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(Ansa)
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Divorzi al photofinish

Shannon Doherty, bella e brava attrice travolta dal successo della serie TV “Beverly Hills 90210”, che negli anni novanta era un must per i ragazzi, si è spenta il 13 luglio 2024, all’esito di una lunghissima e straziante malattia di cui aveva reso partecipi, da anni, i propri fan.

L’ultimo grande desiderio di questa sfortunata attrice era ottenere il divorzio dal marito, il fotografo Kurt Iswarienko, sposato nel 2011, di cui aveva scoperto seriali tradimenti e con cui era già – di fatto – separata (senza figli).

La percezione del tempo che trascorreva e dei pochi giorni che le rimanevano l’avevano gettata in una comprensibile condizione di ansia, non volendo in alcun modo che questi mettesse le mani sull’eredità che gli sarebbe spettata se non avesse fatto in tempo a divorziare.

Da ultimo, Doherty aveva pubblicamente dichiarato che Iswarienko stava allungando i tempi del divorzio appositamente «nella speranza che io muoia».

La vicenda pare abbia avuto, pur nella tragedia della morte, un happy ending: dopo la sua scomparsa People avrebbe rivelato che, a poche ore dal decesso, i coniugi avrebbero sottoscritto un accordo di divorzio, siglando così la risoluzione di ogni rapporto matrimoniale.

Se così fosse, l’eredità della Doherty verrà quindi devoluta alla madre e al fratello, padre di sette figli. Nulla al marito Kurt Iswarienko.

Questo non accade sempre, purtroppo.

Professionalmente, ho assistito persone in vere e proprie battaglie contro il tempo dispiegando tutti gli strumenti legali possibili per ritardare o accelerare il più possibile la pronuncia del divorzio, a seconda delle posizioni da tutelare.

Un po’ come si fa in sede penale per far prescrivere il reato, cavilli legali studiati per promuovere rinvii su rinvii delle udienze e conseguire l’immunità non già per innocenza del reo, ma perché – dopo un certo lasso di tempo – non è più possibile punire l’autore del fatto criminoso.

Una ‘melina’, come si dice in gergo calcistico, che nel diritto matrimoniale si traveste di opportunismo cinico, immorale, legato solo ai vantaggi economici conseguenti alla morte dell’altro coniuge.

Molti anni fa assistevo un padre straziato non solo dalla lunga battaglia giudiziale contro una moglie che lo aveva infondatamente accusato di violenze contro la figlia minore, accuse infamanti poi rivelatesi false, ma anche da un tumore al cervello che, verosimilmente, nasceva come reazione psico-somatica alla sofferenza patita nell’essere stato additato come mostro, costretto a vedere la bambina solo in spazio protetto, lui che amava questa figlia più di ogni altra cosa al mondo e sapeva di essere innocente da ogni accusa.

La scienza medica ha spiegato come intensi stati emotivi di dolore e stress devastano le difese immunitarie e aprono la porta ad ogni male.

All’epoca per ottenere il divorzio occorreva che terminasse la prima parte del giudizio e il Giudice emettesse, prima della decisione finale, una sentenza cosiddetta ‘parziale’ che pronunciasse solo sullo status, dichiarando i coniugi divorziati.

L’opposizione ferrea di questa donna opportunista, cercava di frenare la prima fase del giudizio, consapevole che il marito, imprenditore e commerciante molto agiato, avesse i giorni contati.

Nell’ultima drammatica udienza accompagnai quest’uomo ormai prossimo a spegnersi, costretto a combattere contro i dolori lancinanti che il tumore procurava nel suo cervello attraverso un macchinario sperimentale, uno zaino munito di batteria e sensori che, collegati con aghi inseriti nel cranio, fornivano scariche elettriche controllate per dargli sollievo.

Riuscii ad ottenere la sentenza parziale di divorzio anche grazie ad un Giudice comprensivo.

Feci appena in tempo a notificare la sentenza, facendo passare i canonici trenta giorni per il suo passaggio in giudicato, e il mio assistito morì.

Ma mi è capitato anche l’opposto.

Dopo una lunga e difficile separazione e un procedimento di divorzio avviato molti anni dopo, la mia controparte, un importante professionista della Capitale, in piena salute, fu colto da un malore fulminante (un attacco di cuore).

La mia cliente, ormai persuasa di aver perduto il titolo di moglie e per nulla interessata a succedergli, ereditò una grande fortuna, e questo solo perché mancava un solo giorno al passaggio in giudicato della sentenza di divorzio.

Insomma, il caso Doherty dimostra come il tempo può essere il miglior alleato dei furbi e di chi non sa cosa sia la moralità, alleandosi con la morte (altrui) per conseguire indebiti vantaggi.

Vassene 'l tempo e l'uom non se n'avvede” scrisse Dante nel quarto canto del Purgatorio, a scandire l’importanza del tempo nel cammino di espiazione dei peccati.

Ma per alcuni, più furbi o solo più crudeli di altri, invece, il trascorrere del tempo è solo uno strumento della loro avidità.

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