Fenomeno dei bar "sobri": quando bere alcol non è più sinonimo di divertimento

Ormai è un dato di fatto: i giovani d’oggi non bevono più alcol come un tempo.

Secondo un’indagine svolta da Marketplace, il 41% dei Millennial e il 21% della Generazione Z beve sempre meno la sera. Complice, forse, la sempre più ampia offerta di drink analcolici: secondo chi ha finanziato la ricerca, la preferenza da parte dei giovani di bevande analcoliche potrebbe essere riconducibile alla anxiety economy, che comanda tutte le scelte di mercato che sono state fatte per combattere l’ansia generazionale emersa durante la pandemia. “Nel periodo della pandemia ci siamo accorti che bevevamo decisamente troppo – ha dichiarato a Forbes il capo della ricerca - e siamo sempre più convinti (grazie anche alla Gen Z) che l’abuso di alcol infici sulla salute mentale”.

Mentre sui social, in particolare su Tik Tok, si diffonde il trend della Recovering Party Girl - per esempio, Jules Rangi che racconta del suo passato da ragazza che si ubriacava tutti i sabati in discoteca esagerando e pentendosene puntualmente il giorno dopo, e di com’è riuscita a superare il trauma riuscendo a frequentare “luoghi festosi senza alcol in corpo”. Oppure i video da milioni di visualizzazioni raccolti sotto l’hashtag #soberparty, in cui ragazze si riprendono in discoteca mentre ballano sobrie divertendosi comunque. O ancora, video di ragazze che si scambiano consigli su come sopravvivere a una serata a ballare da sobrie, puntando tutto sui mocktail (i cocktail analcolici) - sta prendendo piede anche un altro fenomeno, quello dei sober bar, ossia bar all’insegna della sobrietà nei quali si servono esclusivamente bevande analcoliche.

In realtà i bar sobri, detti anche "temperance bar", non sono un fenomeno del tutto nuovo. Risale addirittura al 1890 l’apertura della prima taverna senza alcol, il Fitzpatrick's Temperance Bar a nord di Manchester, ma il trend ora si sta consolidando sempre di più. In un sondaggio Gallup pubblicato la scorsa estate risulta che il 62% degli adulti (campione americano) sotto i 35 anni ha dichiarato di bere alcol, in calo di 10 punti percentuali rispetto a 20 anni prima.

Intanto da New York a Los Angeles, da Orlando ad Austin fino alle principali città inglesi (dove da sempre regnano i rinomati pub che si riempiono il venerdì sera di clienti a caccia di ubriacature), i bar sobri si stanno diffondendo nelle metropoli mondiali. A Parigi, ad esempio, ha aperto il Déjà Bu, un bar dove si bevono Spritz, Gintonic e altri drink a zero gradazione alcolica. In Italia invece l’ultimo è stato aperto a Torino: si tratta di Atipico, un locale inaugurato a maggio 2024 a Settimo Torinese, in cui la proposta di drink in versione analcolica non è solo una piccola sezione in menu, ma l’unica possibilità.

Non solo bar, anche i supermercati della penisola si stanno organizzando per venire incontro alla crescente domanda, ampliando gli scaffali dedicati alle bevande analcoliche, inclusi vini e birre. Imprenditori e bartender coraggiosi accettano la sfida di proporre sempre più bevande, spumanti, birre, cocktail e aperitivi senza alcol in nome di una maggiore socializzazione tra avventori (bere senza gradazione alcolica aiuterebbe, assicurano) e per andare incontro alla richiesta crescente di chi non beve bevande alcoliche per credo religioso, malattie croniche e altre motivazioni personali. Infine, anche tra gli stessi gestori di bar, c’è chi si sente in colpa (per questioni etiche) nel servire bevande che fanno male alla salute e l’alcol è in cima alla lista delle sostanze tossiche, insieme al fumo.

“I sober bar ridefiniscono la vita notturna” titolava la Cnn segnalando l’apertura di un nuovo locale ad Austin, Texas, il Sans Bar. “Ogni venerdì, quando Chris Marshall apre il suo bar, riceve la stessa richiesta dai clienti: alcol, per favore. E ogni volta che qualcuno chiede un vodka tonic o un altro drink, deve ricordargli gentilmente che il suo bar, il Sans Bar, non serve alcolici”, segnala l'emittente televisiva americana. "Posso sicuramente aiutarti con il tonico, non tanto con la vodka”, risponde Marshall, che ha scelto di sostituire le bottiglie a gradazione alcolica con succhi, estratti, sciroppi, erbe, ginger beer, frutti, clorofilla, salamoia di verdure e così via. Non è per niente facile creare miscele gustose e spesso identiche ai cocktail più rinomati nel mondo, ma alla fine anche questa è arte.

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