Dal tango alla fidanzata: ecco perché Papa Francesco piace

Conquistati all'istante. Papa Francesco ci è riuscito in pochi minuti con i fedeli radunati ieri sera in Piazza San Pietro e con il resto del mondo incollato davanti alle televisioni grazie alle sue parole e ai suoi gesti semplici ma anche ad alcuni cenni biografici che non possono non sorprendere.

Ecco cosa ha colpito di più del primo pontefice gesuita e sudamericano nella storia della Chiesa e perché è già considerato un Papa straordinario.

BUONASERA. Semplice, colloquiale, spontanea. Con voce incredibilmente giovane per i suoi 76 anni, in un italiano quasi perfetto e addolcito dalla pronuncia argentina, saluta i fedeli come fossero vecchi amici o parrocchiani: “Buonasera fratelli e sorelle” all'inizio, “Buonanotte e buon riposo, ci vediamo presto” alla fine. Pronuncia tre volte la parola “popolo”, non si definisce mai “Papa” ma solo “Vescovo di Roma”, recita con la piazza intera il “Padre Nostro”, la preghiera più capace di coinvolgere davvero tutti.

IL CROCIFISSO. Nei dieci minuti in cui appare dalla loggia della Basilica, Papa Francesco non spalanca mai le braccia che tiene, anzi, quasi sempre, stese lungo il busto. La sua veste bianca è essenziale, non indossa la mozzetta rossa simbolo del potere dei predecessori. Non porta gioielli, solo un crocifisso non d'oro.

FRANCESCO. E' il primo papa a scegliere, tra l'altro da gesuita, il nome Francesco, patrono d'Italia, il poverello d'Assisi che si spogliò di tutti i suoi averi per vivere nella semplicità e povertà più assoluta. Una scelta che racchiude un messaggio e un impegno: quello del ritorno al Vangelo, a uno spirito di fratellanza, povertà e purificazione della Chiesa.

ITALIA. E' figlio di un ferroviere piemontese, Mario, che a vent'anni emigrò da Portacomaro, vicino Asti. Il Papa ricorda ancora il dialetto piemontese e i canti degli immigrati.

LA FIDANZATA E IL TANGO. Da giovane il Papa ebbe una fidanzata che frequentava con lui il gruppo di amici con cui andava a ballare il tango, una delle sue passioni insieme al calcio. Tifa sempre per la squadra del San Lorenzo di Almagro. Ama il cinema, il suo film preferito è la “Il pranzo di Babette” ma come genere predilige il neorealismo italiano. Trai suoi scrittori preferiti Borges e Dostojevsky.

IL BUTTAFUORI. Da ragazzo faceva le pulizie in una fabbrica, poi, per mantenersi gli studi di filosofia all'università, ha lavorato per un breve periodo come buttafuori in un locale malfamato di Cordoba.

L'AUTOBUS. A Buenos Aires ha sempre usato spostarsi con i mezzi pubblici e senza accompagnamenti. Non viveva nell'Episcopato ma in un semplice appartamento dove si è sempre cucinato da solo. Se qualcuno lo chiamava al telefono e lui non poteva rispondere, nel giro di poco tempo era lui a ricontattare chi lo aveva cercato.

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