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May 11 2021
Si chiama Denise, avrebbe una ventina d'anni e assomiglierebbe alla bambina di cui non si hanno più notizie dal primo settembre 2004. Somiglianza schiacciante, certo, anche se la diretta interessata ha dichiarato di non essere Denise Pipitone. E così, dopo la segnalazione arrivata dalla Russia - in realtà si trattava della giovane ballerina Olesya Rostova - e l'ispezione a Mazara del Vallo della casa di Anna Corona, ex moglie di Pietro Pulizzi, il padre biologico di Denise, dove secondo alcune fonti si sarebbe potuto celare il corpo della piccola Denise, è arrivata dalla Calabria una clamorosa notizia. Da verificare, certo, con metodi scientifici l'identità di questa Denise che, pur avendo dichiarato di non essere la piccola bambina scomparsa quasi 17 anni addietro, potrebbe comunque aggiungere pressione alle indagini.
Eccola la nuova pista: i carabinieri di Scalea stanno eseguendo dei controlli sulla ventenne di origini romene, residente nella cittadina calabrese, che ricorderebbe Denise Pipitone. Secondo quanto si apprende, chi ha segnalato la somiglianza - la titolare di un salone per acconciature femminili - sarebbe rimasta colpita della somiglianza fisica con la piccola Denise, che compirebbe 21 anni il prossimo 26 ottobre.
Le diverse circostanze fornite, tutte convergenti, potrebbero fare ipotizzare la verosimiglianza di quanto riferito ai carabinieri di Scalea che, agli ordini del capitano Andrea Massari, comandante della locale Compagnia, hanno avviato tutti i controlli diretti, innanzitutto, ad accertare l'identità della giovane ragazza: quest'ultima, rintracciata, avrebbe fornito notizie sulla propria vita, i nomi dei propri genitori e tutta una serie di elementi diretti a ricostruire il suo passato. Che tutti, a questo punto, sperano possa essere quello di Denise Pipitone.
Gli uomini dell'Arma hanno prontamente informato la Procura della Repubblica di Marsala, titolare del fascicolo sul caso di Denise, affidato al procuratore capo Vincenzo Pantaleo e ai sostituti Roberto Piscitello e Giuliana Rana che negli scorsi giorni avevano anche raccolto a verbale le dichiarazioni di Maria Angioni, prima titolare del fascicolo investigativo, e oggi in servizio a Sassari. Ora saranno i suoi colleghi di Marsala a decidere se effettuare la comparazione del Dna della giovane ragazza rintracciata a Scalea con quelli di Piera Maggio. Comprensivo il muro impenetrabile eretto a tutela degli ambienti investigativi: la ragazza identificata, proveniente dalla Romania, vivrebbe da tempo in Calabria e nelle prossime ore potrebbe essere sottoposta all'esame del Dna, utile a fare piena luce sul mistero che avvolge la scomparsa di Denise.
A proposito delle prime indagini, datate ed all'epoca condotte con metodi oggi superati, lo scorso 20 aprile, il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, intervistato sulla vicenda, aveva dichiarato a Panorama.it come «la Angioni avesse sottolineato che addirittura all'epoca della scomparsa di Denise, si fosse dovuta rivolgere ad un'altra forza di Polizia giudiziaria, non fidandosi più di quella che fino a quel momento era titolare della delega delle indagini: si verificarono imponenti fughe di notizie sulle intercettazioni, già emerse nel corso del processo in cui era stata imputata e poi assolta Jessica Pulizzi, sorellastra della piccola Denise».
Garofano aveva insistito come «in ipotesi di sequestri di persona, come negli allontanamenti volontari e in altre forme di «sparizione», le primissime ore delle indagini siano fondamentali» e avesse lasciato intravedere una sola possibilità per rimediare ai molti errori commessi nel tempo: ovvero «riaprire subito le indagini». Poi, appena il giorno dopo, gli investigatori siciliani avevano ispezionato l'abitazione di Mazara del Vallo nella disponibilità di Anna Corona, ex moglie di Pietro Pulizzi, padre biologico di Denise, e madre di Jessica, quindi sorellastra di Denise, accusata di sequestro di persona ma poi uscita assolta dai tre gradi di giudizio.
Si era sparsa la notizia, poi destituita di fondamento, che in quel luogo - dietro un'intercapedine o in fondo a un pozzo, potesse essere stato occultato il corpo della piccola Denise, uccisa praticamente dopo la sua sparizione. «Non cerchiamo nessun corpo: è solo un'ispezione dei luoghi finalizzata a capire se, nella casa, siano stati fatti dei lavori», avevano dichiarato i carabinieri, lasciando a tarda sera l'abitazione ispezionata. Ancora di recente, la pubblicazione di alcune parti di intercettazioni di conversazioni tra Alice e Jessica, le figlie di Anna Corona («eravamo a casa, la mamma l'ha uccisa a Denise») avevano fatto fibrillare le indagini.
Nelle scorse ore anche l'ex procuratore di Marsala, Alberto Di Pisa, ha espresso dichiarazioni estremamente critiche sull'ambiente familiare: teatro della sparizione di Denise: «Jessica e la Corona nutrivano un vero e proprio odio per questa bambina» ha dichiarato alle telecamere di Domenica Live , «perché il padre aveva abbandonato la Corona, conviveva con la madre e aveva avuto questa bambina». Senza risparmiare critiche sulla stessa riapertura delle indagini: «Su questa riapertura delle indagini, con un sopralluogo effettuato dopo 20 anni sulla casa dove aveva abitato la Corona, è stato fatto un uso mediatico. Che tracce vuoi trovare dopo 20 anni? All'inizio è stata fatta una gran confusione nelle indagini. Nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa indagavano polizia, carabinieri, finanza e vigili urbani: e questo ha danneggiato certamente».