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December 09 2024
Autentico prete-coraggio nella Calabria della più potente organizzazione criminale, la ‘ndrangheta, Don Ennio Stamile continua sulla strada segnata dal Vangelo tra fede e impegno più spiccatamente laico, perché, come sostiene da sempre, «senza ribellarci continuamente ai soprusi dei potenti dell’anti-Stato, rischiamo di cancellare il nostro stesso futuro».
Furono Corrado Alvaro e Leonida Répaci, due tra i più importanti intellettuali del Novecento italiano, a spiegare all’opinione pubblica nazionale il lato oscuro e misterioso della terra di Calabria: il primo, emigrato dalla sua San Luca alla volta di realtà culturalmente stimolanti (Milano, Roma, Napoli), nel 1931 l’avrebbe appellata “paese e gente difficile”, mentre toccherà a Leonida Répaci definirla addirittura “amara”. E se in quella temperie culturale era il profilo poetico, letterario e antropologico ad emergere imperioso, nei decenni successivi la cronaca giudiziaria avrebbe drammaticamente preso il sopravvento, disvelando, dai primissimi anni Settanta, l’immagine di una terra ostaggio di criminalità, collusioni e zone d’ombra. Ora Don Ennio Stamile, presbitero della Diocesi di San Marco Argentano-Scalea, in provincia di Cosenza, proietta la sua doppia missione di fede e di impegno laico nel recente Nonostante tutto. Franco Cascasi: storia di un imprenditore visionario (Castelvecchi, 2023), ripercorrendo la parabola umana e lavorativa di un imprenditore illuminato, intuitivo e visionario originario del Vibonese che sognava di trasformare in meglio la storia della sua terra.
Chi è Franco Cascasi?
«Un imprenditore illuminato, intuitivo e visionario del Vibonese, la piccola e paesaggisticamente stupenda provincia calabrese che, purtroppo, nel rapporto territorio-malaffare ha fatto registrare una densità criminale sin troppo elevata. Aveva un sogno, Cascasi: trasformare la storia “segnata” del suo territorio d’origine, lavorando per il futuro e il bene di una comunità diseredata, immersa in quel Sud dallo sviluppo bloccato, venendo, purtroppo, lasciato solo a combattere contro la ’ndrangheta e i suoi affiliati».
Una storia personale e familiare semplice, come tante della Calabria della seconda metà del secolo scorso.
«I Cascasi erano una famiglia di contadini, gente semplice sorretta da una grande fede, con al centro il lavoro nei campi, tra la vigna -il luogo nobile della campagna- le piante di fichi e di mele, in cui il giovane Franco cresce grazie a valori solidi di abnegazione al lavoro. Non dimentichiamo che proprio la “vigna”, nella loro storia familiare, è da analizzare come valore etico-religioso assolutamente fondativo, in quel rapporto tra l’uomo e la terra come elemento da cui trarre il proprio sostentamento. E per un presbitero questo profilo rappresenta un valore insostituibile».
La svolta lavorativa promette di cambiare il destino della sua famiglia.
«La proposta che arriva direttamente dal latifondista del luogo, il marchese Renato Bisogni, di assumere il padre Giuseppe a lavorare nel cementificio più importante della zona. Occorre capire che nel 1961, quando il boom economico iniziava a rendere ricche alcune zone d’Italia, la Calabria si barcamenava tra arretratezza economico-sociale ed emigrazione forzata, e, allora, un posto economicamente più sicuro era visto come un segno del destino. Una modesta famiglia di contadini si vede sbalzata in un ambito del tutto nuovo, quello dell’imprenditoria».
Franco tocca con mano il lato oscuro della Calabria…
«Nel processo di industrializzazione che arriva anche nella Calabria degli anni Settanta, Franco Cascasi, che intanto era cresciuto economicamente investendo in diversi settori dell’economia locale che gli permisero di fatturare anche oltre mezzo miliardo di lire annue, è costretto a fare i conti con un “cancro esiziale”, la ‘ndrangheta, che si materializza attraverso visite periodiche di “strani personaggi” sui suoi cantieri. E con loro le richieste estorsive…».
