Cosa dobbiamo sapere sul vaccino per il Covid
Sui vaccini che verranno, promessi, attesi, talvolta temuti, siamo pieni di dubbi, domande, perplessità. Leggiamo in continuazione le risposte degli esperti, quasi tutte tranquillizzanti, che però lasciano spazio (com'è giusto, nessuno ha certezze, soprattutto i veri scienziati) ad altre curiosità, a quesiti che si accavallano. Tanta informazione, anche tanta confusione. Qualche risposta in più, in questo articolo, potrà aiutare a capire. E a fare la scelta giusta. In ogni caso, a comprendere un po' più da vicino i metodi della scienza, e i limiti e i progressi della ricerca medica.
1- L'efficacia annunciata di oltre il 90 per cento, nei vaccini di Pfizer e Moderna, significa che il vaccino impedirà il contagio?
Se questi dati avranno conferma, chi si vaccina dovrebbe essere immune all'infezione (anche se non al cento per cento). Per ora le due aziende, nei loro test, hanno verificato se chi riceve il vaccino sviluppa o no i sintomi della malattia; non è esclusa però (né è stata indagata) l'eventualità di contagi asintomatici. Certo, se la protezione dovesse essere inferiore, per esempio intorno o meno del 70 per cento, significa che chi riceve il vaccino potrebbe comunque infettarsi ma non sviluppare la malattia, o farla in maniera molto più blanda. Potrebbe essere però ancora contagioso.
2- Quanto durerà l'immunità indotta dai vaccini?
Non c'è per ora un modo veloce per saperlo, gli scienziati dovranno monitorare attentamente questo aspetto nei prosimi mesi o anni. Nelle persone guarite spontaneamente dal Covid, si è visto che gli anticorpi durano da tre a sei mesi e poi declinano (è un fenomeno fisiologico in ogni infezione, anche se i tempi cambiano). Resta tuttavia un'immunità di memoria in grado, potenzialmente, di riconoscere il virus e contrastarlo.
3- Ci sono stati casi di reinfezione, persone guarite che si sono riammalate, quanto può essere frequente questo fenomeno?
Non è chiaro se i casi di reinfezione (per ora pochi) rappresentino delle eccezioni. È probabile. In ogni caso, i vaccini sono messi a punto per attivare una risposta immunitaria maggiore rispetto a quella naturale dopo la guarigione. Occorrerà però tenere traccia, nelle persone vaccinate, del livello di anticorpi e cellule immunitarie.
4- Quanto sono efficaci i vaccini nelle persone sopra i 65 anni?
Le sperimentazioni più ampie hanno arruolato decine di migliaia di volontari, e ci sono indicazioni, per ora preliminari (serviranno test maggiori), che i tre vaccini principali proteggono anche chi ha più di 65 anni. Gli anziani hanno un sistema immunitario meno reattivo, per questo nei vaccini over 65 vengono spesso aggiunte sostanze particolari, dette «adiuvanti», proprio per potenziarlo. 5-E sui bambini?Non ci sono ancora indicazioni su quanto i vaccini funzionano sui più piccoli, così come nelle donne incinte. Test di questo tipo, su sottogruppi di individui, spesso vengono effettuati in un secondo tempo, anche per avere maggiori informazioni sulla sicurezza dei prodotti messi a punto. Il 2 dicembre, Moderna ha annunciato un programma per testare il vaccino anche nei bambini.
6- Che tipo di effetti collaterali potrebbero dare i vaccini?
Al momento entrambi i vaccini più vicino alla distribuzione, Moderna e Pfizer, appaiono generalmente ben tollerati. Moderna ha reso noto effetti collaterali temporanei e moderati, come dolori muscolari, affaticamento, emicrania, febbre. Pfizer ha affermato che controlli indipendenti sul suo prodotto non hanno riportati effetti collaterali gravi. Durante le fasi cliniche 1 e 2, il suo vaccino ha provocato casi di febbre leggera o moderata e dolore nel punto dell'iniezione, durati poco. C'è da aggiungere però che i dati di sicurezza definitivi arriveranno dopo diversi mesi (o anche anni) dalla somministrazione. Pfizer and Moderna hanno assicurato che eventuali problemi saranno annunciati in modo tempestivo.
