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Così de Magistris si rimangia... il debito

Il buco del Comune di Napoli ammonta a 1 miliardo e 433 milioni di euro. La Corte dei conti crede che i soldi per coprirlo nell’arco di 10 anni il sindaco Luigi de Magistris non li abbia trovati. Perché? Per leggerezza: la società municipale Napoliservizi doveva smaltire il patrimonio immobiliare e invece venderà la prima casa solo il 19 dicembre 2014, per poi completare l’iter addirittura nel 2023; la gara per gestire le Terme di Agnano a 50 milioni non è andata a segno; la capacità di riscuotere tasse e multe è assai inferiore al 50 per cento; i creditori non rinunciano agli interessi maturati; i dipendenti dell’azienda di trasporto Anm non sono stati computati nelle spese di personale, il che «costituisce mero espediente».

Troppe anomalie, insomma, per invertire la rotta sui debiti comunali. Chi ha invocato più realismo, in questi 30 mesi è stato dimesso dalla giunta. Come Bernardino Tuccillo, ex assessore al Patrimonio, che per l’editore Centoautori ora dà alle stampe Il sindaco con la bandana, dove scrive come «Giggino» pratichi molti doppi giochi. Per esempio, in attesa della decisione definitiva della Corte dei conti, il sindaco chiede a giorni alterni una legge speciale sul modello del decreto su Roma Capitale, di fatto smentendo (e scassando) se stesso. Quando in campagna elettorale il suo competitore, Gianni Lettieri, sosteneva la necessità del decreto, de Magistris reagì indignato: «Non abbiamo bisogno di niente e di nessuno» urlò.

Ora si è rimangiato tutto. Anche perché, in caso di certificazione del fallimento comunale, lui e gli esponenti della sua giunta sarebbero incandidabili, per 10 anni, a qualsiasi incarico elettivo. Per sventare la minaccia, il sindaco sta persino tentando di aggrapparsi al Pd di Matteo Renzi nonché all’ex nemico Giorgio Napolitano. Lo diceva anche la canzone: come si cambia, per non morire... Anche politicamente.

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