Decreto criminalità giovanile, cosa prevedono le nuove norme

Daspo urbani, multe ai genitori e divieto di utilizzo di smartphone e piattaforme social per chi abbia commesso un reato, anche se di età superiore ai 14 anni. Riflessioni sul limite d'età per la punibilità di un minore. E' quanto contiene la bozza del decreto legge che entra in Consiglio dei Ministri con l'obiettivo di scrivere un nuovo sistema di regole di contenimento degli episodi di criminalità giovanile. Un decreto che nasce dal moltiplicarsi di episodi di cronaca nera che hanno visto protagonisti e vittime minorenni, nati in contesti difficili di periferie fuori controllo ma non solo. La stretta era stata annunciata da giorni e lo strumento scelto è quello del decreto perché l'intervento possa essere immediato.

Diverse le innovazioni introdotte dalle nuove norme pensate dal Governo. L'avviso orale, con convocazione del minore da parte del questore, potrà "essere rivolto" non solo al destinatario se maggiorenne, ma anche "ai soggetti minori di diciotto anni che hanno compiuto il quattordicesimo anno di età". E se il destinatario del provvedimento risulta condannato, anche con sentenza non definitiva, per delitti contro la persona, il patrimonio o inerenti ad armi o droga, è facoltà del questore il proporre al tribunale una nuova forma di restrizione della propria liberta, ovvero il divieto di utilizzare "piattaforme o servizi informatici e telematici specificamente indicati nonché il divieto di possedere telefoni cellulari".

Il decreto si occupa anche delle situazioni in cui il minore si sia macchiato di un reato per il quale è prevista una pena non superiore ai 5 anni (massimo) di reclusione. E' previsto in questo caso l'avvio di un "percorso di rieducazione notificato dal pubblico ministero al diretto interessato e all'esercente la responsabilità genitoriale. Si tratta di una istanza di definizione anticipata del procedimento a condizione che il minore "acceda a un percorso di reinserimento e rieducazione che preveda lo svolgimento di lavori socialmente utili o la collaborazione a titolo gratuito con enti no profit o lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza, per un periodo compreso da uno a sei mesi". L'obiettivo è trasformare la pena in un'occasione di reinserimento sociale e rieducazione con motivazione da parte anche del minore e della famiglia ad aderire con consapevolezza.

La stretta coinvolge, infine, anche i genitori. In caso di violazioni da parte dei figli o dei minori per i quali si esercita la potestà e se viene meno l'assolvimento degli obblighi educativi, i genitori potranno essere soggetti a una multa che va da 200 a 1.000 euro.

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