Panorama D'Italia
June 15 2018
“Si sono incontrati Trump e Kim Jong Un, vuoi vedere che non si possono incontrare il sindaco di Napoli e il governatore della Campania?”, si chiede retoricamente Luidi De Magistris e la bella sala dell’Università telematica Pegaso, dove il primo cittadino napoletano sta discutendo col direttore di Panorama Raffaele Leone per l’intervista pubblica di “Panorama d’Italia” scoppia a ridere.
È normale, perché De Magistris è un personaggio a tinte forti ma il governatore – che sarà intervistato domattina, almeno altrettanto e di recente si è lasciato andare ad affermazione molto pesanti all’indirizzo del Sindaco: “Di questi aspetti non parlo nemmeno, quello che mi spiace è che non sia possibile avere con De Luca un rapporto istituzionale, e pensare che ho potuto dialogare anche con soggetti molto distanti e diversi da me, con premier come Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni. Colgo questa sua domanda”, aggiunge De Magistris rivolgendosi a Leone, “per lanciare un ulteriore appello: sono ancora disponibilissimo a incontrare il presidente della Regione, anche domani stesso, dopo il vostro incontro pubblico”.
Ammetterà, sindaco – incalza Leone – che però lei un bel carattere fumantino ce l’ha. A Saviano, a Renzi, a Salvini non le ha mandate a dire. Ma non è che trovare sempre un nemico serve a distogliere l’attenzione da problemi e responsabilità dirette?
Fumantino no, passionale sì.
Non è che era passionale, forse troppo, anche da magistrato?
La passione è dell’uomo ma non riguardava il ruolo di magistrato, non sono mai stato un magistrato politico. Quando mi hanno ingiustamente trasferito da Catanzaro ero del tutto estraneo agli addebiti che mi hanno mosso, anzi ho pagato per aver applicato l’articolo 3 della Costituzione, primo comma, quello sull’uguaglianza… Anche a distanza di anni ritengo non aver fatto nessun errore che giustificasse il prezzo che mi è stato fatto pagare.
Dunque non si considera, come dire, un po’ attaccabrighe?
No, guardi: innanzitutto a me piace stare tra la gente, a contatto diretto, e discutere di tutto con tutti. Sarebbe assurdo che io cercassi di attaccar briga. Semplicemente, se qualcosa non mi piace o non mi convince, lo dico.
Cosa le piace della sua Napoli, dopo sette anni da sindaco?
Da sindaco di strada, lo faccio molto, percepisco una grande e sana voglia di partecipare alla vita della comunità, mi fa piacere che i napoletani abbiano alzato l’asticella della richiesta di servizi sempre migliori – come emerge dalla ricerca che ci avete presentato voi di Panorama. Sette anni fa a queste domande la gente di Napoli forse non avrebbe neanche risposto, perché la città aveva le montagne di rifiuti per strada fino al primo piano delle case.
Quindi è soddisfatto del lavoro fatto finora?
Per com’era la situazione di Napoli e per come l’ho ereditata mi sento soddisfatto. Sette anni fa era una città in dissesto psicologico e materiale. Oggi ha problemi comparabili a quelli di Roma e Milano. Quanto alla sicurezza, le forze dell’ordine lavora bene ma sono in pochi. Andrebbe meglio se il governo ci consentisse di usare maggiori risorse.
E sui trasporti, che secondo la ricerca di Inthera Mondadori (che pubblichiamo qui sotto) suscitano molta delusione tra i cittadini?
Della metropolitana sono soddisfatto ma tra un anno lo sarò di più, quando avremo i nuovi treni e intensificheremo la frequenza delle corse a una ogni 4 minuti. Per i trasporti di superfice no, non sono soddisfatto, e avremmo fatto di più se avessimo avuto risorse. In manca di risorse finanziarie, abbiamo fatto l’unica cosa possibile, puntare sulla partecipazione dei cittadini, sulla bellezza di Napoli, sulla cultura, i giovani e il turismo. Vi do tre dati: da due anni siamo la città più cresciuta, e premiata, per l’offerta turistica e culturale. Siamo tra le prime cinque città italiane per imprenditoria giovanile, e quindi del made in Naples delle start-up che si sta affermando, un fenomeno tutto cittadino che non aspetta che altri arrivino da fuori a risolverci i problemi. E negli ultimi tre anni sono stati girati qui 500 film, nonostante le campagne mediatiche avversarie, a dimostrazione di una narrazione della città che certo non è più Gomorra. Tutto questo ci inorgoglisce e ci spinge a chiedere più investimenti e servizi migliori per raggiungere gli standard europei.
