Cuffie, abbiamo fatto il test acustico per il suono su misura

da Las Vegas

Su un tavolino davanti a me c'è uno smartphone, sulle orecchie mi hanno piazzato un paio di cuffie. Sono spente, o almeno lo sembrano. Un cordiale addetto, con fare professionale e serioso, lancia un'applicazione, poi mi chiede di fare attenzione. Non devo fare altro che toccare lo schermo del telefono quando sentirò un fischio, un rumore, un qualsiasi battito di vita nella cuffia. Ci vogliono pochi minuti, il rito si ripete prima per l'orecchio destro, poi per quello sinistro.

A quel punto, esaurito il mio facile compito, il solerte padrone di casa mi chiede di lanciare una canzone. Passano i secondi e sono deluso, cerco di non darlo a vedere, ma si sente malaccio. Il suono è giusto okay, i bassi sono fiacchi, non è niente di speciale o di sorprendente. È in quel momento che tira fuori un sorriso furbo e mi dice: «Così è come lo sentiresti indossando le cuffie senza calibrarle. Prova invece con l'audio personalizzato».

Seleziona un'opzione sul display e lo stesso brano di prima si accende, prende vigore, è come se si illuminasse. I bassi sono pieni, l'intensità e la profondità si arricchiscono d'un tratto. Il tutto, elemento da sottolineare più volte, al medesimo volume di prima.

Non sono in un laboratorio delle note del futuro, mi trovo al Ces, la fiera della tecnologia di Las Vegas. In altre parole, un trionfo del caos. Il luogo meno adatto per un esperimento del genere. Per questo motivo, all'ingresso del suo stand nella Central Hall, Jabra ha costruito un cubicolo abbastanza insonorizzato con il materiale appuntito che si trova negli studi di registrazione. L'ha fatto per dimostrare in anteprima «MySound», la tecnologia che renderà disponibile per tutti a partire dal secondo trimestre di quest'anno.

Si tratta, di fatto, di un test acustico strizzato in una app, che servirà a trasformare l'audio standard di una cuffia in un suono su misura. Tarato addosso al nostro modo personalissimo di percepire le frequenze. Come la rotondità del girovita, la lunghezza delle gambe, il numero delle scarpe, le orecchie non sono tutte uguali. Questo accorgimento software consentirà di renderne conto. E, almeno basandoci sul nostro primo approccio, sorvegliato e orchestrato da uno specialista, dobbiamo riconoscere che la differenza è sostanziale.

Questione di alcune settimane e potremo provarlo direttamente, a partire dai nuovi auricolari Elite Active 75t, pensati soprattutto per lo sport. S'inseriscono nella moda consacrata da Apple con le sue AirPods Pro e da Huawei con le eccellenti FreeBuds 3, ma come look ricordano di più l'ultimo modello della Sony, le WF-1000XM3.

Un'immagine in trasparenza dei nuovi auricolariJabra

Non hanno la cancellazione del rumore attiva, però forme e dimensioni sono state studiate per entrare con facilità e piena aderenza nell'orecchio, propiziando l'isolamento acustico. Resistono a polvere e sudore (il vero elemento distintivo per i runner e gli appassionati di fitness), hanno a bordo quattro microfoni per alzare il livello della qualità percepita dai nostri interlocutori durante le chiamate, una batteria che supera le sette ore e ne raggiunge 28 grazie alla custodia di ricarica.

Un traguardo, quello dell'autonomia generosa, realizzato in collaborazione con il colosso dei chip Qualcomm, che ha fornito il SoC Audio Bluetooth, un componente a bassissima potenza che non intacca in maniera aggressiva la durata della carica degli auricolari. Non ci voleva un sondaggio per confermarlo, comunque l'autonomia è l'elemento chiave tra i consumatori per la scelta delle cuffie (cruciale per il 61 per cento degli intervistati), secondo solo alla qualità del suono (decisivo per il 65 per cento). Staremo a vedere, quando diventerà lo standard, quanto conta la possibilità di trasformare un paio di cuffie qualunque in un modello su misura per il proprio udito, per la propria personalissima capacità di ascolto.

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