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September 06 2017
Con la fine delle vacanze di agosto qualche dirigente dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli si mangerà di sicuro le mani, scoprendo di non potersi più candidare per le sei posizioni di vertice dell’ente rimaste vacanti. Il direttore centrale dell’Agenzia, Giuseppe Peleggi, ha infatti aperto la procedura pubblica di interpello per i relativi incarichi (a partire da quello del vicedirettore generale con funzioni di vicario) il 1° agosto, concedendo agli eventuali candidati solo fino al 20 dello stesso mese per provare a farsi avanti.
L’interpello sotto il solleone ha suscitato la diffidenza di uno dei principali sindacati dei dirigenti pubblici, la Dirstat che già il 4 agosto ha chiesto pubblicamente di allungare i termini fino a settembre. "Volevamo evitare che la platea dei partecipanti fosse troppo ristretta per via del periodo festivo" spiega il segretario generale aggiunto Paolo Boiano. "Anche perché più diffusa è l’informazione, maggiore è la garanzia di una procedura trasparente".
Sfortunatamente per loro non c’è stato nulla da fare. "Negli ultimi due anni" ha replicato con una nota il direttore "per la copertura di posizioni dirigenziali di prima fascia e di seconda fascia è stato sempre fissato un termine di dieci giorni (dalla data di pubblicazione dell'avviso), termine ampliato a venti giorni nel periodo estivo".
Poiché la prassi è stata rispettata, dunque, il discorso è chiuso. Ora bisogna solo aspettare che il nuovo direttore (l’incarico triennale di Peleggi è scaduto pochi giorni dopo l’avviso e non si sa a quale nuovo compito sarà destinato) renda pubblici i nomi dei sei prescelti.
Restano gli interrogativi, che Panorama.it ha sollevato varie volte, sul modo in cui si reclutano i dirigenti nelle agenzie fiscali e più in generale nella Pubblica amministrazione.
All’inizio di luglio, solo per dirne una, il Comitato di gestione della stessa Agenzia, di cui è presidente anche il direttore del “bando di Ferragosto”, ha promosso capo del personale una dirigente di seconda fascia, nonostante fossero in lizza anche dirigenti di prima, salvo adottare neppure venti giorni dopo una direttiva in base alla quale questi ultimi avranno d’ora in poi la precedenza assoluta, che se fosse già stata in vigore ne avrebbe impedito la promozione.
Un altro caso interessante di questi ultimi giorni, sempre all’Agenzia delle Dogane, è quello della delega rinnovata il 30 agosto alla reggente dell’area legale della direzione interregionale delle dogane di Veneto e Friuli. Qui la cosa buffa è che questa dirigente (per avventura un’esponente di spicco di un sindacato) è anche titolare di una posizione dirigenziale a termine nell’ufficio di Gorizia, per cui risulta aver incarichi contemporaneamente in due uffici diversi, uno dei quali dovrebbe controllare il lavoro dell’altro.
Ma vicende dello stesso genere accadono purtroppo regolarmente in quasi tutte le amministrazioni pubbliche. L’ultimo caso si è verificato al ministero della Difesa, dove i funzionari civili sono in agitazione (la cosa ha suscitato a fine luglio anche un’interrogazione parlamentare del deputato di Fratelli d’Italia Walter Rizzetto) per la scelta dei vertici di affidare gli incarichi dirigenziali a personale militare messo preventivamente in aspettativa, grazie alla solita interpretazione spericolata della legge sugli incarichi esterni. A testimonianza del fatto che nel paese in cui tutti si lamentano per il mancato rispetto delle regole i primi a non rispettarle sono i rappresentanti dello Stato.