Politica
August 24 2022
Tutto era cominciato al Meeting di Rimini e forse tutto finisce proprio al Meeting di Rimini. Il tanto atteso intervento di Mario Draghi alla kermesse di Comunione e Liberazione ha lasciato con quella sera sensazione di chiusura di un cerchio iniziato due anni fa quando il premier parlò per la prima volta di «debito buono e debito cattivo», spiegando allora quello che sarebbe stato uno dei suoi assiomi di politica-economica e che pochi mesi dopo ha trasformato in realtà arrivando su richiesta di Mattarella (anche lui folgorato da quelle parole) a Palazzo Chigi.
Oggi però Draghi ha voluto chiudere il cerchio. Con un discorso in cui non solo ha elencato le cose fatte ed i successi ottenuti ma dicendo due o tre cose dall’elevatissimo valore politico in questa fase di campagna elettorale.
La prima è che non si schiera con nessuno e non solo perché ha ricordato che la tanto decantata da qualcuno (leggi Calenda e Renzi) Agenda Draghi non esiste, ma soprattutto perché non ha aperto la porta ad un suo ritorno al governo (come più volte auspicato e dichiarato da Renzi e Calenda). Insomma, nessun assist a nessuno; e nessuno avrà quindi modo ed opportunità di spendere il suo nome e conquistare il voto di tutti i presenti che hanno regalato al premier una calorosissima Standing Ovation, quasi ininterrotta. Solo un invito generico a tutti gli italiani, soprattutto i giovani, ad «andare a votare»
La seconda è stata elencare alcune cose utili per il governo che verrà: una sorta di elenco di cose da fare ed un elenco di errori da evitare soprattutto sullo scacchiere internazionale. «Isolarci non è nel nostro interesse», ha detto Draghi che ha poi parlato dell’importanza della «credibilità internazionale» dell’Italia «in Europa e nella Nato». In più nessuno sconto sulla questione Ucraina: «dobbiamo restare dalla parte dell’aggredito aiutando Kiev e cercando la pace» e nemmeno sul Pnrr «per il quale gli altri paesi si sono tassati per darci le risorse necessarie per far ripartire il paese».
Ma, su tutto, Draghi ha lanciato un inatteso doppio segnale di speranza e fiducia nel domani: «non date retta a chi fa previsioni nefaste per il futuro. L’Italia è un grande paese e supererà anche queste difficoltà…» e, per quanto riguarda il voto, la frase centrale: «L’Italia ce la farà, con qualsiasi governo verrà scelto dagli elettori».
Nessuna demonizzazione di alcuno degli schieramenti, nessuna demonizzazione di questo o quel leader e di quello che potrebbe accadere domani. Fiducia, negli italiani, nei giovani e nella politica. Fiducia nel paese e nel futuro.
Cose che invece mancano alla signora Chiara Ferragni che oggi, via social, è scesa in campo attaccando la Meloni che potrebbe portare l’Italia ad essere un paese dove sarà impossibile abortire.
Fiducia o terrore, convinzione o paura. Differenze evidenti ed abissali (e ci perdoni il premier per il paragone del tutto irrispettoso).