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June 09 2018
La partita dei diritti tv della Serie A per il triennio 2018-2021 è destinata a risolversi solo in extremis, magià da oggi è chiaro che chiunque vinca sarà un'autentica rivoluzione. E il rischio per i tifosi è che servano due abbonamenti per poter vedere tutto il calcio perché le società hanno scelto la via della vendita di esclusive per prodotto con il divieto per un singolo operatore di prendersi tutto.
La data di scadenza è il 13 giugno, giorno in cui si saprà come e dove sarà possibile seguire il prossimo campionato. Sky è interessato a fare la parte del leone ma attenzione a Mediapro, che potrebbe tornare in gioco da intermediario su almeno uno dei pacchetti in vendita.
Addio al calcio in chiaro e alla Rai; nella nuova e definitva formulazione dele offerte non c'è spazio per i gol a disposizione di tutti fatto salvo il diritto di cronaca all'interno del telegiornali.
La Lega di Serie A ha scelto una delle due modalità di vendita alternative che erano per piattaforma o per prodotto. Il prezzo minimo complessivo fissato è di 1,1 miliardi di euro a stagione.
I pacchetti per piattaforma, alla fine bocciati, eranosuddivisi per satellite, digitale terrestre, internet e Iptv e ciascuno è a sua volta diviso in un pacchetto con dentro 4 delle 5 big del campionato più altre 3 per un totale di 7 e in un pacchetto che una sola big e il grosso del campionato (13 squadre). A questi si aggiungevano le opzioni con interviste e diritti accessori per rendere più appetibile il prodotto.
I pacchetti per prodotto che le società hanno messo in vendita per garantire ai broadcaster le esclusive e ottimizzare il prodotto puntano, invece, a dividere la Serie A per giornata e orario di disputa della partita. Sono 3 e coprono tutto il week end che dalla stagione 2018-2019 potrà arrivare ad avere ben 8 slot di calendario per singola giornata. Un vero e proprio spezzatino in cui le tv dovranno farsi la guerra nel caso vinca questa tipologia di offerta.
A seconda dei pacchetti, la Lega concederà alle tv anche la scelta di posizionamento delle partite più importanti della stagione. Tecnicamente si chiama 'pick', ovvero il diritto di decidere dove collocare i 20 match clou della Serie A, senza badare troppo alle esigenze di tifosi e club ma seguendo solo le logiche degli ascolti.
Il pacchetto 5 ne garantisce 8 ed è quello che vale di più dal punto di vista commerciale e televisivo. Altre 8 sono nel pacchetti 6 e le rimanenti 4 nel pacchetto 7.
Forti limitazioni per il calcio in chiaro, con conseguente morte quasi certa per '90° Minuto', trasmissione storica della Rai. I vincoli di esclusiva dureranno fino alle ore 22 e comunque fino a tre ore dopo la fine del match per il digitale. Una formula che dovrebbe invogliare i big di internet a provare a investire sul calcio italiano.
Il vincolo a non poter acquisire più di due pacchetti per singolo operatore obbliga i broadcater a fare delle scelte. Solo in un secondo momento e quando sarà chiaro chi avrà vinto cosa, si potranno immaginare eventuali accordi commerciali che sono permessi dal bando. L'unica strada per evitare che il povero telespettatore sia obbligato a un doppio abbonamento per poter vedere tutta la Serie A con un (poco gradevole) ritorno al passato del duopolio.
La modalità di vendita per prodotto dovrebbe consentire di avvicinarsi al miliardo e cento milioni di euro che rappresenta la teorica base d'asta. Secondo i calcoli della Lega, così trutturati potrebbero garantire un guadagno extra di 300 milioni rispetto alla vendita per piattaforma.
I prezzi base sono chiari: 452 milioni per il pacchetto 5, 408 per il pacchetto 6 e 240 per il pacchetto 7 che è quello light che contiene anche meno diritti di scelta delle partite top della stagione, l'altra grande novità.
Da valutare la posizione di Mediapro che si è detta interessata dopo che i club, dopo mesi di tira e molla, hanno respinto le garanzie offerte dal gruppo spagnolo per cercare in extremis di evitare la rescissione del contratto decisa all'unanimità dall'assemblea il 29 maggio. Una mozione che era passata con 17 voti su 17 (le retrocesse non hanno diritto di preferenza) ribaltabile solo presentando garanzie e fideiussione entro il 5 giugno.
La garanzia complessiva da 1,6 miliardi di euro depositata il 4 giugno, imperniata sul valore del socio attuale Imagina e di Orient Hontai, è stata giudicata dai legali della Lega Serie A "non conforme al bando, quindi inaccettabile sotto diversi punti di vista formali e quantitativi" come ha spiegato il presidente Miccichè. Anche perché gli avvocati hanno scoperto che era certificata non da Kpmg Audit, pubblico ufficiale, ma da KPMG Advisory che non ha alcun valore legale.
Il contenzioso con Mediapro, però, non è finito. La Lega ha annunciato che si terrà i 64 milioni versati come caparra dagli intermediari spagnoli.
La battaglia vale oltre un miliardo di euro. Soldi che Mediapro si era impegnata a garantire ai club (1,05 miliardi) con anticipo versato e fideiussione da 1,3 miliardi di presentare entro il 26 aprile. Denaro vitale per le società che hanno bisogno di poter scontare gli incassi per finanziare il finale di questa stagione e il prossimo calciomercato.
La sola ipotesi di cominciare il prossimo torneo senza copertura televisiva o di ritardare l'accordo era ed è vista come un vero e proprio incubo dalla maggior parte dei club italiani che stanno facendo pressioni perché si arrivi a una soluzione in tempi brevi. Anche e soprattutto questo ha inciso nella svolta.
Sky vuole mantenere un ruolo centrale e tenersi l'intera offerta del calcio italiano da unire a quella di Champions ed Europa League che dal 2018 tornano sui suoi canali. Mediapro voleva aprire a più operatori anche su diverse piattaforme tecnologiche rompendo il monopolio di Sky così da ottimizzare il suoi investimento.
Il tutto nel momento in cui la Serie A è riuscita a vendere al rialzo i propri diritti all'estero strappando un accordo da 371 milioni di euro a stagione nettamente migliorativo rispetto al passato. Operazione riuscita anche con la Coppa Italia, pagata dalla Rai 35 milioni a stagione contro i 23 del triennio precedente.