelta a disposizione: decidere di che morte morire.

Zingaretti di mattina aveva infatti offerto al Movimento 5 Stelle le condizioni imprescindibili per la nascita del nuovo Governo dell’Inciucio. Condizioni che però per i penta stellati sono irricevibili. Una su tutte: il no al taglio dei Parlamentari che non a caso l’ex vicepremier ha posto come primo dei 10 punti dei punti programmatici per la nascita del nuovo esecutivo.

Ma non solo. Come potrebbe Di Maio cancellare il Decreto Sicurezza ed il Decreto Sicurezza Bis, altra richiesta del Pd? Come potrebbe accettare anche la cancellazione del Reddito di Cittadinanza e forse anche la revisione di Quota 100? Come potrebbe quindi sconfessare 14 mesi, gli unici di Governo della loro storia?

A questo va aggiunto che (sempre richiesta del Nazareno) niente Conte Bis, e nemmeno spazio per lo stesso Di Maio a Palazzo Chigi. Facce nuove, tutto nuovo. Un Governo quindi a trazione Pd che sarebbe impossibile da spiegare all’elettorato.

Viene il sospetto che la condizioni (inaccettabili) poste da Zingaretti siano in realtà state scritte e presentate ai grillini apposta per farsi dire di no dando però la colpa ai penta stellati di questo fallimento istituzionale.

Una mossa, quella di Zingaretti, che è anche un messaggio per Matteo Renzi al termine di una giornata in cui il Partito Democratico ha più volte messo in mostra tutte le divisioni interne (che stanno dilaniando il Pd da anni). Il senatore semplice di Rignano che stava dettando la linea della sinistra in questa crisi e che era convinto della rapida soluzione del caso si trova anche lui con un pugno di mosche in mano. Non è un segreto che Zingaretti andrebbe alle elezioni (dove il Pd stando ai sondaggi è in crescita o al meno stabile, di sicuro non in calo) solo per poter eliminare dal Parlamento gran parte dei renziani che oggi sono la maggioranza parlamentare.

Quello che forse se ne va via sereno dal Colle è Salvini, unico dei tre grandi ad avere in maniera abbastanza chiara e sicura il controllo del suo partito, mentre gli altri sono divisi.

Saranno giorni di giochi politici, di lotte intestine, di divisioni delle poltrone. Gli ultimi però: Mattarella è stato chiaro. O mercoledì c’è un Governo serio con un programma chiaro o si torna al voto.

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