Economia
March 01 2024
Un’economia italiana vitale. Il quadro che emerge dagli ultimi dati sull’inflazione, la crescita e gli occupati dipingono luci e ombre, ma nel complesso la nostra economia sta riuscendo a navigare le incertezze internazionali e geopolitiche che continuano a caratterizzare l’economia internazionale.
Per quanto riguarda l’occupazione, a gennaio gli ultimi dati Istat evidenziano un calo di questa, rispetto al mese di dicembre 2023, per effetto della diminuzione dei dipendenti a termine, che scendono a 2 milioni e 953 mila, e degli autonomi, meno 5 milioni e 45mila. Entrando nel dettaglio, il numero degli occupati risulta essere pari a 23 milioni e 738 mila unità. Dato superiore rispetto a gennaio 2023 di 362 mila unità. Su base mensile, il tasso di occupazione scende però al 61,8%, quello di inattività sale al 33,3% mentre il tasso di disoccupazione è stabile al 7,2%. Numeri che non devono far allarmare. Secondo Confcommercio il ridimensionamento si inserisce in una fase di prolungata crescita dei livelli
occupazionali, da gennaio del 2022 l’incremento è stato di 883 mila unità, che ha già
mostrato degli occasionali stop, prontamente rientrati. Per questo prima di lanciare allarmi è meglio sospendere il giudizio e capire, analizzando i prossimi dati, se si tratta dell’inizio di un trend sfavorevole o solo di uno stop momentaneo. Nonostante ciò, non vanno assolutamente trascurati due elementi. Il primo, sono i segnali di difficoltà che emergono dall’occupazione degli autonomi e il secondo, la presenza di Neet tra i più giovani. Elemento quest'ultimo che, potrebbe indicare criticità nell’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Aspetto che già sta ampiamente caratterizzando il nostro mercato del lavoro.
Sul versante dell’inflazione a febbraio questa risulta essere ferma allo 0,8%. La stabilizzazione del ritmo di crescita dei prezzi al consumo si deve principalmente all’affievolirsi delle tensioni sui prezzi dei beni alimentari, non lavorati e lavorati, i cui effetti compensano l’indebolimento delle spinte deflazionistiche provenienti dal settore dei beni energetici. Bene i dati sull’inflazione di fondo, al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, che rallenta dal 2,7 al 2,4%, rispetto al mese precedente. Si conferma inoltre la discesa dei prezzi del carrello della spesa che su base tendenziale passano da 5,1 a 3,7%, come pure quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto, a 2,9% da 3,5% di gennaio. L'Istat certifica dunque che l'inflazione acquisita per il 2024 è pari a 0,5% per l'indice generale e a 1,1% per la componente di fondo. Dati positivi che si registrano anche sul versante dell’area euro dove l’inflazione ha registrato un incremento annuale del 2,6%, rispetto al 2,8% di gennaio e al +8,5% dello stesso mese del 2023.
E infine, la crescita. L'economia italiana lo scorso anno è cresciuta dello 0,9%, dato che risulta essere leggermente migliore rispetto a quanto stimato dal governo (+0,8%). In prospettiva, Palazzo Chigi vede l'economia in crescita quest'anno dell'1,2%, anche se le stime dei principali previsori si fermano sotto l'1%. Bene anche la discesa del debito pubblico che è calato più del previsto. Nel 2023 è diminuito al 137,3% del Pil dal 140,5% registrato l'anno prima, rispetto al 140,2% che era il target del Tesoro. Secondo l'esecutivo il debito è destinato a rimanere stabile a circa il 140% fino al 2026. Meno brillanti i dati sul deficit che pur riducendosi rispetto all'anno prima, risulta essere ancora sopra l’obiettivo stimato dal Tesoro. Sul punto è intervenuto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha ribadito come il superbonus sia stata disastroso per i conti pubblici e che “con la non semplice chiusura di quella stagione, la finanza pubblica dal 2024 intraprende - prosegue il ministro - un sentiero di ragionevole sostenibilità”. Per quest'anno Palazzo Chigi vede un deficit al 4,3%, obiettivo che è però a rischio sforamento per via delle revisioni contabili legate agli incentivi fiscali sulle ristrutturazioni edilizie.