Personaggi
January 19 2024
Da oggi disponibile in streaming su Disney+, Cristóbal Balenciagaracconta la vita e l’eredità di uno degli stilisti più influenti del panorama mondiale, ripercorrendo i suoi anni a Parigi. Interpretato da Alberto San Juan, quest’uomo così affascinante ed enigmatico prende vita sullo schermo in una produzione originale che, come raccontano gli stessi ideatori «ha uno spirito locale e al tempo stesso un respiro globale, trattando il maestro più influente nella storia dell’haute couture».
Sei episodi che raccontano circa 30 anni di vita ed esplorano il modo in cui la famiglia, i soci, i collaboratori, i clienti e gli amici - così come i rivali - hanno contribuito a creare il mistero Balenciaga. Pioniere della tecnica e dello stile, con la precisione di un ingegnere e il misticismo di un grande artista, Cristóbal Balenciaga è sempre stato precursore del suo tempo, il primo direttore creativo nella storia della moda.
In conversazione con Lourdes Iglesias, la creatrice della serie ha confessato di lavorare alla serie dal 2019, descrivendo la scoperta di Cristóbal Balenciaga come un evento serendipico. «Il mio interesse è nato quasi all’improvviso e più lo studiavo, più anche gli altri si appassionava a questo personaggio così misterioso. Non c’è un motivo per cui ho scelto Balenciaga, è capitato al momento giusto della mia vita».
Cristóbal Balenciaga è un uomo cui la Spagna deve molto. Per il suo Paese d’origine, lo stilista è un’icona. Chi è Balenciaga per lei che l’ha studiato così attentamente?
«Attraverso il processo di creazione della serie ho imparato tante cose di lui e sono rimasta stupita dalla sua forza di carattere. La sua forza nel creare i suoi abiti, ma anche nella gestione della sua azienda e del suo marchio. A colpirmi è stata anche la sua assoluta attenzione ai dettagli. Lavorare a questa serie mi ha insegnato davvero tanto, grazie a tutte le persone con cui ho lavorato, ma soprattutto grazie a Cristóbal Balenciaga perché è un personaggio che fa davvero riflettere. Può sembrare un personaggio di poco interesse, ma una volta che si inizia a studiarlo si scoprono cose incredibili su di lui e porta davvero a confrontarti con te stesso, su molti piani diversi. Artistico, politico, sociale».
La serie tratta un periodo molto particolare nella vita di Balenciaga, il suo debutto a Parigi come stilista haute couture. Qual è stato il motivo di questa scelta?
«Non si può parlare di Balenciaga senza raccontare il mondo della moda, dell’alta moda a Parigi. Raccontare la sua vita in Spagna non sarebbe stato altrettanto interessante. Scegliere il 1937 come data d’inizio per la serie mi ha inoltre permesso di raccontare altri personaggi incredibilmente interessanti, da Coco Chanel a Dior a Givenchy. In Cristóbal Balenciaga non volevo raccontare solo la vita dell’artista, ma ripercorrere quello che era la vita giorno dopo giorno in una Parigi in cui la moda, come la conosciamo oggi, stava nascendo».
Cristóbal Balenciaga arriva in un momento molto particolare, quando l’attenzione per gli stilisti del passato sembra a un picco, con serie su Dior, Chanel e documentari su John Galliano e altri nomi. Come mai, secondo lei, queste figure stanno suscitando un così grande interesse?
«Quando ho iniziato a pensare a Balenciaga, c’era davvero poco materiale cui fare riferimento. C’è stata davvero un’esplosione negli ultimi anni e credo che questo dipenda da un interesse sempre crescente per la moda. Se ai tempi di Balenciaga, ma anche fino a qualche anno fa, la moda era solo per ricchi, oggi è un linguaggio universale, qualcosa che coinvolge tutti in qualche modo, qualsiasi classe sociale si appartenga. La moda è di tutti, è un modo per definire se stessi, per mostrarsi al mondo, non è più qualcosa di lontano e non è qualcosa di superficiale come si può pensare. Credo esistano poche persone che a oggi sono completamente disinteressati alla moda».
Qual è stata la parte più difficile nel creare la serie?
«In Cristóbal Balenciaga era nostro desiderio raccontare il processo creativo di questo incredibile stilista. Non è così facile, a livello di filmografia ma anche di sceneggiatura, mostrare questo tipo d’arte. Non è certo come mostrare un musicista che suona, l’impatto è diverso. Ma ritenevamo fondamentale far capire allo spettatore l’importanza di ogni gesto, anche solo cambiare il volume delle maniche di un vestito ha un importante risvolto nella storia, quindi direi che è stata quella la parte più difficile, ma allo stesso stimolante, nel creare la serie.