Dopo il Diluvio, David LaChapelle in retrospettiva
Photo Department
Dal 30 aprile al 13 settembre il Palazzo delle Esposizioni di Roma presenta David LaChapelle, dopo il Diluvio, un'ampia e importante retrospettiva dedicata al celebre fotografo statunitense, classe 1963, conosciuto per lo stile surrealista con cui è andato mescolando un barocco mix di ingredienti: il pop e l'immaginario rinascimentale, la moda, il porno e la narrazione biblica. In mostra oltre 150 opere realizzate dall'artista a partire dal 2006, anno di produzione della monumentale serie The Deluge, ispirata al grande affresco michelangiolesco della Cappella Sistina. Un lavoro che ha segnato un importante punto di svolta nel percorso di LaChapelle: non commissionato, non era destinato alle pagine di una rivista di moda o a una campagna pubblicitaria, ma venne concepito con l'unico scopo di essere esposto in una galleria d’arte o in un museo.
Nei lavori successivi a Il Diluvio, la produzione del fotografo americano si volge verso altre direzioni estetiche e concettuali. Scrive Gianni Mercurio, il curatore, nel suo saggio che presenta la retrospettiva: "Il segnale più evidente del cambiamento è la scomparsa dai lavori seriali della presenza umana: i modelli viventi che in tutti i lavori precedenti (unica eccezione è The Electric Chair del 2001, personale interpretazione del celebre lavoro di Andy Warhol) hanno avuto una parte centrale nella composizione del set e nel messaggio incarnato dall’immagine, spariscono. Le serie Car Crash, Negative Currencies, Hearth Laughs in Flowers, Gas Stations e Land Scape, fino alla più recente Aristocracy, seguono questa nuova scelta formale: LaChapelle cancella clamorosamente la carne, elemento caratterizzante della sua arte."
Le fotografie della vasta rassegna, alcune delle quali presentate in grande formato (fino a oltre 7 metri per 2), sono organizzate in 8 sezioni: Il diluvio, La terra ride nei fiori, Natura morta, Il mio Gesù privato, Stazioni di rifornimento, Land Scape, Aristocracy e Valute al negativo/incidenti. Alcuni scatti sono totalmente inediti ed altri sono presentati per la prima volta in un museo.
«Uno fa quel che gli piace, e poi ecco che spunta uno stile. La gente rimette insieme tutto quanto e decide che quello è il tuo stile. Un giorno ti svegli e sei felice, un altro invece sei triste, un giorno ti svegli e sei arrabbiato… se sai tradurre tutto questo nel tuo lavoro, ed esprimere i tuoi sentimenti, allora sei un artista.»
Il pubblico avrà modo di conoscere anche i lavori creati da LaChapelle nel decennio a cavallo tra il 1995 e il 2005, prima de Il Diluvio: tra le più conosciute e amate dal pubblico dell'artista, sono quelle che lo hanno reso famoso. Tra questi, troviamo i ritratti di celebrità del mondo della musica, della moda e del cinema; le scene surrealiste basate su temi religiosi; o le citazioni di grandi opere della storia dell'arte e del cinema. Una produzione segnata dalla saturazione cromatica e dal movimento, con cui il fotografo americano ha raggiunto la propria riconoscibile cifra estetica e ha influenzato molti artisti delle generazioni successive.
L'esposizione ospiterà anche una rassegna di filmati di backstage che illustrano il complesso processo di realizzazione dei set fotografici di LaChapelle. Da questi emerge chiaramente come il ruolo del fotografo si allarghi anche alla regia e alla scenografia dei propri lavori. Saranno presentati anche alcuni tra i video musicali più significativi dell'autore. Oltre a Rize, girato nei ghetti di Los Angeles e premiato al Sundance Film Festival, e alla danza mozzafiato di Sergei Polunin sulla colonna sonora Take me to church, uno dei video più visualizzati in rete.
David LaChapelle, After the Deluge a cura di Gianni Mercurio 30 aprile-13 settembre Palazzo delle Esposizioni via Nazionale 194, Roma
La rassegna, promossa da Roma Capitale‐Assessorato alla Cultura e Turismo, è prodotta da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Madeinart e David LaChapelle Studio.