Musica
September 15 2021
Pochi artisti hanno incarnato meglio di Kid Creole & The Coconuts lo spirito giocoso, solare e ricco di ottimismo degli anni Ottanta, grazie a video coloratissimi e a un mix inconfondibile di calypso, soca, jazz, r&b, funk, soul e pop che ha prodotto le hit Endicott, Annie, I'm not your daddy, Stool Pigeon, I'm a Wonderful Thing, Baby, Don't Take My Coconuts e My Male Curiosity. L'artista nato a Montreal, ma cresciuto a New York, nel quartiere multietnico del Bronx, è stato l'ospite più atteso del festival Disco Diva di Gabicce, giunto alla sua settima edizione. L'evento, organizzato da Disco Diva Events in collaborazione con il Comune di Gabicce Mare e con la main partnership di Gucci, ha acceso Piazza Valbruna con i suoi ritmi caraibici e latini, grazie alla verve di Kid Creole, le cui doti vocali sono rimaste intatte nonostante le 71 primavere, ben supportato dalle sensuali coreografie e dai cori delle Coconuts, la cui formazione è cambiata più volte nel corso degli anni. «Un giorno ero in spiaggia con mia moglie e si avvicina una persona che mi fa i complimenti per il concerto della sera prima», ci racconta l'artista, sorridente e rilassato, vestito con la consueta eleganza vintage. «Mi ha detto che aveva visto anche un mio concerto di 40 anni fa e mi domanda, con aria stupita: "Ma come fanno le Coconuts a sembrare ancora così giovani?"» (n.d.r: le attuali Coconuts non avranno più di trent'anni).
La sua musica è un mix inconfondibile di calypso, soca, jazz, r&b, funk, soul, pop e southern & western: come ha trovato il giusto bilanciamento tra elementi così diversi e in che modo New York ha influenzato la sua musica?
«New York è stata l'influenza maggiore della mia vita: se fossi cresciuto in un'altra città, probabilmente la mia musica non sarebbe stata così eclettica, perché la Grande Mela ha un melting pop tale che puoi ascoltare qualsiasi tipo di musica. Io vivevo nel Bronx, dove per strada potevi sentire Tito Puente e, all'isolato successivo, Johnny Cash. Mio padre ascoltava questi artisti, senza focalizzarsi su un solo genere. A casa mia si ascoltava da Ella Fitzgerald ai Beatles, per questo nella mia musica sono confluite così tante influenze diverse»
Ha iniziato la sua carriera come bassista e paroliere della Dr.Buzzard's Original Savannah Band, che ha conosciuto un grande successo con la hit Cherchez La Femme, nella quale suonava anche suo fratello Stony. Come mai la disco music è ancora così rilevante e influente nel pop di oggi, pensiamo agli ultimi album di Dua Lipa, Kylie Minogue, Jessie Ware e Roisin Murphy?
«La disco music ha una storia interessante. Ha avuto all'inizio una cattiva reputazione a causa del clamoroso successo dei Bee Gees e dell'album de La febbre del sabato sera, ma forse il vero motivo è più politico di quanto la gente volesse realmente ammettere. La disco era considerata una musica etnica, e allora in America aveva un grande problema con la diversità etnica. In realtà la disco music durerà per sempre perché è stato un grande movimento, che ha unito persone di tutto il mondo attraverso il ballo e il divertimento. Il problema è arrivato quando la disco è diventata così popolare che tutti volevano saltarci dentro, distruggendola dall'interno con brutta musica e brutte canzoni, che ne hanno snaturato lo spirito originario. Oggi c'è un feeling disco in molti brani in classifica, eppure alla fine degli anni Settanta quel genere ha avuto una cattiva reputazione per ragioni sbagliate»
Ho letto che il suo maggiore errore fu firmare per la Sony nel 1990, quando era presidente Tommy Mottola, in occasione dell'album Private Waters In The Great Divide, piuttosto che continuare la sua fortunata avventura con la Island Records di Chris Blackwell, che le ha dato tante soddisfazioni. É così?
