Dalle dichiarazioni dei redditi 2020 un'Italia più povera causa Covid, o più furba

Un Paese più povero dove un autonomo guadagna più di un imprenditore. E’ questa la fotografia dell’Italia post pandemia che esce dalla lettura dei dati diffusi dal Mef - in particolare dal Dipartimento delle Finanze - nel report sulle Dichiarazioni dei redditi persone fisiche (Irpef) e dichiarazioni Iva per l’anno di imposta 2020.

Il Covid brucia i redditi

Nel primo anno della pandemia il Covid ha bruciato 19,4 miliardi di reddito agli italiani, conseguenza del crollo del 9% del Pil nostrano.

La distruzione di capitale, però, non è stata omogenea, almeno secondo le carte. Il nord, ancora una volta, ha retto l’impatto della crisi economia legata alla pandemia, mentre i redditi del centro e del sud sono precipitati. Sono diminuiti i ricchi (solo il 4% ha dichiarato più di 70.000 euro) e gli autonomi hanno sorpassato gli imprenditori nel volume d’affari dichiarati.

Redditi 2020: i numeri

Entrando nel dettaglio il totale dichiarato dai 41,2 milioni di italiani che hanno compilato la dichiarazione ammonta a oltre 865,1 miliardi di euro per un valore medio di 21.570 euro, in calo dell’1,1% rispetto al reddito medio indicato l’anno precedente nelle dichiarazione dei redditi.

Tutti i principali redditi medi accusano flessioni più o meno marcate: dal -11% dei redditi d’impresa, al -10% di quelli da partecipazione, -8,6% da lavoro autonomo, mentre più contenuto è il calo per i redditi da lavoro dipendente (-1,6%); fa eccezione il reddito medio da pensione, in aumento del 2%.

Gli autonomi hanno guadagnato più degli imprenditori

Coloro che hanno avuto un reddito medio più elevato sono stati gli autonomi. La loro dichiarazione media è stata di 52.980 euro. Si tratta del doppio rispetto agli imprenditori che sul 730 hanno scritto di aver avuto un reddito da 19.900 euro. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è stato invece di 20.720 euro e quello dei pensionati di 18.650 euro. Infine, il reddito medio da partecipazione in società di persone ed assimilate risulta di 16.450 euro.

Italiani sempre più poveri?

Analizzando le fasce di reddito si scopre che solo il 4% del totale di coloro che hanno effettuato la dichiarazione dei redditi dichiara più di 70 mila euro (che corrisponde al 29% dell’Irpef totale). La maggioranza, invece, quella che si colloca tra i 15 mila e i 70 mila, corrisponde al 70% dei contribuenti, che dichiarano il 67% dell’Irpef totale. Quasi il 27% dichiara circa il 4% dell’Irpef totale, e si tratta la classe fino a 15 mila euro.

Tutti questi numeri però vanno analizzati. In una Paese che ha il triste primato di un’evasione monster da 110 miliardi di euro che solo il 4% degli italiani più di 70.000 euro, secondo gli analisti, è se non altro sospetto e rischia di mettere in rilievo quanto la battaglia contro l’evasione sia ancora lunga e complessa e debba essere incentrata verso i grandi evasori più che verso i piccoli contribuenti.

Un’Italia a due velocità

L'analisi territoriale conferma anche che la regione con reddito medio complessivo più elevato resta la Lombardia (25.330 euro), seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (24.770), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (15.630 euro) anche nel 2020.

A giustificare gli alti valori di reddito degli autonomi, secondo le prime analisi, ci pensano il numero e l’entità di sostegni e sovvenzioni offerti dal Governo per paliare l’impatto della pandemia che hanno inciso sui redditi dichiarati.

Secondo gli addetti ai lavori, inoltre il bilancio avrebbe potuto essere peggiore se la politica europea e nazionale non fossero intervenute a gamba tesa per arginare l’emorragia economica italiana.

L’Iva non mente

La contrazione di reddito è comunque palese per tutti e i numeri relativi all'Iva, ritenuta cartina di tornasole dell'economia, mostrano segni di arretramento: sono, infatti, circa 4,2 milioni i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Iva per il 2020, in aumento dello 0,3%. Il volume d'affari dichiarato nell'anno d'imposta 2020 è stato pari a 3.195 miliardi di euro, il calo del 10,2%. Circa il 60% del volume d'affari è costituito dalle operazioni imponibili, pari a 1.896 miliardi di euro (-10,2% rispetto al 2019).

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