Politica
November 22 2020
In Calabria il commissariamento della Sanità è partito nel 2007 con la Protezione Civile (Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3635). Un provvedimento reso necessario viste le condizioni di inadeguatezza delle strutture sanitarie. In questi 13 anni gli interventi del Governo non hanno migliorato la situazione che invece è peggiorata fino ad esplodere con la Pandemia. La Calabria è l'unica regione d'Italia diventata zona rossa non per i contagi ma per l'assenza di servizi, di personale e di strutture ospedaliere. Una regione dimenticata dove la partita dei commissari straordinari è ancora aperta.
A far chiarezza sul commissariamento della sanità calabrese è il Prof. Ettore Jorio, docente di Diritto civile della sanità e dell'assistenza sociale presso l'Università degli Studi della Calabria soggetto attuatore nel 2007
«In Calabria il primo commissariamento ci fu nel 2007 con la Protezione Civile. Da 13 anni la regione cerca di ripianare il deficit patrimoniale che si presume essere arrivato al 2019 ben oltre i 2,5 miliardi. Purtroppo sì continua a confonderlo con il disavanzo d'esercizio, che si genera invece ogni anno con la differenza tra le uscite e le entrate arrivato al 2019 a 221,5 milioni di euro al lordo del prelievo fiscale ad hoc. Io nel 2007 sono stato soggetto attuatore nel commissariamento di cui era titolare l'ex assessore alla sanità Vincenzo Spaziante. Gran parte del deficit patrimoniale accertato allora al 2017 (1,8 miliardi) fu ripianato con un mutuo trentennale del quale la Regione sopporta un rateo anno plurimilionario. Quanto ai danni da 11 anni di commissariamento ad acta sono evidenti: chiusura di diversi ospedali (14), la mancanza di reintegrazione del personale dopo il turn over e l'aumento consistente delle imposte per i cittadini. La Calabria infatti paga le tasse più alte d'Italia a fronte della sanità peggiore»
Critica è la posizione del dottor Gianluigi Scaffidi che per quattro anni ha affiancato i delegati del Governo nel commissariamento del 2010
Sotto la Presidenza della Regione nella legislatura 2010-2014, che ha svolto in contemporanea anche l'incarico di Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario, tale disavanzo era sceso dai 280 milioni annui rilevati dagli organismi competenti a 30 milioni nel Novembre 2014, dato certificato dal Tavolo di verifica. Tale cifra aveva condotto la Regione alla riconsegna della sanità al regime ordinario.
«Questo risultato è stato raggiunto da chi si è concretamente occupato del Piano di rientro e cioè dai sub Commissari nominati dal Governo, Generale in pensione della Guardia di Finanza Dott. Luciano Pezzi e Dott. Luigi D'Elia nonché dallo scrivente Responsabile del Settore "Piano di rientro" del Dipartimento Tutela della Salute appositamente creato dalla Giunta regionale nel Luglio 2010 per sinergizzare le azioni tra Struttura commissariale e Regione.
Il notevole decremento del disavanzo si è ottenuto attraverso il riassetto del Servizio Sanitario regionale in attuazione della nuova rete disegnata, in massima parte da Agenas, e decretata con il Decreto del Commissario ad acta n. 18 dell'Ottobre 2010.
Tale riassetto ha logicamente comportato la disattivazione di strutture non congrue al nuovo disegno che ha comportato numerose proteste, a mio parere strumentali e demagogiche, da parte di rappresentanti regionali e locali. Le definisco strumentali e demagogiche in quanto una volta cambiato il colore politico sia del Governo nazionale che locale non si è assistito ad alcun mutamento del disegno originale di riassetto. Le proteste sono state accolte dalla Presidenza della regione quale manifestazione di dissenso politico nei confronti del Commissario ad acta che – ripeto – era anche Presidente della Regione e che avrebbero potuto avere risvolti elettorali negativi sul rinnovo della Giunta. Non a caso, con la legge Finanziaria del 2014 fu introdotta una norma che stabiliva, dall'anno 2015, l'incompatibilità tra l'incarico di Presidente della Regione e quello di Commissario ad acta. Sulla base di queste manifestazioni di dissenso, insorte già fin dai primi decreti commissariali emanati nel 2010, la Regione diede luogo ad una forte attività di contrasto all'attività dei due sub commissari delegati dal Governo che insieme allo scrivente ed a pochissimi collaboratori erano i redattori di tutti i decreti commissariali. Tale contrasto si è perpetuato negli anni, evidenziando il continuo controproducente e negativo dualismo Struttura commissariale-Regione per come risulta anche, ad esempio, dall'ultimo verbale del Tavolo di verifica».
Si giunse, pertanto, nell'Ottobre del 2013 ad un forte scontro fra Regione e Struttura commissariale laddove la prima, nella redazione del Programma Operativo (che costituisce l'aggiornamento triennale del Piano di rientro) intendeva formalizzare che la Struttura commissariale fosse subordinata al Dipartimento Tutela della Salute annullando, in tal modo, non solo la norma di legge relativa all'istituto del commissariamento ma, addirittura, contraddicendo quanto riportato in uno dei primissimi decreti commissariali (n. 3/2010) che individuava nel Dipartimento "l'organismo di supporto della Struttura commissariale".
Tale scontro portò alle immediate dimissioni del Dott. Luigi D'Elia dall'incarico di sub commissario ed alla rimozione dello scrivente, un mese dopo, in quanto lo stesso Ufficio che mi aveva ammesso al concorso da me vinto "si accorse", dopo un anno e mezzo dalla vincita del concorso, "che non potevo essere ammesso".
Al Generale Pezzi ci pensò, invece, il Governo che dopo un po' di tempo lo rimosse senza nemmeno i ringraziamenti di prammatica. Non intendo entrare in alcuna facile considerazione sugli eventi ma mi sia concessa solo una constatazione. Da allora il disavanzo è risalito da 30 milioni agli attuali 160 (o 210 a seconda di come si interpretano i documenti) ed il Servizio Sanitario Regionale, sotto il profilo assistenziale, si trova in un grande marasma ed anche qui evito qualunque considerazione.