Politica
February 01 2022
4 anni intensi; 4 anni su e giù tra picchi di notorietà e potere mai toccati prima e perdite verticali da far tremare leader e segreterie. La storia politica di questa legislatura è stata tra le più variopinte e confuse della storia della repubblica.
Mille le considerazioni possibili ma forse solo i numeri posso spiegare in maniera precisa cosa sia successo ai 4 principali partiti politici italiani: Partito Democratico, Fratelli d'Italia, Lega e Movimento 5 Stelle.
Il Pd 4 anni fa si risvegliò dal risultato delle elezioni politiche come un pugile suonato e finito al tappeto. Il 18% raggiunto fu uno shock per tutto il partito che si trovava ad affrontare una crisi profonda. Seguirono l'addio di Renzi, il cambio di segreteria, la tanto discussa alleanza con il M5S ed una lunga, lenta ma importante risalita capace di portare gli uomini del Nazareno ad essere il primo partito d'Italia. Oggi il partito di Enrico Letta viaggia sopra il 20%, in maniera stabile, al riparo da interferenze interne ed esterne.
Piaccia o non piaccia questo quadriennio racconta il trionfo assoluto di un solo partito, quello di Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d'Italia è riuscita a compiere un percorso di crescita costante e verticale che dai numeri sa davvero di miracolo. Alle politiche del 2018 infatti toccò un misero 4,4% trasformandola in un partito marginale della coalizione di centrodestra governata da Salvini che a sorpresa superò anche Berlusconi. Da quel momento in poi le posizioni dure e la coerenza che l'ha portata ad essere sempre all'opposizione nei tre governi che si sono succeduti in questa legislatura, hanno conquistato l'elettorato, soprattutto leghista, portando ad una crescita esponenziale nei voti e nei sondaggi. Dal 4,4% si passa al 6,5% delle Europee 2019 fino al balzo record del 16,5% all'inizio del Governo Draghi fino al 18,5% di oggi, unico partito che guadagna consensi dopo l'elezione bis, molto discussa, di Mattarella al Quirinale.
Per analizzare il percorso del partito di Matteo Salvini non bisogna guardare solo punto di partenza e punto d'arrivo. Nel 2018 la Lega raggiunse il 17,4% ed oggi ha il 17,2%. Insomma, si potrebbe pensare ad una situazione di stabilità nelle parti alte della politica. Nulla di più sbagliato. Perché il grafico dei sondaggi mostra una parabola chiara, tanto verticale nel salire quanto ripida anche nella caduta. All'epoca del Governo Conte 1 con Salvini al Viminale con la sua politica molto apprezzata dei porti chiusi la Lega raggiunse il risultato straordinario del 37,7%. Poi la crisi, cominciata con l'uscita del governo e conseguente passaggio all'opposizione e proseguita malgrado l'ingresso nel governo Draghi e conclusa con il crollo di due punti all'indomani della elezioni di Sergio Mattarella al Quirinale, per il secondo mandato consecutivo. Resta solo da vedere se la caduta è ormai inarrestabile (e chissà dove arriverà) oppure se il peggio per il partito del federalismo a tutti i costi è ormai passato.
Se la Lega ha vissuto 4 anni di alti e bassi il percorso del M5S è stato per certi versi costante: in discesa. Dal 32% con cui aveva sorpreso l'Italia nelle elezioni politiche del 2018 e con cui entrò per la prima volta al Governo del paese la situazione ha cominciato a peggiorare. Colpa dei compromessi e dei passi indietro rispetto a slogan e valori fondamentali dei grillini che sono stati lasciati sul campo in nome del governo. A questo va aggiunta la morte di Gianroberto Casaleggio, fondato con Grillo del movimento, le battaglie perse sulla Tav, sulla giustizia ed altro. A poco è valso l'introduzione del Reddito di Cittadinanza, cavallo di battaglia dei pentastellati; la crisi interna è ormai conclamata ed oggi, dopo la crisi dell'ultima settimana con lo scontro Conte-Di Maio, c'è addirittura chi parla di scissione.