Mauro Talamonti
Musica

Daniele Celona: storia di un misconosciuto cantautore

di Daniele Celona

Una volta ho sentito Battiato definirli gli “anni bui”. Quelli in cui la priorità è raggiungere il successo, ancor prima e ancor più del riuscire a scrivere musica interessante, dell’esserne fiero o quantomeno del riuscire a trarne conforto.E non c’è definizione più azzeccata, perché si tratta davvero di una ricerca che ottenebra, sfocando i contorni di cosa sia realmente importante.

Io ero più giovane e più stupido, e da quella fase, dopo il naufragio di due contratti discografici che sembravano a un passo, ne uscii con le ossa rotte. Pensavo di scrivere bene quanto e più degli altri e che per questo mi si dovesse qualcosa. Un idiota. Non c’è linearità, non c’è oggettività in questa equazione malata. Così smisi, nauseato. O meglio smisi di provarci, perché del comporre non sono mai riuscito a fare a meno.

Ora che ho ripreso, che sono ad “Atlantide”, ultima traccia e secondo singolo del secondo disco, sarebbe bello raccontare questa storia dall’alto di un successo raggiunto, raccontare una favoletta e un happy end a corredo.

Non è così, e il punto è proprio questo: è quanto cerco di spiegare ad ogni nuova leva che mi chieda una mano nella produzione di canzoni e nei cui occhi mi capiti di riconoscere un desiderio insano di rivalsa o la fame eccessiva di gratificazione. Parlo dell’importanza dell’equilibrio, del tenersi stretto quanto si ha già e molto spesso non si riesce quasi a vedere: il proprio giardino segreto, il tesoro nascosto, l’alveo sacro e inviolabile della propria scrittura.Il resto è un corollario, è secondario. Davvero. Forse solo l’abbraccio sincrono tra palco e spettatori riesce a sublimare quella scintilla iniziale, ma non è la scintilla stessa.

Questa consapevolezza è quanto ti può dar forza e ti può permettere di affrontare il resto, le montagne russe emotive a cui inevitabilmente ti sottoponi quando il tuo materiale esce da una stanza di casa e diventa di pubblico, magari ristrettissimo, dominio.

Quella dei sacrifici poi, del “nonostante tutto” che accompagna il tentativo di far conoscere le proprie canzoni, non è certo una MIA storia. E’ quella della stragrande maggioranza di attori che gravitano al di fuori dell’ambito mainstream e che come me vanno in giro a condizioni e cachet quasi impossibili pur di portare in giro quanto si è scritto e conquistare nuove orecchie testa a testa, concerto dopo concerto.

Questo disco sarà pur commercialmente folle. Coi suoi brani da sei minuti, l’italiano volgare misto a forme desuete, i suoi sbalzi repentini di atmosfere e umore. Eppure cosa ci resta se non l’onestà di fare fino in fondo quel che sentiamo?Sana incoscienza più che follia. Questa è la ricetta, forse.

- Daniele Celona, torinese con origini sarde e siciliane, appartiene alla categoria dei cantautori che utilizzano le canzoni come una sorta di personale terapia, con l’esigenza di sezionare determinate dinamiche collettive, di comprendere e denunciare derive e storture della realtà in cui viviamo. Esce il 3 febbraio 2015 per NøeveRecords e Sony Music Amantide Atlantide.

Ad agosto 2015 con l’inedito La Sindrome di Lois Laine Celona vince il premio per il miglior testo all’ottava edizione del Premio Anacapri Bruno Lauzi – Canzone d’autore mentre una delle due title track – Amantide - viene annunciata nella rosa delle candidate alla Targa Tenco nella categoria Miglior Canzone.

Atlantide è il nuovo singolo tratto da Amantide Atlantide, ennesimo lato di un disco bellissimo e complesso, in cui la storia e la voce di Daniele Celona si intrecciano alla perfezione con l’interpretazione di Levante per dar vita ad una canzone riconosciuta come la perla preziosa del disco.


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