7- Che differenza c'è fra i vaccini Moderna e Pfizer e quelli di Astrazeneca e Johnson & Johnson?
I primi due sono vaccini a Rna, basati su una metolologia più veloce ed estremamente innovativa: usano cioè l'acido nucleico Rna per «istruire» le cellule del sistema immunitario a riconoscere e contrastare il coronavirus. Anche Sanofi usa l'Rna, ma è più indietro nella sperimentazione. I vaccini di Astrazeneca e Johnson & Johnson invece utilizzano l'adenovirus: un vettore virale in grado di «produrre» la proteina spike, l'uncino con cui il virus aggancia le cellule umane, e innescare in tal modo la reazione immunitaria. Tutti i vaccini candidati, comunque, indipendentemente dalla piattaforma tecnologia scelta, hanno come target la proteina spike.
8- Il coronavirus potrebbe evolvere e non essere più riconoscibile dai vaccini?
Tutti i virus evolvono. Per quello dell'influenza, per esempio, ogni anno gli esperti devono mettere a punto un nuovo vaccino. Il Sars-Cov-2, però, quello che causa la malattia Covid-19, ha un genoma che per ora si è mostrato abbastanza stabile, e non desta particolari preoccupazioni di questo tipo.
9- C'è il rischio che il coronavirus possa sviluppare resistenza ai vaccini, un po' come fanno i batteri nei confronti degli antibiotici?
In genere i virus non sviluppano resistenza ai vaccini, o almeno lo fanno molto meno dei batteri. Questo perché i vaccini, rispetto ai farmaci, agiscono in una fase più precoce, quando il virus non si è ancora moltiplicato. Nel caso dei farmaci, i microrganismi (virus o batteri) si sono già replicati nell'organismo, e se una variante si dimostra in grado di resistere alla terapia, avrà il sopravvento, continuando a moltiplicarsi più delle altre.
10- Perché per il coronavirus si è potuto realizzare un vaccino in tempi brevi e, per l'Hiv, per esempio, non si è mai riusciti a fare altrettanto dopo circa 40 anni?
L'Hiv, che causa l'Aids, è uno di quei virus ch, sotto pressione vaccinale, mostra una capacità anguillesca di sfuggire al vaccino dando ceppi resistenti.Proprio per questo gli scienziati non sono mai riusciti a realizzarne uno. Non è il caso del coronavirus, che muta assai meno, e ciò lo rende molto più vulnerabile al vaccino
11- Negli anni, il Sars-Cov-2 potrebbe mutare al punto da adattarsi al nostro organismo, patteggiando una convivenza meno dannosa per noi?
È assolutamente plausibile, ed è quello che in genere fanno tutti i virus. Diversi studi suggeriscono che dei quattro coronavirus umani che oggi danno il raffreddore, almeno uno era simile al Sars-Cov 2. Causò danni circa un secolo fa, poi si adattò all'uomo.
12- Nell'attesa, dovremo vaccinarci tutti gli anni
È assai probabile. Non si sa quanto dura l'immunità conferita dai vaccini (sei mesi, di più?), ma in ogni caso è facile che ogni anno, così come avviene con il virus dell'influenza stagionale, si debba rifare il vaccino. E, almeno per tutto l'anno prossimo, aspettando l'ummunità di gregge indotta dalla campagna di vaccinazione (ammesso che raggiunga il 70 per cento della popolazione esposta), occorrerà sempre seguire le regole di contenimento, distanziamento sociale, mascherine e igiene della mani.Fonti: Science News, Nature Stat, PloS Biology
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