DisruptiveS, la startup che guida le Pmi verso l'intelligenza artificiale

Intelligenza Artificiale generativa, questa sconosciuta. Se ne parla ormai da un anno e mezzo, da quando ChatGPT ha acceso l’interesse sull’argomento, portando manager, studenti e semplici curiosi a chattare per vedere che effetto fa parlare con un software usando il linguaggio naturale. Ma tra chattare per farsi scrivere la tesina di scuola e usare l’IA per incrementare gli affari ce ne corre: molti hanno intuito che l’IA è uno strumento in grado di rivoluzionare il business ma sono spaesati di fronte all’offerta di diverse soluzioni e non sanno come applicarla in azienda. Questo è particolarmente vero per le piccole e medie imprese (PMI) che per il momento rimangono al palo nel cogliere le opportunità della nuova rivoluzione industriale. Sebbene la VI Rilevazione Imprese e Lavoro (RIL) condotta dall’INAPP (Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche) sia stata presentata 6 mesi fa, il quadro non è incoraggiante: le aziende con meno di 50 dipendenti che adottano l’IA sarebbe solo l’1,5% e per quelle con oltre 250 dipendenti si arriverebbe al 12%. I numeri non devono essere poi così lontani dalla verità se è vero che un’altra ricerca del febbraio scorso condotta dal Competence Industry Manufacturing 4.0, uno degli otto centri di competenza nazionali ad elevata specializzazione promossi dal MISE, dice che solo l’8% delle PMI utilizza l’IA nella produzione e il 6% nella logistica, mentre le percentuali nelle grandi aziende corrispondono rispettivamente al 26% e al 32%.

“Oggi le PMI si trovano di fronte a una scelta vasta e talvolta confusa di strumenti di intelligenza artificiale. Per orientarsi, è innanzitutto fondamentale una comprensione chiara dei propri bisogni specifici. Questo include una valutazione delle operazioni aziendali, per identificare dove l’IA potrebbe apportare miglioramenti significativi, come l’automazione di processi o le analisi avanzate dei dati”, spiega Paolo Brera, executive director di DisruptiveS, startup nata un anno fa proprio per accelerare l’approdo delle PMI all’utilizzo di strumenti di IA e machine learning. “Dopo aver identificato le necessità, si dovrebbero ricercare gli strumenti che meglio si allineano con i propri obiettivi, considerando sia soluzioni pronte all’uso, sia piattaforme personalizzabili per requisiti specifici”.

Di sicuro non si può stare a guardare i competitor che colgono l’occasione di innovare: Brera stesso, manager con una lunga esperienza aziendale nel marketing, ha conseguito un certificato del MIT di Boston in Data Science e Machine Learning. E DisruptiveS si sta specializzando nella creazione di vari tool verticali: “Siamo partiti da una solida conoscenza interna al gruppo di Axiom1, società di cui la startup fa parte, legata agli strumenti di digital marketing e alla gestione delle digital PR. Attraverso la piattaforma di OpenAI che consente di creare chatbot verticali (basati dunque sul modello di linguaggio su cui è strutturato ChatGPT, ndr.), abbiamo creato uno strumento di Intelligenza Artificiale che abbiamo chiamato Your Meta Ads Strategist e funziona come assistente nello sviluppo di campagne di marketing su Meta. Inoltre rilasceremo prossimamente una piattaforma verticale per la gestione della produzione di contenuti per le pubbliche relazioni”.

L’Intelligenza Artificiale funziona come un nuovo assistente in grado di aiutare ciascuno nel proprio specifico ambito, ma come spiega Brera, per ogni azienda è fondamentale individuare i dati da dare in pasto all’IA e da cui la stessa può estrarre valore, anche semplicemente perché consente di fare domande ricavando analisi che nessun essere umano sarebbe in grado di ottenere da solo: “Anzitutto le PMI devono acquisire una chiara comprensione di quali dati possiedono e come possono essere utilizzati per supportare decisioni più informate. L’analisi degli stessi può infatti rivelare schemi, tendenze e dar luogo a intuizioni utili a migliorare l’efficienza operativa a vari livelli e in modo trasversale tra diverse unità di business, a seconda del segmento di mercato di riferimento. Per questo rivolgersi a dei consulenti permette di capire da dove partire”.

Naturalmente tutto questo avrà un impatto anche sui lavoratori che dovranno aggiornarsi all’utilizzo di questi nuovi strumenti: “La fase di aggiornamento professionale è cruciale nell’affermazione e utilizzo dell’Intelligenza Artificiale”, conclude Brera. “Un tool introdotto in azienda deve essere accompagnato da un up-skilling costante e dalla conoscenza delle dinamiche di base del mondo dell’IA. Parallelamente, gli sforzi nello sviluppo e nella strutturazione degli strumenti mirano a renderli semplici da utilizzare e intuitivamente accessibili. Il primo consiglio che posso dare a chiunque sia inserito nel mondo del lavoro è di iniziare a prendere confidenza con ChatGPT e magari con GPT personalizzati, per sviluppare una conoscenza di base nel cosiddetto prompting (cioè il linguaggio, basato su quello naturale, per impartire ordini all’IA, ndr.), per prepararsi a una successiva adozione più profonda e strutturata di strumenti basati su intelligenza artificiale generativa”.

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