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October 26 2015
9 ottobre 1920, le otto del mattino. A Mosca le notti d'autunno sono lunghe e la luce del giorno non ha ancora invaso le strade. Alla stazione Kazanskij un uomo cammina su e giù per la banchina, di tanto in tanto alza gli occhi, si guarda attorno, poi li riabbassa e riprende a camminare. Poco lontano da lui, un gruppo di persone accompagna con guardi rispettosi i suoi passi; osservano gli occhi stretti e rossi e le mani impazienti, che ogni tanto, con un gesto involontario, salgono verso il collo. Un treno entra lentamente come se volesse rispettare il silenzio che avvolge la stazione. L'uomo e il gruppo di persone poco distante sanno che il convoglio arriva dal Caucaso e che gli ci sono voluti otto giorni per arrivare a Mosca. Ma nessuno di loro si aspetta che da quel treno scenda un passeggero.
Comincia così, dalla fine che fine non è, l'ultimo libro di Ritanna Armeni, Di questo amore non si deve sapere (Ponte alle Grazie). L'uomo con gli occhi "stretti e rossi" per il pianto è Vladimir Il'ič Lenin e su quel vagone ricoperto di tessuto nero e rosso, viaggia la bara che riporta a casa Inessa Armand, il grande amore (segreto) del padre della rivoluzione bolscevica.
Un amore mai svelato, perché Lenin aveva una moglie, Nadja Krupskaja, e nell'universo sovietico il tradimento veniva considerato come una "pratica borghese". Esattamente come poi, in seguito, Stalin affermò che "Non ci sono crimini in Paradiso", prima di lui Lenin provò sulla sua pelle rivoluzionaria che nello stesso paradiso (sovietico) non può trovare spazio l'adulterio. Ma questo non significa che non ci sia e che non faccia male.
Dopo quasi un secolo nel cassetto, la vibrante penna di Ritanna Armeni restituisce alla luce della storia Inessa Armand. Una donna affascinante e appassionata. Madre di 5 figli, moglie di un industriale russo, di origini francesi e poi votata alla causa bolscevica. Inessa incontra Lenin per la prima volta nel 1909, in un fumoso Café parigino. La Rivoluzione di ottobre è ancora di là da venire, e nel frattempo i due diventano amanti.
Inessa è una donna bella, intelligente e spregiudicata. Parla quattro lingue e suona il pianoforte in modo eccellente, tanto da far sciogliere il cuore di Lenin sulla scia delle note di Beethoven. Ma non è solo questo, perché la Storia ci racconta di lei come di una pasionaria, un'autentica rivoluzionaria, una "compagna" bolscevica, innamorata del suo leader così come della causa comunista, tanto da sopportare l'esilio in Siberia.
Lettere, parole, sguardi. Ritanna Armeni fruga sapientemente nell'intimità segreta di Lenin e Inessa, torna indietro nel tempo per scovare le testimonianze (poche) che permettono di restituire al futuro una grande storia d'amore, di cui "non si doveva sapere", ma che segnò indelebilmente la vita di uno di quegli uomini che hanno cambiato il corso del tempo.
Il compagno Lenin, con a fianco sua moglie Nadja, piange come un bambino durante i funerali della sua Inessa, che - per volere del leader sovietico - viene tumulata davanti alle mura del Cremlino, vicino a John Reed, unico altro "straniero" a ricevere questo onore. Inessa era importante, era unica, e non solo per la Casa dei Sindacati, per la causa bolscevica e per le donne comuniste. Era importante e unica per il compagno Lenin, che l'aveva amata in modo complice e disperato, senza poterla mai fare completamente sua, ma continuandola a cercare fino alla fine, "Perché mi piace quello che pensi e che dici, perché in te vedo le mie radici", come in una celebre canzone di Franco Battiato.
E sì, perché Inessa Armand è una donna incredibilmente attuale. Libera, fuori dagli schemi, una donna futuristica, che non si è mai piegata ai diktat delle etichette sociali e politiche, a differenza della moglie di Lenin, di cui il libro di Ritanna Armeni ci dà un'immagine mesta, rassegnata. Una donna tradita, che sapeva di esserlo e che resta in silenzio perché non ha la forza e il coraggio di rompere la cappa dell'ipocrisia in cui è invischiata e accetta di vivere tutti i suoi giorni accanto a un uomo che sapeva amare un'altra. Quanta attualità anche in questo.
Un triangolo dal sapore storico e rivoluzionario, quello del libro "Di questo amore non si deve sapere", che Ritanna Armeni rispolvera dal passato senza però imbrigliarlo nella retorica delle passioni russe. Insomma, non c'è Zivago né Anna Karenina nelle parole di Armeni, che narra con il cuore, pur senza la retorica stracotta di molte storie d'amore, una figura incredibile, e ci svela un fatto che finora avevamo ignorato: ebbene sì, anche Lenin aveva un cuore e questo cuore batteva e si struggeva per amore, come quello di tutti gli altri.
Grazie a Ritanna Armeni ora Inessa potrà occupare quel posto che le è stato finora negato dalla Storia, diventando un esempio per tutte le Inesse di oggi, giovani e straordinarie donne che non hanno paura di amare e di vivere fino all'ultima goccia la propria esistenza. Se non è questa una rivoluzione...
Di questo amore non si deve sapere
Ritanna Armeni
Ponte alle Grazie (pagine 235)