Industria
April 24 2021
Può una scarpa cambiare il mondo? Renderlo più green? La risposta è no, se si guarda solo all'oggetto, ma diventa si se si pensa a quello che in realtà è: il simbolo di una filosofia di vita, di piccoli e grandi gesti di un'intera azienda. E a quel punto le cose cambiano. E il piccolo grande segreto della nuova Glove la scarpa antifortunistica ultima nata di questa linea di grande successo di Diadora. L'azienda veneta leader in questo settore come lo è nel settore sport e running. Questione appunto di filosofia che non vede differenze tra i diversi rami di cui è composta.
«L'uomo di natura non è green - spiega Enrico Moretti Polegato, Presidente di Diadora - l'uomo è fatto per consumare. Bisogna quindi cominciare un percorso di consapevolezza e formazione per invertire questa rotta ed imparare a diventare più rispettosi. Solo a quel punto, dopo aver cambiato noi stessi, possiamo realizzare aziende e quindi oggetti green»
Tutto questo però costa; soprattutto se si pensa al luogo di lavoro, ai macchinari, ai materiali. Innovarsi ed innovare significa investire e non sempre le aziende sono disposte a farlo, in nome del fatturato. Sostenibilità ambientale e sostenibilità economica: l'eterno conflitto tra bene e male… «Noi non la vediamo così, anzi - aggiunge Moretti Polegato - questi investimenti infatti hanno un preciso ritorno economico. Essere green oggi è importante soprattutto per stare sul mercato. La gente, il cliente finale, è sempre più attento e sceglie prodotti ed aziende con questo tipo di caratteristiche. Per Diadora poi si tratta di un percorso obbligato. Siamo un'azienda molto legata allo sport come linea di prodotti ma prima ancora come filosofia di vita. Lo sport, come l'ambiente è simbolo di benessere fisico e mentale, di vita all'aria aperta. Ecco perché è chiaro che non avremmo mai potuto prendere una strage diversa».
La nuova linea Glove Eco punta di diamante del settore antinfortunistica Diadora va appunto in questa direzione: cura nei materiali, nello studio, nella sostenibilità circolare dell'intera produzione e distribuzione.
«Noi non imponiamo nulla ai nostri fornitori o collaboratori - continua Moretti Polegato - certe filosofie non si insegnano. Ma li coinvolgiamo in questo percorso. Facciamo capire che la scarpa antinfortunistica, protettiva, sicura, è anch'essa un simbolo di amore verso se stessi, di protezione. In più poniamo molta attenzione anche sull'estetica e sulla comodità perché il lavoro è parte fondamentale e nobile della nostra giornata, della nostra vita. Stile e comodità, oltre che un po' di green, non fanno male, anzi. ce lo meritiamo»
E quando diciamo che bisogna guardare oltre la scarpa per vedere quanto un'azienda è attenta all'ambiente ed alla natura forse basterebbe dare un'occhiata alla sede della società. Un headquarter fortemente bio, con energia prodotta da fonti rinnovabili, con attenzione e limitazione massima nell'uso della carta, con la scomparsa delle bottigliette di plastica per l'acqua e la sostituzione con filtri appositi per l'acqua del rubinetto e borracce sostenibili per tutti i dipendenti.Si parla tanto di green e sostenibilità. Oggi in Italia esiste pure un Ministero per la Transizione Ecologica. Lo Stato però, con le sue norme e la burocrazia, è spesso un freno per le aziende in questo percorso. Lei lo ha notato?
«Onestamente - chiude Moretti Polegato - bisogna superare questa sfida pubblico-privato. Per un semplice motivo: l'ambiente non può essere pubblico o privato, è unico uguale per tutti. O si va tutti dalla stessa parte, alla stessa velocità, o abbiamo perso la nostra sfida»