Calcio
September 10 2023
Il destro di Enis Bardhi, calciatore macedone di origine albanese, finito nella rete azzurra infilandosi sul palo lungo lasciato incustodito da Donnarumma, ha spalancato sotto i piedi dell’Italia il baratro di una possibile eliminazione sulla strada dell’Europeo di Germania. Scenario da incubo, ma che di ritorno da Skopje non può più essere ignorato con un’alzata di spalle. E’ vero che potrebbero bastare una vittoria e un pareggio contro l’Ucraina e che, in ogni caso, il pass per gli spareggi è già garantito dalle prestazioni nella Nations League chiusa a giugno. Le scottature della Svezia (Ventura) e della Macedonia del Nord (Mancini) sono, però, troppo recenti per non obbligare a vivere col fiato sospeso quello che resta del cammino autunnale per un Europeo in cui ci dobbiamo presentare da campioni in carica e invece rischiamo di restare fuori.
Siamo questi o poco più. Contro la Macedonia del Nord si sapeva che sarebbe stata durissima anche perché la fuga di Mancini ha lasciato a Spalletti un’eredità pesante: zero tempo per preparare la sua prima Italia e tutto da perdere nel caso, purtroppo verificato, di un risultato diverso dalla vittoria. Qualsiasi genere di processo al nuovo ct sarebbe ingeneroso oltre che uno spreco di energie perché alle porte incombe il match con l’Ucraina che assomiglia all’andata di uno spareggio dai contorti sportivamente drammatici. In tre giorni non c’è alcun margine per cambiare strutturalmente la situazione in campo: a San Siro ci saranno pregi e difetti visti a Skopje con un terreno di gioco accettabile, a differenza del campo di patate macedone, ma anche contro un avversario di livello superiore.
E’ il momento di stare uniti e stringersi intorno alla nazionale. Senza se e senza ma. E qui incide il danno collaterale fatto dal destro a giro di Enis Bardhi che si è infilato sul palo lungo anche e soprattutto grazie all’ennesimo errore di Donnarumma. Piazzato male dietro la barriera, poco reattivo sui piedi e sorpreso dalla punizione di Bardhi, Gigio ha confermato di essere lontano dal rendimento del portiere votato miglior giocatore all’Europeo 2021. Le papere in nazionale si ripetono con costanza, a volte senza conseguenze e altre creando danni a volte irreparabili. In vista della sfida con l’Ucraina si aggiunge la questione ambientale perché rischia di ripetersi quanto accaduto in Nations League con la Spagna nella prima occasione in cui l’ex 99 del Milan è tornato a San Siro: fischi e contestazione destabilizzanti per lui e per l’intera nazionale. E poi di nuovo contro l’Inghilterra nel settembre scorso. Un lusso che l’Italia di Spalletti che è spalle al muro non può permettersi.
E dunque? Che fare? Difficile immaginare che il ct metta fuori il suo portiere titolare con una mossa che psicologicamente avrebbe effetti depressivi a lungo termine. Il passo avanti devono farlo i tifosi milanisti che saranno allo stadio: contestare Donnarumma significa danneggiare l’Italia. Meglio ignorarlo e ignorarsi a vicenda, capendo il momento e sacrificando gli istinti a un bene superiore che è la qualificazione all’Europeo. Non farlo significherebbe tradire la maglia azzurra e aprirebbe un tema molto più ampio: ha senso che la Figc continui a scegliere Milano come sede delle partite della nazionale, se si finisce per giocare circondati da clima ostile per questioni che riguardano una tifoseria e un giocatore. E’ l’ora dell’armistizio, se la pace non è possibile. Altrimenti si va a casa. Tutti.