Un potente clan di ‘ndrangheta della Calabria lo aveva preso di mira…
«Della Calabria? I Mancuso di Limbadi, per Giuseppe Lumia -ex presidente della Commissione parlamentare antimafia- erano “il clan finanziario più potente d’Europa”, con ramificazioni in tutto il centro-nord Italia, in America latina, in Africa. In pratica una holding del crimine con interessi non casuali in Africa che, secondo il rapporto del I semestre della Dia del 2012, “rappresentava il nuovo centro logistico per il traffico internazionale di cocaina”. Cosa dire di più: Franco sapeva bene con chi avrebbe avuto a che fare…».
In un vortice di pressioni, pensieri, passioni e paure, la sua vita cambia.
«Imbattutosi nella fama violenta di questa famiglia, Franco si incammina nel lungo calvario della paura e della solitudine, mai disgiunta dal moto interiore che lo contraddistingue: la resistenza morale. Trasferisce la famiglia al nord, si arma legalmente, ma sa bene che inizierà un viaggio nella solitudine, perché spesso, dopo i proclami di aiuto e collaborazione, non sono pochi gli imprenditori che finiscono per rimanere letteralmente isolati. Forse ignora anche che sta per avventurarsi in quel lungo martirio quotidiano che lo avrebbe fatto imbattere nella terribile “zona grigia”, per citare Primo Levi».
Si oppone, Franco, ma la battaglia è impari…
«Perché sa bene che la ‘ndrangheta toglie alle persone letteralmente la libertà, essendo basata su falsi valori quali la paura, l’omertà, il silenzio, l’intimidazione sistematica e, ovviamente, l’azione violenta al limite dei blitz militari. Come quelli che ridurranno in fumo, più volte, le sue iniziative commerciali. Non vuole essere considerato un eroe, forse anche folle nella sua testarda opposizione al potere criminale, ma almeno non vuole rinunciare alla sua dignità di uomo libero. E sa bene che in Calabria è proprio questa la battaglia più difficile da combattere».
Lei utilizza il termine “perseveranza”: una caratteristica del protagonista delle sue pagine?
«Senza ombra di dubbio è stato, ed è, il tratto caratteriale di Franco Cascasi, tetragono nel considerarsi un imprenditore non caratterizzato dal furore predatorio, dall’arricchimento senza fine, ma da una vera missione sociale, quella di investire -rischiando pesantemente- per lo sviluppo della sua terra natìa. La virtù della perseveranza lo ha fatto sopravvivere tanto dinanzi al crimine quanto alle storture burocratico-amministrative. Sarà per questo che Franco è ancora vivo. Nonostante tutto!».
E chi è, invece, Ennio Stamile?
«Un sacerdote impegnato sul campo, testimone di vita cristiana, che ha subìto innumerevoli macabre intimidazioni, dall’inizio del ministero sacerdotale a Cetraro, comunità di antichissime e nobili origini, posta sulla costa tirrenica Cosentina, ma da anni gravata da una forte presenza criminale. Dalla testa di maiale mozzata con in bocca un pezzo di stoffa, collocata di fronte la porta della mia abitazione, al capretto morto in una busta della spazzatura attaccato all’0auto».
Classici esempi del linguaggio delle cosche…
«Nel primo episodio, capitatomi a fine gennaio del 2012, quella striscia di stoffa rappresentava il bavaglio che la cosca locale voleva impormi, affinchè ponessi fine al mio impegno: in caso contrario avrei fatto la fine del povero maiale, cioè morto sgozzato. Anche nel secondo episodio, dopo l’Epifania del 2018, c’è poco da aggiungere…».
Lei è perseverante come Franco Cascasi. Addirittura ha appena inaugurato uno sportello anti-usura e antiracket nel bel mezzo della sua nuova parrocchia, a Praia a Mare. Un messaggio potente….
«Indicativo dell’impegno di una comunità ecclesiale parrocchiale che deve innanzitutto prendersi cura delle varie problematiche che vive un territorio: aprire uno sportello antiusura esattamente dove annunciamo il messaggio fondamentale della fede cristiana significa che i presbiteri si offrono come supporto per quei cittadini che malauguratamente dovessero incappare nel terribile giogo dello “strozzinaggio”».
Il libro su Franco Cascasi, intanto, ha ricevuto in queste ore un ambito riconoscimento.
«Il Premio letterario giuridico “IusArteLibri “Il ponte della legalità” lo ha inserito tra quelli selezionati per l’edizione 2025: il 29 dicembre presso la Sala dei Gruppi parlamentari della Camera dei deputati verrò presentato tra gli autori in concorso. Nonostante tutto ci sarò…».