Lifestyle
July 25 2016
Grand Hotel Italia, di Nicolò De Rienzo (Add, 2016), ci apre le porte degli alberghi più lussuosi dello stivale: dall’Excelsior di Napoli al Bauer di Venezia, dal Regina Isabella di Ischia, allo Splendido di Portofino. La parola, però, non è lasciata ai clienti ma a coloro che, al contempo attori e spettatori di questo circo d’eccezione, hanno regnato incontrastati sulla scena del bel mondo italiano dal dopoguerra ad oggi. Stiamo parlando dei primi e secondi portieri, le cosiddette Clefs d’Or, che hanno dedicato la loro carriera ad accogliere ospiti come Elizabeth Taylor e Totò, Gianni Agnelli e Vittorio Gassmann, una corte inarrestabile di nobili e uomini d’affari, ognuno con le sue pretese e le sue idiosincrasie. C’è chi vuole regalare una scimmietta alla moglie, chi si preoccupa di sapere in anticipo i vestiti delle cognate e chi ha bisogno di ricevere dei medicinali in Russia. E in mezzo a questa sarabanda di richieste è solo uno l’uomo che riesce a far filare tutto liscio: il portiere.
Dalla reception alla cattedra di psicologia
Soddisfare ogni cliente non è affare da poco: bisogna ricordarsi nomi e numeri delle camere, amanti, mogli e mariti di ciascun ospite, preferenze e bisogni. Le Clefs d’Or lo sanno bene, e ogni portiere ha il suo personalissimo modo di interagire con i clienti, di farsi desiderare e al contempo rispettare. C’è chi ammicca al cliente e si prodiga a soddisfare ogni necessità, anche le più strambe, e chi si dimostra più sobrio e distaccato ma riesce in ogni caso a farsi amare: con un posto riservato all’ultimo minuto nel migliore ristorante della città o con i biglietti di uno spettacolo imperdibile. La prima qualità che deve avere una Clef d’Or, insomma, è l’intuitività, la capacità di leggere i volti che gli sfilano davanti tutti i giorni. Fine psicologo, il portiere anticipa i bisogni e, all’occorrenza, ne crea di nuovi.
De Rienzo lascia la parola direttamente ai suoi protagonisti, mantenendone intatte le voci, le riflessioni e i ricordi. Se alcuni portieri rimpiangono il passato trascorso ad assecondare nomi altisonanti, altri, pur sentendo la mancanza di un lavoro che garantiva continui rapporti umani, sanno che nonostante gli ori e gli stucchi una prigione resta sempre una prigione.
Cinema e politica
Tra chi ne ha, di aneddoti da raccontare, c’è sicuramente Giorgio Chiesa, Clef d’Or a Roma che si trova invischiato nei processi di Mani Pulite, arrivando persino a far pervenire a uno dei clienti, ospite non più al Grand Hotel ma a Rebibbia, pasti caldi direttamente dalle sue cucine. Dal bombarolo nero Valerio Viccei al presidente della Polonia Lech Walesa, Giorgio Chiesa ha sicuramente avuto modo di toccare con mano la politica degli ultimi quarant’anni.
Sempre a Roma il portiere Tommaso Masci vanta di aver messo al suo posto Vittorio Gassman, facendo finta di non conoscerlo per contenere un atteggiamento particolarmente borioso dell’attore, e di esser perfino diventato amico e confidente della star degli anni ’50 Danny Kaye.
Grand Hotel Italia racconta un mondo che a noi, lettori da un nuovo millennio, sembra ormai appartenere a un film recitato in romanesco da attori con un abbronzatura impeccabile. Ma la polifonia di voci che il mondo degli alberghi di lusso l’ha navigato per decenni ci assicura una cosa: è tutto successo veramente.
Nicolò De Rienzo,
Grand Hotel Italia,
Add 2016,
285 pp., 18 euro