Politica
September 16 2022
«Il segretario di Stato Usa, Blinken mi ha confermato l’assenza di forze politiche italiane nella lista dei destinatari dei finanziamenti russi oggetto dei lanci di stampa dei giorni scorsi…I vertici dei servizi segreti italiani hanno avuto contatti con i loro omologhi statunitensi e in questa conversazione con l’intelligence americana questa ha confermato di non avere alcuna evidenza di finanziamenti a candidati o a partiti politici che competono nell’attuale tornata elettorale». Non è un caso che nella lunga conferenza stampa odierna solo ad una risposta il premier Draghi abbia deciso di rispondere leggendo un testo e non parlando a braccio, per evitare fraintendimenti o malintesi. E per mettere così fine al Russiagate, la vicenda dei presunti soldi russi verso alcuni partiti italiani esplosa come una bomba (ad orologeria, a due settimane dal voto) e che tanto ha fatto discutere in questi giorni con i partiti di centrodestra condannati senza nemmeno che ci fosse un reato.
E se la parola fine viene messa proprio dal premier Draghi, da tutti identificato come persona di assoluta fiducia ed onestà intellettuale beh, allora c’è qualcuno che deve quantomeno chiedere scusa.
Ci sono stati esponenti politici che hanno fatto chiaramente pesanti illazioni su Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, collegando questa “bufala” (perché di questo stiamo parlando) agli atteggiamenti pro Putin ad esempio di Salvini e Berlusconi. Cose di alcuni anni fa ma che tornano sempre fuori quando c’è da seminare zizzania in una campagna elettorale dove il Pd se fosse per i contenuti ed il progetto politico sarebbe in un mare di guai (e forse lo è comunque).
Ci sono stati articoli di giornale in cui si dava per certo nei titoli il coinvolgimento di Lega e Fratelli d’Italia, che si basavano su “voci” che oggi hanno un loro peso ed un loro valore definitivo: lo zero assoluto. «La democrazia italiana è forte - ha poi sorriso Draghi - non è che si fa battere dai nemici esterni e dai loro pupazzi prezzolati; non bisogna avere timore di qualunque voce…».
Ma Draghi non si è limitato a smontare questa vergognosa polpetta avvelenata, creata da chissà chi e con la complicità di chissà chi, ma ad esclusivo vantaggio della sinistra; il premier infatti ha sparato a zero più volte contro Mosca ed alcuni modi di fare ormai diventati abitudinari.
«È chiaro che negli ultimi 20 anni - ha proseguito il premier - il governo russo ha effettuato una sistematica opera di corruzione nel settore degli affari, della stampa, della politica in molti paesi europei e negli Stati Uniti. Non c’è niente di cui stupirsi…».
La conferenza stampa poi è proseguita con il premier abile nell’evitare diverse domande i cui i cronisti presenti cercavano di fargli dire qualcosa contro la Meloni o Salvini (sul Pnrr, Russia, sanzioni, etc etc etc alla ricerca disperata di un motivo per titolare domani: “Draghi contro il centrodestra”) e con un secco e deciso: No.
«Accetterebbe un nuovo incarico a Palazzo Chigi?» è stata la domanda… «No». Chissà cos’hanno adesso da dire Calenda, Renzi e tutti quelli che sperano in un risultato incerto dal voto e che raccontano da due mesi di un nuovo governo del "tutti dentro" con l’ex presidente della Bce ancora alla guida. Già si sono ritrovati senza l’Agenda Draghi, adesso si trovano anche senza di Lui, in persona…