«É vero, ogni artista ha un momento nella vita nel quale si guarda indietro e dice: wow, forse non avrei dovuto farlo! Ma, come dice quella famosa canzone, No Regrets, nessun rimpianto, devi andare avanti e pensare che tutto succede per una ragione. Se avessi continuato con la Island, probabilmente avrei prolungato per altri anni quel tipo di successo. Tommy Mottola era un amico, ma lui non si occupava direttamente della band, così mi affidò a uno dei suoi uomini di fiducia della divisione A&R, di cui non voglio citare il nome, che di certo non era un amico di Kid Creole & The Coconuts. Lui voleva che la mia musica assomigliasse a questo o a quell'artista, mentre io avevo un'altra visione di dove dovesse andare la mia musica. A questo discografico non piacevano il calypso, la soca e il reggae, lui voleva spingerci completamente sulla musica dance. Fu un grosso errore perché la Sony ci offrì molti, molti più soldi della Island: quando sei più giovane e hai successo da pochi anni, hai valori diversi e tendi a volere tutto e subito. Fu un errore, ma gli errori sono un bene, perché ti fanno crescere»
Dopo aver lavorato con RCA, Emi, Warner, Elektra, Island, Sony, Universal, ha creato una sua etichetta, la 2C2C. Avere una propria etichetta indipendente è l'unico modo, oggi, per essere artisticamente liberi?
«É vero, oggi le grandi etichette discografiche sono un po' come dinosauri, che stanno per estinguersi. Le label indipendenti sono l'ideale per artisti come me, che non sono facilmente inquadrabili in un solo genere musicale. Alcuni anni fa le case discografiche con le quali lavoravo prendevano l'80% degli introiti e l'artista solo il 20%, se era molto fortunato. Oggi la percentuale è ancora più bassa. Una volta che capisci come funziona il sistema, sei tu che vuoi diventare padrone della tua musica. Il problema è che un'etichetta indipendente non ha un grande budget per promuovere le uscite discografiche, così devi trovare sempre nuovi modi per far conoscere la tua musica al maggior numero di persone possibili»
La sua canzone There But For The Grace Of God Go I è stata utilizzata per un episodio della serie tv The Get Down, in onda su Netflix. Quanto sono importanti, oggi, le serie tv per far riscoprire, anche a un pubblico più giovane, le canzoni di catalogo?
«É una fantastica opportunità e al tempo stesso un privilegio avere una canzone in un film o in una serie tv di Netflix, con migliaia e migliaia di spettatori in tutto il mondo. The Get Down, diretta da Baz Luhrmann, è una serie di culto sulle origini dell'hip hop. Mi piace moltissimo quell'episodio, anche se hanno cambiato alcuni testi e qualcosa nella musica, ma hanno fatto un grande lavoro, anche sulle nuove voci femminili. Su Youtube ho ricevuto moti complimenti, ma anche alcune critiche per il testo che era molto controverso, soprattutto alla luce della sensibilità di oggi. Però devi sempre stare attento a come vengono utilizzate le tue canzoni. Io, ad esempio, non fumo, ma volevano utilizzare una mia canzone per una pubblicità delle sigarette»
Una delle sue canzoni più famose e divertenti è Annie, I'm not your daddy. Dopo il movimento Me too e l'importanza sempre maggiore del politicamente corretto, una canzone con quel testo potrebbe essere pubblicata oggi, nel 2021?
«Ottima domanda. Oggi probabilmente non avrei mai potuto pubblicare una canzone così, la gente mi direbbe che sono impazzito, per cui sono felice di averlo fatto nel 1982, quando è diventata una hit. Viviamo in tempi molto strani, negli ultimi anni devi essere attento a ogni singola parola che scrivi, ma un artista dovrebbe essere al di sopra della politica e a ciò che oggi è considerato giusto o sbagliato da dire. Attraverso una sorta di licenza artistica, tu puoi dire cose che una persona normale non potrebbe dire»
Uno dei suoi ultimi singoli è You don't know me (Tu non mi conosci). Chi è, allora, il vero Kid Creole: Tom, August o chi?
«Da quando sono diventato più maturo, ho capito che Kid Creole un giorno dovrà ritirarsi perché non sarò più in grado di cantare e di ballare contemporaneamente. Più passa il tempo, e più Tom Browder diventa più importante di Kid Creole, ma da giovane, Kid Creole era tutto e Tom Browder non era nulla, se non un ragazzo cresciuto nel Bronx. Kid Creole era una creazione, un alter ego che mi ha reso ricco e famoso. Se mi intervisterai tra cinque anni, probabilmente sarò solo Tom Browder e Kid Creole sarà ormai solo un ricordo. Bisogna accettare il fatto che, in natura, tutto ha un inizio e tutto ha una fine. Io sono stato davvero fortunato ad aver avuto una carriera così lunga come Kid Creole, ma non sarei mai potuto diventare ciò che sono senza l'aiuto della mia band»