Tecnologia
November 03 2017
Dopo il passaggio al digitale terrestre, un’altra grande rivoluzione sta per abbattersi sui telespettatori italiani. L’ultima Legge di Stabilità ha infatti sancito il passaggio al DVB-T2, da molti ribattezzato il digitale terrestre di seconda generazione. Entro il 2022, si legge nel testo della nuova manovra finanziaria al paragrafo Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia 5G, si compirà il passaggio completo dalle attuali frequenze DVB-T al nuovo DVB-T2.
Per quella data, in pratica, occorrerà acquistare un nuovo apparecchio compatibile o quanto meno dotarsi di un decoder in grado di permettere la ricezione delle trasmissioni provenienti dalle nuove frequenze. A meno che il proprio televisore non sia già conforme con la nuova tecnologia.
Ma per quale motivo è stato introdotto questo cambiamento, che vantaggi offre, come capire se il proprio Tv è a norma o meno con le nuove disposizioni? Qui di seguito proveremo a chiarire tutti i principali dubbi sull'argomento
Perché il 5G, il protocollo di rete di quinta generazione ormai in fase di lancio, andrà a insediarsi proprio sulla banda di frequenza attualmente occupata dal DVB-T, quella dei 700 MHz. Entro il 2022 - a imporlo è l’Europa - tutte le emittenti dovranno dunque traslocare sulla nuova banda dei 470-694 Mhz per lasciare spazio agli operatori mobili e dovranno farlo in modo netto (ovvero senza coabitare su entrambe le frequenze) per evitare interferenze.
Il DVB-T2 con codec HEVC consente di trasmettere gli stessi contenuti oggi in onda sul DVB-T utilizzando meno banda. Chi oggi trasmette in bassa definizione (SD) potrà dunque passare all’HD senza occupare più banda. Oppure aumentare il numero di canali trasmessi sfruttando le risorse di sempre.
È necessario guardare fra le specifiche tecniche del televisore alla voce Sintonizzatore/Ricezione/Trasmissione: i Tv compatibili col nuovo standard sono quelli che prevedono il supporto DVB-T2 e - presumibilmente (questo dipenderà dalle emittenti) - la codifica HEVC. Con quest'ultima sigla, che sta per High Efficiency Video Coding ossia “codec video ad alta efficienza”, si identifica lo standard di compressione video di ultima generazione, un protocollo che migliora la qualità video, raddoppia il rapporto della compressione dei dati rispetto a H.264 Mpeg-4 (alla stessa qualità) e supporta l’UHD/4K. In linea di massima si può dire che i televisori acquistati dal 1° gennaio 2017 (data a partire dalla quale tutti i televisori venduti devono esssere conformi alla nuova tecnologia DVB-T2 con codec HEVC) siano già in linea con le nuove norme, per tutti gli altri è necessario una sostituzione o l'abbinamento a un decoder.
Per i prossimi quattro anni non ci saranno problemi, ha specificato in una nota il Ministero dello svuluppo economico. Ma dal 1° gennaio 2022 tutte le emittenti dovranno effettuare il switch-off verso le nuove frequenze; da quella data, quindi, chi avrà una vecchia Tv DVB-T non vedrà più alcun canale. A meno che non si sia dotato di un apposito decoder.
La legge di bilancio prevede uno stanziamento di 750 milioni di euro per favorire la transizione verso il nuovo standard. Di questi, la stragrande maggioranza verrà dirottata alle emittenti per le opere di adeguamento degli impianti di trasmissione, mentre agli utenti resteranno circa 100 milioni di euro, divisi in quattro tranche da 25 milioni di euro l'una per quattro anni a partire dal 2019. Considerato l’alto numero di apparecchi da sostituire o adeguare - si parla di 40 milioni di Tv da rottamare o adeguare nel prossimo quadriennio - gli incentivi rischiano di tradursi in una donazione risicata destinata all’acquisto di un decoder da poche decine di euro.