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December 13 2017
Sono poche le persone che possono vantare di aver conosciuto Kim Jong-un, il dittatore della Corea del Nord la cui vita è avvolta dal mistero. Si contano sulle dita di una mano coloro che possono dire di essergli “amiche”. Tra queste c’è un solo americano. Dannis Rodman, ex superstar dei Chicago Bulls e famigerato provocatore che viene tacciato di essere ambasciatore di pace improvvisato oltre che difensore di Pyongyang. Malvisto dagli Stati Uniti, è stato fermato a dicembre, prima del suo sesto viaggio, all’aeroporto di Pechino mentre si stava per imbarcare su un volo diretto in Corea del Nord, inserita da Trump nella black list dei Paesi terroristi.
La passione per la pallacanestro del giovane leader nordcoreano ha portato Dennis Rodman ad avere rapporti diretti con il presidente di uno dei Paesi più chiusi al mondo. Ci sarebbero testimonianze, e foto, di Kim che con la maglia di The Worm gioca a basket tra le Alpi.
Ma che cosa ha condotto Rodman a volare in Corea del Nord, non una ma ben 5 volte? La sua conoscenza con Kim Jong-un inizia con il 2013, dopo che il giocatore NBA fa il suo primo viaggio verso la capitale asiatica. Considerato un anno di grandi tensioni, a febbraio il dittatore aveva annunciato di aver eseguito uno dei suoi test nucleari, a pochi giorni da quel lancio Rodman parte per Pyongyang “non per simpatie politiche o per amicizia con il regime” (come si legge da un tweet dell’atleta) ma, secondo quanto afferma il New York Times, per girare una puntata di un documentario sulla Corea del Nord che doveva andare in onda su HBO. Da qui però partono anche la simpatia reciproca e i diversi incontri.
Seguono altri viaggi fino al quarto nel 2014 dove Rodman si fa fotografare a fianco di Kim, a una partita di pallacanestro. “Diplomazia del basket” la definisce l’ex giocatore, che era arrivato in Corea del Nord con altri della NBA. Forse un regalo di compleanno per Kim, sostengono i media. Quella volta Rodman viene ripreso infatti mentre intona “Happy Birthday” al leader nord-coreano.
La quinta visita di Rodman risale al 2016 proprio quando Kim Jong-un aveva deciso di liberare lo studente Otto Warmbier, che era stato condannato a 15 anni per avere rubato un poster. Un annuncio che si incrocia, forse non per caso, con lo sbarco dell'ex campione a Pyongyang che si sostiene dovesse intercedere per riportare a casa quattro cittadini americani arrestati. Parlando con i giornalisti prima di imbarcarsi per Pyongyang, Rodman aveva detto di “voler tenere la porta aperta” tra il Nord e gli Usa, mentre un funzionario del Dipartimento di Stato precisava che quella di Rodman era solo la visita da privato cittadino.
Vincitore di cinque titoli NBA (oltre che altri premi) The Worm non si è aggiudicato il permesso però del suo sesto viaggio interrotto invece in Cina. Rodman ha tentato di esortare Donald Trump a considerarlo come una sorte di ambasciatore di pace in Corea del Nord, ma il presidente Usa non ha voluto sentire ragioni.
"Se potessi tornare laggiù mi vedreste parlare con lui, sedermi e cenare con in mano un bicchiere di vino, ridere e fare altre cose” ha giustificato la sua insistenza alla partenza Rodman. “Credo che se le cose si sistemassero tutti potremmo riposare meglio". Poi, l’ex atleta 56enne, ha aggiunto: "Penso che siano molte le persone in tutto il mondo che vorrebbero questo mio viaggio per vedere se posso fare qualcosa". Già, perché come ha detto l’esperto nordcoreano Ken Gause al Time: "Non è il miglior ambasciatore che potremmo avere, ma è quello che abbiamo".