Assunzioni con l'IA; così si crea il curriculum che piace all'intelligenza artificiale

Sei a caccia di un lavoro? Attento all'algoritmo, perché è lui a individuare chi ha le carte in regola per aggiudicarsi l'incarico. Quello che fino a qualche anno fa poteva essere la trama di un film distopico è la realtà che regola le dinamiche di assunzione di molte aziende. Che si affidano all'intelligenza artificiale per scandagliare il terreno, cioè valutare la massa di candidati e scremare i profili in linea con il posto vacante. Potrebbe sorprendere sapere che il ricorso all'IA non è una novità, tanto che già nel 2018 Ikea ha utilizzato per un paio di anni Vera, robot che integrava un software per analizzare fino a 1.500 curriculum al giorno. L'assistente digitali è diventato un must nel corso dell'ultimo periodo, perché gli algoritmi consentono di velocizzare la ricerca dei collaboratori, svolgendo il lavoro sporco al posto dei reclutatori, che in tal modo guadagnano tempo per misurare abilità e competenze della ristretta cerchia dei papabili per l'assunzione.

La riduzione dei passaggi amministrativi, lunghi quanto noiosi, è uno dei vantaggi che assicura il ricorso all'intelligenza artificiale nell'ambito del reclutamento del personale. L'elenco stilato dal Talent Acquisition Trends Report 2024 è lungo ed evidenzia la rapidità e l'efficienza del processo per coprire i ruoli sguarniti. La trasformazione del processo lavorativo del cacciatore di teste sta vivendo una fase di transizione, con ChatGPT e strumenti simili a imperversare sia per le descrizioni degli annunci, sia per semplificare la valutazione dei curriculum tramite il riassunto delle esperienze e le motivazioni che descrivono il grado di adattabilità del candidato per l'incarico in questione. Per avere un'idea dell'impatto che l'IA sta avendo sul settore, basta sapere anche il Sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa (Siisl) sfrutta un software intelligente. La piattaforma attivata dal ministero del Lavoro nel settembre scorso è gestita dall'Inps e usa l'IA per calcolare l'indice di affinità delle offerte di lavoro in rapporto al profilo professionale dei beneficiari dell'Assegno di Inclusione. Instancabili pur nella ripetizione continua delle stesse operazioni, mantenendo nel tempo la stessa affidabilità e rapidità d'esecuzione, gli algoritmi costano poco e lavorano sempre. Ma ciò non significa che siano infallibili, poiché la valutazione automatica avviene secondo linee guida che possono includere pregiudizi base che, di conseguenza, potrebbero escludere candidati perfetti.

Per aggirare il potenziale rifiuto immediato e, al contempo, emergere nella massa di profili in lizza per il lavoro, è perciò doveroso avere un biglietto da visita accattivante, quindi un curriculum a prova di algoritmi. Sembra banale ma niente è scontato quando c'è in gioco un'assunzione, quindi la prima regola è riportare le parole chiave dell'annuncio, pescando a piene mani tra i termini utilizzati dalle stesse aziende nei loro post sui social media. Un dettaglio importante è il luogo di riferimento, perché si intuisce facilmente come chi replica a una ricerca su Milano inserendo come città di residenza Roma, Napoli o Palermo vedrà ridimensionare le proprie chances (seppur disponibile allo spostamento, quindi meglio una bugia che non fa male a nessuno). Di norma, ormai, la prassi prevede che il curriculum sia redatto in lingua inglese, specialmente se l'obiettivo è farsi notare da aziende di medie-grandi dimensioni. Una mossa da tenere a mente considerando come l'idioma degli anglosassoni sia il più diffuso su scala mondiale, come pure nello sviluppo dei software. Non bisogna farsi trasportare dalla volontà di sorprendere, perché ad esempio è consigliabile utilizzare caratteri standard (come Arial) rispetto ad altri di maggiore effetto grafico, mentre colonne e grafici non vanno molto d'accordo con gli algoritmi.

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