Economia
August 10 2023
Non è bastato un luglio problematico per la Sicilia, e non solo sotto il profilo climatico. La regione ha infatti appena indossato la maglia nera dell’occupazione femminile in Europa: secondo il rapporto di Svimez, l’Associazione per lo sviluppo nel Mezzogiorno, nel 2022 nell’isola ha lavorato solo il 30,5% delle donne tra i 15 e i 64 anni, cioè meno della metà della media dei Paesi europei, attestata al 64,8%. Eppure in questo panorama sconsolante c’è anche chi riesce ad eccellere e a superare persino la media italiana che è del 51%: la start up palermitana (ma verrebbe da pensare svedese) Digitalmakers, che si occupa di Growth Marketing per clienti come Averna, Fondazione Edison Orizzonte Sociale e Doppio Malto, non soltanto ha un tasso del 64% di donne in azienda, ma addirittura ha un team di sviluppo software interamente femminile, mentre di solito in questi reparti non si trova più di una donna ogni nove uomini. «Il motivo di queste percentuali», spiega a Panorama Francesco Anzelmo, Ceo della società, «è dovuto al fatto che nelle selezioni seguiamo come unico principio, oltre a un po’ di intuito, la meritocrazia, quindi le competenze hard e soft oltre alle esperienze. In questo senso le donne finora hanno dimostrato di avere una marcia in più rispetto ai candidati uomini».
Anzelmo, che ha in tasca una laurea in Filosofia e un’esperienza di freelance giramondo, è tornato nella sua Palermo con l’idea di fondare una società e ribaltare certe idee che suonerebbero bizzarre in Italia, figuriamoci in Sicilia. Oltre a scommettere sulle donne, fin da subito ha puntato su smart working e, più di recente, sul concetto del lavoro remote first: nonostante la sede si trovi in uno scenografico attico di 800 metri quadri affacciato sul bel mare palermitano, il personale può scegliere liberamente di lavorare da casa o addirittura da un’altra città (come accaduto, ad esempio, con un dipendente che per mesi si è trasferito a Bali). Una manna in un panorama in cui, come rivelato da una recente ricerca di Deloitte, dopo la fine della pandemia e dello smart working forzato, il 64% dei dipendenti a livello globale ha rivelato che si licenzierebbe piuttosto di tornare a lavorare in ufficio a tempo pieno. «Noi abbiamo lanciato il lavoro da remoto ben prima della pandemia», spiega Anzelmo «anche perché ritengo che il contributo al lavoro delle persone non dipenda dalla loro collocazione fisica in ufficio. Al contrario ci siamo resi conto che la produttività da remoto aumenta, grazie alla maggiore concentrazione di cui, in buona parte dei casi, si gode da casa. In questo senso il nostro bell’ufficio deve essere considerato uno spazio confortevole in cui poter continuare ad incontrarsi, quando lo si desidera o quando strettamente necessario, per confrontarsi e coltivare i rapporti umani tra colleghi».
È per questo che la maggior parte del personale, rivela Anzelmo, ad oggi preferisce adottare una modalità di lavoro ibrida. Senza contare che nel caso della nascita di un figlio, i neo genitori, al rientro dal congedo parentale, possono richiedere un periodo di lavoro flessibile con orari di inizio e fine lavoro variabili, e pur sempre da remoto, oppure optare per settimane lavorative di 4 giorni. «Il nostro obiettivo, ora, è quello di trasformarci in un hub punto di riferimento in Sicilia per start up, imprenditori e professionisti del settore, ma anche integrare la rete di partner che non si occupino necessariamente di marketing digitale. Per questo puntiamo già a espandere l’organico entro la fine dell’anno con almeno 4 nuove figure nelle aree Account & Project Management, Design, Digital Strategy e Content». Dipendenti che sanno già quello che li aspetta: un team a prevalenza femminile che può decidere, in autonomia, di recarsi in ufficio quando lo ritiene utile.