Dunque non state aspettando Roma?
Se avessimo aspettato Roma saremmo già morti. Non mi appartiene l’idea di andare col cappello in mano, dal governo, tutto quello che abbiamo fatto, l’abbiamo fatto solo con il capitale umano naooletano, per il primo anno abbiamo addirittura vissuto con le casse pignorate. Poi viene anche il tempo delle rivendicazioni: da meridionale sono convinto che l’Italia riparte se trova coesione nella valorizzazione delle differenze. Ho sempre detto: disegniamoci da noi il nostro futuro, ma questo non vuol dire che non dobbiamo rivendicare i nostri diritti.
Con quale città scambierebbe la sua Napoli?
Con nessuna! Direbbe Pino Daniele che ogni scarrafone e’ bell’a mamma sua. Certo, che a Milano ci sia una ben diversa capacità economica e finanziaria, è chiaro. Ma le devo dire con molta sincerità: se siamo diventati primi per cultura e turismo e se Napoli è il set più ricercato dai produttori cinematograifici vuol dire che qua si percepisce un’energia, un’umanità, un cuore grande, una riscoperta delle cose semplici che meritano davvero… Se confrontiamo i tram forse siamo indietro a qualche altra città, ma se misuriamo il senso di felicità diffusa non penso di dire una cosa sbagliata se dico che a Napoli si vive un po’ meglio che altrove. Anche per questo sono soddisfatto per la rinascita dell’orgoglio, del senso di appartenenza, per la voglia di mettersi in gioco e di smetterla con le lamentele.
Di cosa si rammarica?
Fermo restando che di errori chi governa ne fa sempre tanti, quello che più mi duole, lo dico con sincerità: non poter garantire quei servizi migliori che Napoli meriterebbe. Questo adesso è il mio impegno forte, trovare le risorse che non abbiamo tra fondi europei e fondi nazionali. E ho motivo di credere che entro la fine del mio mandato i fondi arriveranno.
Dicono di lei che è un estremista. Si riconosce?
Guardi, il nostro è un Paese strano. Oggi chi applica la Costituzione e rispetta l’articolo 3 sull’uguaglianza viene considerato un sovversivo. Io mi sento una persona normale in un paese dove troppo spesso i deviati diventano normali e i normali sovversivi. In realtà i politici che si richiudono nelle stanze del potere perdono di vista la realtà, un sindaco che vive tra la sua gente no, questo è il bello della missione del sindaco, e io, avendo partiti, apparati e poteri forti alle spalle mi sono creato nel popolo il potere forte della mia esperienza.
Cosa farà col partito europeo dell’ex ministro dell’economia greco Varoufakis?
Vogliamo unire le forze di chi crede nella possibilità di costruire un’Europa diversa, con meno divisioni. Diversamente da Tsipras, Varoufakis ha avuto la forza di non cedere di fronte all’oppressione tedesca.
Non le piace l’Europa a trazione tedesca?
Ci sono due Europa che mi preoccupano: quella delle oligarchie e delle diseguglianze, ma anche quella dei fili spinati e dei muri, di Orban e Salvini per intenderci. Mi piace invece l'Europa di Spinelli e di Rossi, l’Europa dei diritti delle persone e dell’uguaglianza.
Le danno del populista: si riconosce in questa definizione?
Ne vedo due accezioni. C’è quella di chi strumentalizza il popolo con la propaganda e poi lo tradisce, e possiamo trovare molti esempi nella recente campagna elettorale. E c’è quella di chi sta tra la gente, per conoscerla e aiutarla, e allora questo modo di essere populista non mi offende, anzi. Posso aver fatto errori, certo, ma credo con molta sincerità di non aver mai tradito i miei elettori sulla moralità, l’onestà, l’autonomia e il coraggio. Sono valori che non hanno un prezzo nel mercato del capitalismo ma ci credo e tutti mi rispettano per questo. Se ripenso all’ultima campagna elettorale... Ma come? Chi diceva “mai con la Lega”, se giorno dopo il voto si va a mettere con la Lega, tradisce. Chi si presenta come forza di rottura e poi subito cede al compromesso morale…
Veniamo alla cronaca: che ne pensa delle scelte del governo sull’immigrazione?
