Economia
September 11 2023
Non siamo alla stagflazione degli anni Settanta ma poco ci manca: l’inflazione in Europa viaggia oltre il 5 per cento e fa ancora paura mentre l’economia è in piena stagnazione. Il risultato è un cocktail dal sapore amaro che rischia di rovinare i piani del governo italiano non solo nell’ultima parte di quest’anno ma anche nel 2024.
Gli ultimi dati forniti dalla Commissione europea sono eloquenti: dopo aver messo a segno una crescita del 3,4 per cento nel 2022, i Paesi dell’Unione stanno piantando una sonora frenata e si prevede che chiuderanno l’anno in corso con un modesto più 0,8 per cento di aumento del pil.
L’Italia dovrebbe fare un pelino meglio nel 2023, con un più 0,9 per cento (peggio comunque di Francia e Spagna), ma nel 2024 il nostro Paese tornerà in coda al treno europeo. Il nostro Pil dovrebbe aumentare infatti solo dello 0,8 per cento, a fronte di una crescita europea quasi doppia, dell’1,4 per cento. I proclami di qualche mese fa sull’Italia locomotiva d’Europa si sono rivelati ottimistici ed effimeri. Ed era evidente che sarebbe finita così, bastava guardare allo stato di salute della vera locomotiva europea per capire che sull’Italia si sarebbero allungate lunghe ombre. La Germania rappresenta da sola più di un quinto dell’intera economia europea ed è la principale destinazione delle nostre esportazioni (seguita da Stati Uniti, Francia, Spagna, Svizzera) e la maggior fonte delle nostre importazioni (seguita da Cina, Francia, Paesi Bassi, Spagna). E il problema è che la Germania è finita in recessione: nel 2023 la sua economia dovrebbe contrarsi dello 0,4 per cento per poi riprendere a crescere nel 2024 con un più 1,1 per cento. E se Berlino piange, l’Italia soffre.
A provocare lo stop dell’economia tedesca sono tanti fattori: la guerra in Ucraina, il rallentamento della Cina, i costi dell’energia, l’aumento dei tassi di interesse per frenare l’inflazione, e la stessa inflazione che fa perdere potere di acquisto. «In Germania il pil nella prima metà dell’anno è stato significativamente più debole di quanto previsto in precedenza» ha spiegato il commissario all’Economia Paolo Gentiloni nel corso della conferenza stampa di presentazione delle previsioni. «Il calo dei salari reali ha pesato sui consumi, mentre la domanda esterna ha portato a un rallentamento delle esportazioni».
Per quanto riguarda l’intera Europa, Gentiloni ha detto che «l'attività economica è andata in stallo nel secondo trimestre e gli indicatori segnalano un ulteriore indebolimento nei prossimi mesi». «L’incertezza rimane eccezionalmente elevata, in gran parte a causa della guerra di aggressione in corso da parte della Russia contro l’Ucraina. La stretta monetaria potrebbe portare a effetti negativi sull’attività economica più forti del previsto, ma potrebbe anche innescare un calo più rapido dell’inflazione, che accelererebbe la ripresa dei redditi reali».
Una minor crescita del Pil italiano e i dati negativi dal fronte della produzione industriale (a luglio 2023 l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali del 2,1 per cento) mettono in difficoltà il governo che aveva messo nero su bianco una previsione di aumento del Pil leggermente più alta. E se il Pil corre di meno, il peso del deficit aumenta costringendo il governo a fare degli equilibrismi per non sfondare il target del 4,5 per cento.
Sullo sfondo poi c’è il ruolo della Bce che se continua a tenere alti i tassi di interesse contribuisce a frenare l’economia. E anche qui le prospettive non sono rosee. Secondo Gabriel Debach, market analyst di eToro, «nonostante le prospettive economiche abbiano subito un peggioramento e l'inflazione sembri ancora lontana dagli obiettivi desiderati, alla luce del mandato esclusivo della Bce in materia di inflazione, è plausibile che la Banca centrale europea possa optare per il mantenimento di una politica monetaria restrittiva nel tentativo di contrastare un'inflazione che fatica a raggiungere livelli stabili». Si prevede dunque un «rialzo di altri 25 punti base nella riunione di giovedì che non dovrebbero essere tralasciati dai mercati».
Gentiloni ha cercato comunque di offrire una luce di speranza: «Il rallentamento non è solamente o particolarmente italiano e ho fiducia che l’economia dell’Italia possa reagire in modo positivo, come mostrato in tante altre occasioni». La speranza è che il Pnrr dispieghi i suoi effetti sulla Penisola: incrociamo le dita.