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January 23 2018
Il summit di Davos organizzata in una Svizzera imbiancata dalla neve, dove i ricchi e potenti del mondo parlano di coscienza sociale e impegno globale (quest’anno il World Economic Forum Annual Meeting si tiene dal 22 al 26 febbraio), non è altro che lo specchio sopratutto di chi ha guadagnato dai picchi al rialzo dei mercati azionari e, al contempo, dall’aumento dei prezzi delle materie prime o del potere monopolistico dei titani tecnologici che hanno resistito alla tempesta della crisi finanziaria.
Come sostiene il Guardian in un suo editoriale, trattando di ricchezza e riportando una frase dello scrittore Francis Scott Fitzgerald che è di una modernità e di attualità disarmanti, "i ricchi sono diversi da te e me" perché il loro benessere li rende "cinici dove siamo fiduciosi" e la loro ricchezza li fa pensare che siano "migliori di noi".
Parole, queste, che suonano sempre più vere proprio tra quei miliardari e dirigenti d'azienda che si ritrovano nella stazione sciistica del Canton dei Grigioni a discutere di disuguaglianza e povertà, ma sostenendo con forza che i loro migliori interessi non sono allineati con il resto dei cittadini del mondo.
Così nonostante il tema ufficiale della kermesse sia caldo, ovvero “creare un futuro condiviso in un mondo fratturato”, non sempre dalle discussioni di Davos, piene di idee e proposte, si arriva a un lieto fine. I Big presenti su invito trascorrono quei giorni in Svizzera rimuginando sulle principali sfide mondiali e su come vincerle. A margine (diciamo) si incontrano e fanno affari. Un esempio? L'accordo nordamericano di libero scambio - che collega Stati Uniti, Canada e Messico - è stato inizialmente proposto in una riunione informale per i leader politici a Davos.
E come non mai risuonano veritiere le parole di Branko Milanović, economista serbo-americano ed esperto di disuguaglianza, che ha scritto dei partecipanti di Davos come persone " riluttanti a pagare un salario di sussistenza, ma che finanzieranno un'orchestra filarmonica". Uomini e donne che "bandiranno i sindacati, ma organizzeranno un seminario sulla trasparenza nel governo". Ogni argomento o questione trattata a Davos è determinata da scelte politiche. Regole, che viste da lontano, sembrano scritte per ridistribuire il reddito verso l'alto in un mondo che, invece, avrebbe solo bisogno di nuove idee progressiste.
Ogni anno a Davos si affronta un argomento diverso. Nel programma del 2018 sono previsti oltre 400 i panel nel corso dei quali verranno affrontati i temi più disparati. Non si parla solo di economia, ma dei temi più vari, dalla cybersecurity all'ambiente, fino al sociale.
Temi scottanti trattati dai rappresentanti di 110 nazioni, circa 3mila partecipanti di cui 70 capi di Stato o di governo, più 12 premi Nobel, uomini e donne della grande finanza, delle imprese, del mondo accademico e della ricerca, delle istituzioni internazionali.
E tra i tanti c’è il Trump di America First, presente a Davos dopo 20 anni che un presidente americano in carica non vi partecipa. Questa per The Donald non è altro che l’occasione per distogliere l’attenzione dai suoi problemi degli Stati Uniti, oltre a quelli relativi al caso Russiagate, e riaffermare la sua vocazione nazional-populista attraverso la promozione di politiche volte a rafforzare gli affari americani.
Ovvio che il nodo cruciale di questi incontri resta sempre lo stesso: la disuguaglianza. Oxfam, il network internazionale che lavora per ottenere un maggior impatto nella lotta globale alla povertà e l’ingiustizia, ha lanciato per l’occasione l’ennesimo l’allarme. Ma sarà ascoltato?
Christine Lagarde, presidente del Fondo economico mondiale, parlando in conferenza stampa ha affermato che “la crescita globale ha accelerato dal 2016 e tutti gli indicatori dicono che ci sarà un rafforzamento di questa crescita”. Restano però delle debolezze strutturali che saranno superate solo se, ha affermato Lagarde, i “leader del mondo” lavoreranno per una “crescita condivisa”, “opportunità condivise”, sia tra i Paesi che all’interno degli stessi e una “condivisione delle responsabilità globali”. Parole che non dovrebbero cadere nel vuoto se non si vuole lasciare spazio a una delle più endemiche delle piaghe moderne, il populismo.
Nota località sciistica, Davos è una cittadina delle Alpi svizzere, nel Cantone dei Grigioni. Nell'800 era famosa per ospitare ricchi nosocomi. Si racconta che lo scrittore e premio Nobel Thomas Mann avesse ricoverato lì la moglie e che, durante i suoi soggiorni, avesse tratto ispirazione da quei luoghi per la sua "Montagna incantata".
Ogni anno, dal 1971, Davos ospita il Meeting annuale del World Economic Forum (WEF), un'organizzazione no profit svizzera, che comprende la crème de la crème dell’imprenditoriale e della politica mondiale. I delegati (o meglio gli invitati) includono leader politici, dirigenti e il personale senior delle principali compagnie internazionali, compresi gli hedge fund, le banche, la tecnologia e le grandi case farmaceutiche, nonchè i principali studiosi e politici.