Lifestyle
May 14 2019
Daniele De Rossi chiude la sua carriera con la Roma dopo 18 stagioni, tanta gloria e un palmares tutto sommato meno ricco di quanto potesse essere. Roma-Parma del 26 maggio 2019 sarà la sua ultima partita con la maglia giallorossa. Non il suo ritiro dal calcio giocato perché, come ha sempre fatto capire, la sua volontà è quella di andare avanti ancora un po' a dispetto dei 36 anni.
Un addio che arriva a sorpresa, considerato che per mesi il rinnovo del suo contratto (in scadenza il 30 giugno 2019) era considerato scontato per non privare lo spogliatoio della Roma della figura del capitano del post-Totti. E' stata la società a comunicargli che non ci sarebbe stato spazio per un'altra stagione da calciatore, offrendo un percorso da dirigente che per il momento è stata rifiutata.
De Rossi aveva esordito con la maglia della Roma il 30 ottobre 2001 in una gara casalinga di Champions League contro l'Anderlecht. Debutto in Serie A a Como il 25 gennaio 2003, prima da titolare (con prima rete) il 10 maggio dello stesso anno contro il Torino all'Olimpico e prima da capitano a Middlesbrough in una serata amara di Coppa Uefa il 15 marzo 2006.
Chiude con 614 (quella col Parma sarà la 615°) presenze in giallorosso divise tra Serie A (458), Coppa Italia (55), Champions ed Europa League (98) e Supercoppe italiane (4). In tutto ha realizzato 63 gol, l'ultimo a Marassi contro la Sampdoria per la vittoria in extremis dello scorso 6 aprile.
Il bacheca ha messo due volte la Coppa Italia (2007 e 2008) e una volta la Supercoppa Italiana (2007). Ovviamente i successi più preziosi sono arrivati con la nazionale, prima Under 21 (campione europeo nel 2004, stagione anche del bronzo olimpico ad Atene) e poi con l'apoteosi del Mondiale vinto in Germania nel 2006.
La notizia ha colpito i tifosi giallorossi che già hanno faticato a metabolizzare la fine della storia di Francesco Totti. Per loro De Rossi era ancora Capitan Futuro, pur avendo consumato la sua carriera ed essendo pronto ormai da tempo al saluto con l'Olimpico e con un club che da romano, prima ancora che da romanista, ha amato con passione e trasporto. Così ha spiegato le ragioni della separazione al termine dell'ultimo contratto, senza rinnovo o prolungamento:
LA SCELTA DELL'ADDIO - "Mi è stato comunicato ieri ma non sono scemo, l'avevo capito. Se nessuno ti chiama per un anno, la direzione è quella. Ho parlato poco perché non volevo creare rumore che potesse distrarre la squadra. Io ringrazio per l'offerta, la sensazione che ci fosse affetto e stima reciproca era forte e che si sarebbe potuto andare avanti da calciatore idem ma queste sono decisioni che si prendono e vanno accettate e rispettate"
"Sarebbe stato più giusto che lo decidessi io? C'è una società che è lì apposta per decidere. Possiamo discutere che io potessi essere importante in campo o nello spogliatoio, però le decisioni le prende il club. Il mio rammarico non è quello, magari nelle modalità e nel fatto che in questo anno ci siamo parlati poco anche, forse, per le distanze. Spero che in questo la Roma migliori perché resto sempre tifoso"
COSA FARA' ADESSO - "Ho sentito di qualche squadra ma non ho voluto ascoltare nulla anche perché non volevo distrarmi perché consideravo possibile la qualificazione in Champions. Io mi sento ancora calciatore, sto bene e mi farei un torto se dovessi smettere adesso".
"Preclusioni nelle scelte? Il 27 maggio vado in vacanza e ho bisogno di passare un po' di tempo senza pensare al calcio anche se dovrò pensare a trovarmi una squadra. Dove? Vediamo. E' una cosa completamente nuova, devo parlare con la famiglia, col procuratore e anche con me stesso".
COME SI SENTE - "Il distacco lo sento, un po' di differenza di vendute ci sta perché io voglio andare avanti a giocare. Non ho rancore nei confronti dei dirigenti, un giorno parlerò anche con il presidente e con Baldini. Non me lo immaginavo, devo accettarlo e andare avanti perché altrimenti mi faccio del male".
FUTURO - "Non escludo che tra qualche anno mi vedano con birra e panino a tifare per i miei amici in qualche settore ospiti. Fare l'allenatore o il dirigente come ti è stato proposto? Penso che potrebbe piacermi studiare per diventare allenatore. Dirigente non mi attira particolarmente ma qui a Roma poteva avere un senso diverso. Guardando a chi mi ha precedento, la sensazione che oggi si possa ancora incidere poco e allora faccio fare il lavoro sporco a Francesco (Rossi ndr)".
"Fienga (amministratore delegato ndr) mi dice che sono già un bravo dirigente? Se lo fossi stato io uno come me l'avrei tenuto perché quando ho giocato, quest'anno, mi sono difeso. Ma quando ti cacciano via devi accettarlo".
LA CARRIERA IN GIALLOROSSO - "Farei delle scelte diverse per alcuni episodi, non per la decisione di restare sempre fedele a questa squadra. Se avessi la bacchetta magica metterei qualche coppa dentro la bacheca. I tifosi hanno dimostrato in tutti questi anni di tenere a me e lo stesso ho fatto io. Ci sono stati tre-quattro anni in cui ho avuto l'opportunità di andare in squadre più vincenti, ma con la Roma ci siamo scelti insieme e va bene così. Sarebbe un dramma se oggi la pensassimo diversamente".
PERCHE' LA ROMA NON HA VINTO - "Penso che la partita che vorrei cambiare è Liverpool-Roma che è stato quasi come vivere un film. Rimpianti? Se lo chiedi a Messi che è il più vincente ti dice che non ha vinto il Mondiale... Devo ringraziare Iddio per la carriera che ho fatto, a 14-15 anni non sembravo avere queste doti. Sono un ragazzo fortunato, ho fatto la carriera nella squadra che continuo ad amare".