News
October 13 2021
"Il rischio è che gli unici a giovarsi del decreto sul green pass saranno i delinquenti, ai quali la certificazione verde non è richiesta: e quando la sicurezza allenta la sua vigilanza e il controllo del territorio, i malintenzionati potranno operare con più facilità". Non usa mezzi termini Antonio Nicolosi, segretario generale del sindacato dei carabinieri Unarma, a proposito del decreto del Governo sul green pass, che sarà obbligatorio dal 15 ottobre per tutti i lavoratori del settore pubblico e privato. Forze dell'ordine incluse.
Per Nicolosi da venerdì cambieranno molte cose. "Non tanto per il singolo lavoratore della sicurezza, che dovrà pagarsi il tampone altrimenti verrà ritenuto assente ingiustificato: cambierà molto per il cittadino, perché le forze dell'ordine sono già sotto organico di parecchie migliaia di unità, dai tempi del governo Monti che bloccò il turnover. Se a causa della necessità del green pass si assenteranno migliaia di carabinieri andremo di certo in affanno", ragiona il rappresentante sindacale. Secondo le stime di Unarma, a essere sprovvisti di green pass "sono circa 15mila militari dell'Arma su un totale di 108mila. Ma il problema riguarda l'intero mondo della sicurezza: se sommiamo carabinieri, poliziotti, agenti della polizia penitenziaria, militari della guardia di finanza, militari impegnati nel progetto Strade sicure, vigili urbani arriviamo a un totale di 60-70mila operatori che mancheranno all'appello. Molti faranno il tampone e andranno in servizio, altri no. E in una situazione delicata come quella che si è delineata nei giorni scorsi, con scontri di piazza feroci, queste persone mancheranno al Paese".
La speranza di Unarma è "che il governo possa ritirare questo decreto, anche se siamo consapevoli che è improbabile". In alternativa, "chiediamo la possibilità che i tamponi siano effettuati gratuitamente ai lavoratori della sicurezza". I paradossi, secondo Nicolosi, sono evidenti. Come nel caso dei portuali di Trieste, che hanno minacciato il blocco dello scalo: il ministero dell'Interno, in una circolare, ha raccomandato alle imprese del settore di mettere a disposizione del personale sprovvisto di green pass test molecolari o antigenici rapidi gratuiti. "Per gli operatori di polizia, invece, allo stato non sono in vista provvedimenti di questo genere. Perché non è possibile fare altrettanto?", si chiede Nicolosi. "Perché un deputato o senatore senza green pass può fare il tampone gratis e le persone che lavorano per la sicurezza, con stipendi nell'ordine di 1300 euro al mese, devono pagare di tasca propria? Ci sono diversi paradossi a cui lo Stato deve dare una risposta".
Le perplessità del segretario di Unarma non riguardano solo i tamponi. "Noi carabinieri abbiamo l'obbligo di intervenire, anche fuori servizio, se per esempio assistiamo a una rapina. Ma se il militare è in assenza ingiustificata perché sprovvisto di green pass, può intervenire? Come può dare seguito all'eventuale arresto, se non gli è concesso di entrare in caserma? E se dovesse morire nell'intervento come verrebbe considerata la sua posizione? Senza contare la situazione dei militari che alloggiano in caserma". Tutti dubbi che Unarma ha affidato a una lettera inviata al Comando generale dell'Arma. La verità, spiega Nicolosi, "è che il decreto è stato strutturato su chi lavora in ufficio o in fabbrica, ma non si è tenuto conto che i lavoratori della sicurezza sono altra cosa".
Il decreto 105, sottolinea il segretario generale di Unarma, "a nostro avviso viola diversi articoli della Costituzione: non lo diciamo solo noi, ma anche ad esempio i giudici di Magistratura democratica", che lo scorso agosto in un pamphlet avevano evidenziato vari dubbi in merito. Inoltre, per Nicolosi "la norma è discriminatoria: se il vaccino non è obbligatorio si può anche scegliere di non farlo. Se si vuole che tutti i cittadini si immunizzino, allora si deve introdurre l'obbligo vaccinale". I carabinieri, aggiunge Nicolosi, "non partecipano a manifestazioni di piazza: siamo militari, non è nella nostra forma mentis. Faremo tutto il possibile per esprimere il nostro dissenso", osserva il segretario. "Abbiamo anche presentato un esposto alla Corte europea dei diritti dell'uomo, perché ci sembra che l'interpretazione del governo italiano vada in contrasto con le stesse indicazioni delle autorità europee, secondo le quali il green pass doveva originariamente servire solo per viaggiare e non certo per recarsi al lavoro".