Economia
January 16 2020
La Cina s'impegna ad acquistare in 2 anni dagli Usa beni e servizi per un controvalore di 200 miliardi di dollari e gli Stati Uniti, fino alla fine del 2021, bloccano l'ultima tranche di dazi che sarebbero dovuti entrare in vigore il prossimo 19 gennaio su giocattoli e elettronica proveniente dal Paese del Dragone. Inoltre gli Usa accettano la riduzione al 7,5% rispetto al 15% delle tariffe in vigore dal primo settembre sulla merce cinese per un valore di 120 miliardi di dollari.
Sono questi i numeri sottoscritti a Washington dal Presidente Usa Donald Trump e dal vicepremier cinese Liu He che hanno firmato le 86 pagine dello storico accordo che mette in stand by la guerra commerciale tra Usa e Cina.
Si tratta di uno stand by e non della fine del conflitto perché tra due anni è prevista la stesura di un ulteriore protocollo arrivare al quale non sarà semplice, ma al momento Trump può sicuramente segnare un punto a favore degli Usa e il perché è presto detto.
Il Presidente Trump è riuscito a impegnare la Cina in un'impresa commerciale enorme riequilibrando la bilancia Usa-Cina a favore dell'Occidente.
A tirare un sospiro di sollievo sono soprattutto gli agricoltori e i produttore americani il cui business trarrà grande giovamento dall'accordo firmato da Trump e Liu He che, tra le altre cose, impegna la Cina a comprare dagli Usa2 miliardi di dollari in soia e carne di maiale, che dovrebbero portare a un totale di 40 miliardi di dollari il valore degli ordinativi all’anno e 80 miliarrdi di dollari di prodotti della manifattura; segue l’acquisto di energia per 50 miliardi e infine e l’apertura ai servizi finanziari per 35 miliardi.
Un entusiasta Trump nel suo discorso ha detto: "Comprate nuovi trattori, è in arrivo una grande stagione per il business" e ha poi aggiunto: "Pensavano che non sarebbe mai accaduto: insieme stiamo riscrivendo gli errori del passato per offrire un futuro di giustizia economica e di sicurezza per i lavoratori, gli agricoltori e le famiglie americane".
E proprio la middle class americana, gli agricoltori e gli allevatori (zoccolo duro dell'elettorato conservatore) non possono che applaudire il Presidente e ipotecare il proprio voto di novembre.
Dal canto suo Pechino sottolinea che "I prezzi debbono essere competitivi e le forniture debbono seguire gli standard di qualità e sicurezza cinesi". E il Quotidiano del Popolo oggi aggiunge: "Se la Cina non potrà importare abbastanza a causa di restrizioni dell’export americano, la responsabilità cadrà su Washington".
Gli accordi, del resto, sono reversibili da entrambe le parti: se la Cina non rispetterà gli impegni commerciali scatteranno i nuovi dazi e se gli Usa non garantiranno prezzi competitivi (soprattutto in tema energia) Pechino si sentirà autorizzata a ritirare l'accordo.
La vera partita, però, si giocherà tra due anni. Nella seconda parte del documento, infatti, gli Usa impegnano in maniera generica la Cina a non violare la proprietà intellettuale, a non forzare le industrie americane a cedere tecnologia per entrare sul mercato cinese. Riuscire a ottenere questi risultati per l'Occidente sarebbe la vera vittoria, ma le promesse del Dragone (già dai tempi dell'ingresso nel Wto) sono state sistematicamente evase o aggirate negli anni e il sistema commerciale cinese sembra inscalfibile.
Al momento Wasinghton per far pressione su Pechino mantiene solo un prelievo aggiuntivo del 25% su un monte di 250 miliardi di dollari di merce che gli Stati Uniti useranno nella seconda seconda fase della trattativa, ma secondo diversi osservatori la partita della Fase 2 sarà ancora più complessa della prima. Intanto Trump e l'Occidente portano a casa un punto prezioso e la tensione della war trade, dopo due anni, finalmente si allenta.