Economia
April 23 2024
Un’economia resiliente e un superbonus che peserà sul debito fino al 2026. Istat ha infatti rivisto al rialzo la revisione del deficit per il 2023 che passa dal 7,2 al 7,4%, che però "non incide sulle previsioni contenute nel Def, in quanto già scontate nel profilo del livello del debito in percentuale sul Pil", precisa il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, in audizione. La previsione tendenziale di crescita del Pil in termini reali per il 2024 si attesta all'1%, con una marginale di revisione al ribasso rispetto allo scenario programmatico della Nadef, che la fissava all'1,2%. Il motivo? “Una scelta prudenziale, che tiene conto dell'accresciuta incertezza del contesto internazionale". Il Def arriva infatti in un contesto internazionale dove l’incertezza e la volatilità non accennano a diminuire. In questa situazione, “ogni esercizio di previsione, per quanto accurato e cauto, potrebbe essere superato dagli eventi”, ha dichiarato Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, in audizione a Montecitorio sul Def.
Un documento, che come già spiegato nelle settimane scorse, a differenza del passato non presenta al suo interno il quadro programmatico, visto che le regole europee sono in corso di cambiamento: “solo due paesi in tutta l'Ue hanno continuato ad applicare la normativa precedente, siamo con tutti gli altri che come noi hanno preferito attendere anziché procedere in un quadro di incertezza". Il quadro programmatico sarà dunque “illustrato nel piano predisposto entro l'estate, che il Parlamento avrà modo di esaminare e approvare prima dell'invio alle autorità europee", sottolinea Giorgetti ricordando che martedì 23 aprile il Parlamento europeo approverà in Plenaria la nuova governance europea. Lo scenario di finanza pubblica per il 2024 risulta inoltre essere già “compatibile con le nuove regole” e "i dati presentati mostrano che fra il 2025 e il 2027 l'Italia conseguirebbe un aggiustamento del saldo strutturale medio annuo di 0,7 punti di Pil e del saldo strutturale primario di 0,83 punti".
Entrando nel merito dei numeri il ministro che l’inflazione, stando alle evidenze finora disponibili, mostra per i prossimi mesi, il consolidamento del calo: "la previsione relativa all'inflazione non tiene tuttavia in considerazione l'impatto di eventuali eventi climatici avversi, né di un peggioramento del quadro geopolitico, che potrebbero determinare un inasprimento dei prezzi, sia energetici sia alimentari". In ogni caso, "le tendenze recenti sono molto incoraggianti: a marzo il tasso di inflazione misurato dall'indice Nic è risultato pari all'1,2%, mentre l'inflazione di fondo (al netto degli energetici e degli alimentari) ha rallentato al 2,4%".
“La realtà è che questo mostro (superbonus, ndr) è nato male e i tentativi con cui abbiamo cercato di porre rimedio hanno limitato i danni, altrimenti saremmo qua a raccontare una storia incredibile che" comunque "ha suscitato l'ilarità di tutto il mondo". Secondo i dati forniti dall'Agenzia delle entrate l'ammontare dei crediti relativi ai bonus edilizi, rilevati tra il 15 ottobre 2020 e il 4 aprile 2024, è pari complessivamente a circa 219,5 miliardi. Tale importo si riferisce, per 160,5 miliardi, ai crediti connessi al super-ecobonus e super-sisma bonus, mentre 59 miliardi sono relativi agli altri bonus edilizi. I crediti del superbonus al netto degli importi soggetti ad annullamento per vari motivi (frodi, errori e duplicazioni) è pari a circa 153,3 miliardi nel periodo 2020-2023. "L'ammontare degli oneri connessi al Superbonus - ha ribadito Giorgetti - sarà oggetto di uno specifico monitoraggio, che sarà effettuato alla luce delle recenti norme introdotte nell'ordinamento che prevedono l'inserimento delle richieste di accesso ai benefici in specifiche banche dati curate da Enea e dal Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri, i quali trasmetteranno i dati al Ministero dell'economia e delle finanze". Corte dei Conti e Istat confermano l’effetto distorsivo del superbonus sui conti, e Bankitalia aggiunge il carico da novanta, spiegando che se si vorranno introdurre nuovi schema di incentivazione “occorrerà evitare di ripetere gli errori che hanno caratterizzato alcune misure recenti, in particolare l'esperienza del superbonus".
Il Consiglio nazionale dei commercialisti chiede un intervento in favore del ceto medio e una riconferma del taglio del cuneo fiscale (misura che Giorgetti ha dichiarato di voler riconfermare per il 2025) per i lavoratori dipendenti fino a 35.000 euro. “Riteniamo di fondamentale importanza il rifinanziamento di interventi, già previsti per l’anno in corso, quali il taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro, la riduzione dell’Irpef per i contribuenti con redditi fino a 28 mila euro nonché la super-deduzione per le nuove assunzioni di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato”, spiega in audizione la delegazione dei professionisti, composta dalla consigliera nazionale, Rosa D’Angiolella e da Pasquale Saggese, coordinatore dell’area fiscalità della Fondazione nazionale della categoria.
Sul ceto medio D’Angiolella ha sostenuto che “un eventuale intervento a favore del ceto medio, da modulare in funzione delle risorse disponibili, potrebbe interessare un ampliamento del secondo scaglione di reddito, quello con aliquota al 35%, da 50 mila a 70 mila euro”. “Tale misura – ha spiegato - risulterebbe neutra rispetto alle varie tipologie di reddito e, pertanto, rispetterebbe il principio di equità orizzontale. L’intervento avrebbe certamente un costo, ma sarebbe comunque contenuto entro un limite massimo di 160 euro per contribuente (pari alla riduzione di imposta dell’8% su un massimo di 20 mila euro)”.