Politica
July 20 2022
«Siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti a confermare quello sforzo compiuto nei primi mesi e si è poi affievolito? Sono qui a questo punto della discussione solo perché gli italiano li hanno chiesto. Le risposte a queste domande non la dovete dare a me, ma agli italiani».
Duro, deciso, sfidante, forte del sostegno degli italiani che in questi giorni gli hanno chiesto di restare, anzi, il motivo per cui oggi non conferma la sue dimissioni irrevocabili dice alzando la voce come mai fatto prima d’ora, stupendo tutta l’assemblea.
L’intervento al Senato di Mario Draghi è stato il discorso di chi evidentemente da tempo covava un profondo malessere verso il lavoro del governo e dei partiti negli ultimi mesi. Parole molto dure contro questi partiti e questa politica.
Il premier, in 40 minuti, ha raccontato nero su bianco l’andamento calante negli ultimi mesi del sostegno di alcuni partiti della maggioranza che hanno portato, alla fine, alle sue dimissioni: «Una scelta dolorosa ma dovuta… Il voto ha certificato la fine di quel patto di fiducia che aveva sostenuto l’esecutivo. Non votare la fiducia ad un governo di cui si fa parte ha un significato evidente. Non si può minimizzarlo. Non si può nemmeno contenerlo perché significherebbe dare la possibilità a tutti di ripeterlo in futuro…».
Un attacco duro al Movimento 5 Stelle, alla scelta di qualche giorno fa ed anche un modo per neutralizzare l’ipotesi di accettare una fiducia ottenuta grazie a nuove fuoriuscite dai grillini. Draghi vuole la vecchia maggioranza, la sola possibile, più coesa di prima.
Attacchi durissimi anche sulle riforme e soprattutto sui rigassificatori: «Serve un sostegno all’esecutivo senza sostenere manifestazioni non autorizzate (leggasi i tassisti ed i balneari); serve approvare al più presto il rigassificatore di Piombino (contro cui sono scesi in piazza i grillini e la sinistra, ma non solo) è una questione di sicurezza nazionale» ha ribadito seccamente il premier.
Come seccamente, per la prima volta, ha spiegato quale dovrà essere la posizione sullo scacchiere internazionale dell'Italia «europeista ed atlantista». E, per quanto riguarda l'Ucraina, un forte accenno anche sulle armi: «Nella telefonata di oggi con Zelensky mi ha ribadito che armare l'Ucraina è l'unico modo che il paese ha per difendersi». Insomma, armi si, finché l'Ucraina le chiederà.
Sui punti richiesti da Giuseppe Conte il premier è stato preciso: «Il Reddito di Cittadinanza è una misura importante ma va modificato». «Il Superbonus è stato troppo generoso nelle concessioni»...
Il tutto in un clima piuttosto freddo in aula. Nessun applauso da parte delle poltrone occupate dai senatori del Movimento 5 Stelle; pochi anche dai banchi dei leghisti che si sono subito ritrovati in riunione per valutare le reazioni al discorso di Draghi.
Adesso comincia il dibattito, stasera il voto che forse non basterà. Il premier vuole un nuovo patto, si dice, per arrivare alla legge finanziaria a Natale per poi votare a marzo. Intanto ha passato la palla ai partiti spiegando che il Paese è con lui. In ballo c'è quindi molto di più del semplice proseguio dell'esecutivo.