Musica
February 01 2018
Sono in molti a pensare che il vero inno nazionale tricolore nel mondo, al posto di quello ufficiale di Mameli, sia Nel blu dipinto di bludell’indimenticabile Domenico Modugno, la prima star internazionale della musica italiana, che con essa ha trionfato 60 anni fa, il primo febbraio del 1958, al Festival di Sanremo.
Una generazione di italiani provati dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale trovò allora, in quelle due braccia allargate verso l'infinito, una nuova speranza di vita e uno slancio che ha portato, dal 1958 al 1963, al bilancio in pareggio, al record del +6,3% del PIL e al boom economico.
Fu subito chiaro a tutti che Nel blu dipinto di blurappresentava una rivoluzione copernicana rispetto allo stile dei cosiddetti "urlatori" che spopolava a quel tempo, con un'interpretazione così appassionata e un arrangiamento (parente del jazz e del doo-wop americano) che non si erano mai visti né sentiti prima di allora nella paludata canzone italiana dell'epoca.
E pensare che il brano fu proposto allora da Modugno a diversi interpreti, ma nessuno accettò di cantarlo per la sua audacia, così, alla fine, fu proprio l'artista di Polignano a Mare a cantarlo sul palco del Casinò di Sanremo in tandem con Johnny Dorelli.
"Volare", come da molti è conosciuta (e registrata preso la SIAE), ha spalancato le porte della modernità alla canzone italiana.
Un successo mondiale che ha fatto vincere al Mimmo Nazionale tre Grammy Award nel 1959 per disco dell'anno, canzone dell'anno e interprete dell'anno, oltre che conquistare il primo posto nella classifica Billboard dei singoli più venduti negli Stati Uniti per ben 5 settimane.
Modugno, che fu ribattezzato negli Stati Uniti "Mister Volare", incise la canzone in ben 13 lingue e furono più di 22 i milioni di dischi venduti in tutto il mondo.
Tra le innumerevoli cover di Nel blu dipinto di blu, spiccano le versioni di Frank Sinatra, David Bowie, Paul McCartney, Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald.
Nel blu dipinto del blu, insieme a La vie en rose, Garota de Ipanema, What a wonderful world e Besame mucho, è una delle poche canzoni a far parte del patrimonio mondiale della musica, conosciuta com'è in ogni angolo del pianeta.
Ma com'è nata la canzone più influente e innovativa nella storia della musica popolare italiana?
Bisogna ritornare indietro nel tempo a una calda mattinata estiva del 1957, quando il giovane Franco Migliacci, nato a Mantova ma cresciuto in Toscana, appassionato di recitazione,di arte e di scrittura, aspettava nel cuore di Roma che l’amico Modugno passasse a prenderlo in macchina per andare al mare, dove lo attendeva una ragazza di cui era follemente innamorato.
Mimmo, come spesso accadeva, non si presentò all'appuntamento. Migliacci, solo e depresso, acquistò per trecento lire un fiaschetto di Chianti per consolarsi dall'ennesima "buca" dell'amico, il cui vitalismo mal si conciliava con gli orari prestabiliti.
Così il paroliere tornò a casa, bevve tutto il vino e si addormentò un po'brillo.
Appena riaperti gli occhi, in uno stato semicosciente di dormiveglia, i suoi occhi caddero su due riproduzioni di Chagall che aveva in camera: Le Coq Rouge dans la nuit, dove spicca in primo piano un uomo stilizzato che vola accanto a una donna e a un gallo rosso, e di Le peintre et son modèle, il cui protagonista ha la faccia dipinta per metà di blu.
"I primi versi – ricorderà Migliacci – mi vennero di getto furono: 'Di blu mi sono dipinto per intonarmi al cielo e lassù nel firmamento volare verso il sole'…". Una sorta di psichedelia ante-litteram, dieci anni prima di Jimi Hendrix e deiGrateful Dead.
Mimmo andò nel pomeriggio a cercare Franco, i due discussero animatamente, ma poi fecero pace.
Migliacci gli confidò di aver scritto un abbozzo di canzone, ma non ne era molto convinto per il suo testo poco convenzionale. Modugno gli strappò il foglio dalle mani, lo lesse a voce alta e, come impazzito di felicità, iniziò a saltare e a gridare: "Andiamo a Sanremo, vinciamo Sanremo!".
La genesi della canzone è solo all'inizio, così seguirono mesi di aggiustamenti sul testo e sulla musica, che portarono finalmente al capolavoro che tutti conosciamo.
Modugno presentò Nel blu dipinto di blu alla commissione sanremese, presieduta da Achille Cajafa, ottenendo un clamoroso punteggio: 99 su cento.
A quel punto bisognava cercare un cantante che la interpretasse. Allora l'esecutore era generalmente una persona terza rispetto agli autori della musica e del testo, ma Modugno non trovò nessuno disposto a cantare quel brano così singolare.
Il cantante di Polignano decise allora, su suggerimento della moglie Franca, che era arrivato il momento di osare e di rompere le regole: si presentò lui stesso a cantarla in tandem con Johnny Dorelli, come prevedeva il regolamento del tempo.
Quando Gianni Agus, insieme alla co-conduttrice Fulvia Colombo, lo annunciò sul palco del Casinò di Sanremo, Modugno indossava uno smoking color carta da zucchero, aveva i baffetti alla Clark Gable, i capelli ricci in ordine e un'aria concentrata, consapevole di essere di fonte al momento più importante della sua carriera.
Gli archi e l’introduzione erano suadenti, melodici e dolci, funzionali all'esplosione del ritornello: «Volare, oh ohh/Cantare oh oh oh ohh».
Il pubblico cantò il coro insieme a lui e agitò i fazzoletti bianchi, come rapito da quella canzone che sembra provenire da un'altra dimensione.
Quelle braccia spalancate, con un gesto così teatrale e audace per l'epoca, cambiarono per sempre il modo di esibirsi, di stare sul palco, di mostrare senza filtri le proprie emozioni, incuranti del giudizio altrui.
Se capitate a Polignano a Mare, splendida cittadina in provincia di Bari dai panorami mozzafiato, che ha dato i natali a Mimmo il 9 gennaio del 1928 e dove si tiene ogni estate la kermesse Meraviglioso Modugno, non potete fare a meno di visitare la statua bronzea di 3 metri realizzata dallo scultore argentino Hermann Mejer, in cui il cantante pugliese è rappresentato nella sua iconica posa con le braccia aperte, con il mare dietro alle spalle che si confonde all'orizzonte con l'azzurro del cielo.
Una tappa obbligata per chi ha amato il grande cantante, un uomo pieno di vita, semplice e forte che, nonostante il grande successo, non ha mai rinnegato le sue radici popolari ed è ancora oggi, per la sua carica innovativa, un faro per tutti quelli che si accostano al mondo della musica.