Economia
August 07 2018
Dopo la Camera anche l'aula del Senato ha dato il via libera al Decreto Dignità, con 155 sì, 125 no e 1 astenuto. Il decreto è così legge dello Stato.
È la prima misura di rilievo prodotta dal governo Lega-5Stelle ed è stata voluta fortemente dal vice-premier e ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Luigi di Maio.
Ecco, nei paragrafi seguenti, una sintesi del pacchetto di misure che hanno l'obiettivo di modificare alcune regole del Jobs Act e del Decreto Poletti, due riforme del lavoro approvate dal governo Renzi tra il 2014 e il 2015.
Tra i provvedimenti più importanti contenuti nel Decreto Dignità c'è una stretta sui contratti di lavoro a tempo determinato. Di Maio ha parlato di una vera e propria rottamazione del Jobs Act anche se si tratta in realtà di una modifica non proprio radicale. Nello specifico, verranno reintrodotti solo alcuni vincoli esistenti fino al 2014 sulle assunzioni a termine. Ecco, di seguito, una panoramica sulle principali misure del Decreto Dignità.
Chi recluta un dipendente con un inquadramento precario, dopo 12 mesi dovrà specificare nel contratto la causale, cioè il motivo per cui è stata utilizzata l'assunzione a tempo determinato al posto di quella stabile (per esempio la presenza di picchi di produzione o esigenze temporanee). In assenza di causale, il contratto a termine viene assimilato all'inquadramento tempo indeterminato. Per le assunzioni a termine che sono già in essere e devono essere prorogate, il nuovo regime della causale si applica soltanto a partire dal 31 ottobre.
Non ritornerà l'articolo 18 ma aumenteranno gli indennizzi che un'azienda deve dare a un dipendente che viene licenziato ingiustamente (tra quelli assunti dal 2015 dopo l'arrivo del Jobs Act). Oggi il risarcimento varia da un minimo di 4 mesi di stipendio a un massimo di 24 mesi, a seconda dell'anzianità di servizio. Con il Decreto Dignità l'indennizzo salirà da un minimo di 6 a un massimo di 36 mesi (leggi qui per approfondire cosa cambia per i licenziamenti).
Saranno introdotti limiti più stringenti delle stesse assunzioni precarie che oggi, per un medesimo lavoratore, possono essere reiterate dall'azienda per ben 5 volte nell'arco di tre anni. Il limite scenderà a 4 rinnovi nell'arco di due anni e la durata massima dell'assunzione a termine, oggi fissata a 36 mesi, scenderà a 24 mesi.
I contratti precari verranno resi più onerosi, con un aggravio dello 0,5% dei contributi da pagare sulla retribuzione, ogni volta che l'assunzione giunge a scadenza e viene rinnovata. Già oggi, l’azienda che recluta un lavoratore a tempo determinato deve versare (oltre ai contributi previdenziali) una quota dell’1,4% dello stipendio lordo per finanziarie la Naspi, cioè il sussidio alla disoccupazione.
Si tratta di un balzello superiore di qualche decimo di punto rispetto allo 0,7% della retribuzione che le aziende pagano invece, sempre per finanziare la Naspi, sui contratti di lavoro a tempo indeterminato. Con l'aggravio dei contributi previsto dal Decreto Dignità, i contratti precari verranno dunque a costare almeno uno o due punti in più rispetto a quelli stabili.
Vengono introdotti vincoli sul lavoro su somministrazione (quello delle agenzie ex-interinali). Non potranno assumere a termine più del 30% dei loro dipendenti, in rapporto alla totalità degli organici.
Alle aziende che hanno ricevuto aiuti pubblici e portano all'estero la loro attività entro 5 anni, devono restituire il contributo ricevuto con un interesse del 5%. Se la delocalizzazione è destinata a un paese extra-Ue, verranno applicate anche multe salate, comprese tra 2 e 4 volte il sostegno ricevuto dallo Stato.