Voglio essere netto: sulla politica dell’immigrazione possiamo discutere quanto vogliamo, però quando si vedono anche in queste ore immagini di donne, bambini e persone che potrebbero morire da un momento all’altro, non c’è più in ballo un fatto politico ma umano, se perdiamo il senso dell’umanità entriamo in un campo dal quale voglio sottrarmi. Non è un attacco a Salvini, che pure è stato particolarmente disumano, questo mio, ma alle politiche vecchie. Si è arrivati a queste politiche lasciando spazio ai trafficanti, ad un’Europa incapace di solidarietà e ad una politica estera sconsiderata.
Eppure lo sa che in tutta Italia l’ondata migratoria genera tensione.
Il motivo principale della tensione è l’inadeguatezza dei centri di accoglienza straordinari, i Cas. Lo Stato piazza gli immigrati negli alberghi e li concentra negli stessi, pochi quartieri. Se invece si facesse quel che ha suggerito l’Anci, cioè si spalmasse l’afflusso su tutti i centri urbani, si attutirebbe l’impatto. E poi, certo: va fatta una battaglia forte con l’Europa per una migliore distribuzione dell’impegno, evitando che proseguano le migrazione dei trafficanti. Ma questi depositi di essere umani rischiano di diventare altrettante bombe sociali.
Be’, qualcosa del genere Salvini la sta facendo…
Se eliminasse i Cas, gli direi bravo. Se riuscisse ad aumentare gli effetti delle forze dell’ordine, anche. Se sbloccasse i concorsi… come pure se facessero finalmente una norma che dia fiato alle autonomie, sarei d’accordo. Se si mettesse la sicurezza al centro, ok! Allora direi: continuo a non aver nulla in comune con Salvini ma gli do atto di aver preso provvedimenti utili…
Avrebbe visto meglio un accordo Cinquestelle-Pd?
No, neanche. I Cinquestelle non dovevano fare nessuno dei due accordi, a costo di rivotare, forse si sarebbe formato un altro fronte. Oggi riscontro che l’anima di destra dei Cinquestelle sta crescendo. Neanche Alemanno aveva pensato di intestare una strada di Roma a Giorgio Almirante. A Napoli, prima città d’Europa ad essersi liberata con le 4 giornate del ‘43 dall’esercito nazista, fin quando sarò sindaco una cosa del genere non accadrà mai, la Repubblica italiana si fonda sull’antifascismo.
Insomma non si sente affine nemmeno ai Cinquestelle.
Noi dialoghiamo con tutti. E aggiungo che i nostri elettori sono spesso simili o coincidono con quelli dei Cinquestelle. Io sono stato votato da cittadini dalle opinioni molto eterogenee: anche liberali, anche conservatori. Piuttosto, non ho capito qual è la visione dei Cinquestelle. Qual è il pensiero sulla corruzione, sulla lotta alle mafie, sull’euro eccetera.
Continuerà a fare politica alla fine del suo secondo mandato da sindaco? O magari farà un pensierino alla Regione?
Vorrei arrivare a fine mandato di sindaco e per la Regione si vota un anno prima, anche se c’è una forte spinta degli elettori che mi stimolano a candidarmi per la Regione e un pensiero al riguardo lo farò. Intanto, noi stiamo lavorando per allargare Democrazia e Autonomia, finora un movimento solo locale. Comunque, sicuramente continuerò a fare politica, dopo questa bellissima esperienza di sindaco, a disposizione per un progetto nazionale o europeo. Se poi ci saranno condizioni per impegnarsi in regione, lo vedremo.
Si è piaciuto di più da magistrato o da politico?
Fare il magistrato è stato il sogno della mia giovinezza. Avrei portuto continuare, ma la mia è stata una storia travagliata, sono stato fermato nel mio lavoro per la forte responsabilità del Csm, un organismo che avrebbe dovuto garantirmi l’autonomia e l’indipendenza e invece mi ha mollato. La magistratura è stata i miei primi quarant’anni. Rifarei quel percorso, ma poi ho deciso di dimettermi e mi sono dimesso anche pochi giorni prima di raggiungere il minimo per la pensione. La politica è una nuova passione.