Dal Mondo
August 01 2024
Pur mantenendo una linea rigorosamente atlantista, il governo italiano non rinuncia a sottolineare alcuni dei problemi che stanno caratterizzando l’Alleanza atlantica. “Uno degli insegnamenti più significativi tratti dal conflitto russo-ucraino è che l'industria della difesa transatlantica non è attualmente in grado di soddisfare la domanda che nasce dall'esigenza di ripianare o ampliare le scorte, nonché di ammodernare gli strumenti militari per mantenere la superiorità tecnologica rispetto alle produzioni russe, cinesi, iraniane o nordcoreane”, ha dichiarato poche ore fa Guido Crosetto, parlando alla Camera dei deputati, durante un'informativa sul vertice Nato di Washington.
Non solo. Il ministro della Difesa ha anche espresso alcune critiche su come l’Alleanza atlantica si sta occupando del Mediterraneo. Ha manifestato innanzitutto “perplessità” per la nomina dello spagnolo Javier Colomina a rappresentante speciale per il Sud da parte del segretario generale uscente della Nato, Jens Stoltenberg. Il ministro ha inoltre lamentato l'assenza di "provvedimenti concreti" per il fianco meridionale dell'Alleanza atlantica. L’Italia, ha proseguito Crosetto, ha sempre cercato di sottolineare la necessità di un approccio globale da parte della Nato: un approccio che non si focalizzasse su unico fronte ma che si rendesse conto di come russi e cinesi stiano ampliando la propria pericolosa influenza anche sul continente africano.
Le parole del ministro centrano alcuni punti di notevole interesse. E, con ogni probabilità, gettano le basi del dibattito che si terrà in futuro all’interno dell’Alleanza atlantica. A breve, la guida della Nato passerà all’olandese Mark Rutte. Inoltre, non è escludibile che a novembre si verifichi un cambio della guardia alla Casa Bianca: è chiaro che un eventuale ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti avrebbe delle ripercussioni anche sulle dinamiche interne all’Alleanza. È in questo quadro di mutamenti che Crosetto ha lanciato il suo duplice allarme: l’inadeguatezza dell’industria della difesa transatlantica e lo scarso interesse che ancora molti membri della Nato nutrono nei confronti del Mediterraneo allargato, non comprendendo come questo quadrante sia inestricabilmente intrecciato alla crisi ucraina. Purtroppo, a pesare negativamente sull’accelerazione di riforme urgenti è stata, in questi ultimi anni, anche la debole leadership di Joe Biden.
Ecco perché un eventuale ritorno di Trump potrebbe non rivelarsi quel disastro che molti semplicisticamente paventano per la Nato. Certo: il candidato repubblicano pretenderebbe con maggior forza che tutti i Paesi membri raggiungano la soglia del 2% per i contributi finanziari all’Alleanza. Dall’altra parte, tuttavia, potrebbe rivelarsi maggiormente disposto a scommettere sull’Italia per la stabilizzazione del Medio Oriente e del Nord Africa: aree che, di contro, l’attuale amministrazione americana sta lasciando in subbuglio. È bene che Roma si faccia trovare pronta quando l’Alleanza sarà riformata, ritagliandosi un ruolo di primo piano. La sveglia suonata oggi da Crosetto va quindi nella giusta direzione.