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August 08 2024
Sette decenni dopo l’armistizio che “pose fine” alla Guerra di Corea nel luglio del 1953, la tensione tra le due Coree è rimasta palpabile. Eppure, mentre l’opinione pubblica mondiale spesso si concentra sulle minacce militari e sui test missilistici, un’offensiva molto più silenziosa ma altrettanto potente è in corso: quella della cultura sudcoreana contro il regime del Nord. Un'offensiva che non impiega armi, ma musica, film e drammi televisivi.
Per comprendere questa complessa dinamica, uno dei luoghi più emblematici da visitare è il Typhoon Observatory, un punto di osservazione situato nel Nord-Est della Corea del Sud. Da lì, è possibile vedere con i propri occhi la lunga distesa verde che separa le due Coree, interrotta solo dalle torrette di guardia e dal filo spinato. La visione è straniante: un paesaggio apparentemente tranquillo e pacifico, ma che porta con sé il peso della divisione, della sorveglianza e di storie spezzate.
Un'altra tappa obbligatoria è la Dora Station, una stazione ferroviaria simbolica, costruita per unire le due Coree ma che oggi serve solo come promemoria della distanza tra i due popoli. Al confine, i visitatori sono avvertiti di non scattare foto che includano il territorio della Corea del Nord. Eppure, anche senza una fotografia, lo scenario rimane indelebile nella mente: un mondo apparentemente così lontano, ma in realtà incredibilmente vicino.
Molti visitatori non possono fare a meno di pensare a come la zona sia stata rappresentata nel famoso dramma sudcoreano Crash Landing on You, una storia d'amore tra un soldato nordcoreano e una donna sudcoreana che per caso attraversa il confine. Anche se gli ufficiali sottolineano che la trama è pura finzione – paracadutarsi dal Sud al Nord è praticamente impossibile – la serie ha dato al mondo un assaggio del surrealismo e del dolore che circonda il confine.
Mentre il confine fisico sembra insormontabile, l’influenza culturale della Corea del Sud si sta lentamente infiltrando nel Nord, spesso in modi creativi e pericolosi. Secondo un recente rapporto del Ministero dell’Unificazione sudcoreano, la diffusione della cultura pop sudcoreana nel Nord è iniziata negli anni '80 con la musica, proseguendo negli anni '90 con le serie televisive e poi, negli anni 2000, con il K-pop e i film.
In passato, materiali come CD e DVD venivano contrabbandati clandestinamente oltre il confine. Oggi, file digitali su chiavette USB rappresentano il nuovo mezzo di diffusione, grazie a una rete sotterranea di traffici rischiosi ma redditizi. L’ufficiale responsabile del rapporto ha sottolineato che, nonostante la stretta sorveglianza di Pyongyang, il numero di nordcoreani con accesso al mondo esterno è in crescita.
Ad esempio, il possesso di telefoni cellulari in Corea del Nord è salito dal 2,8% nel 2011 al 36,4% oggi. Allo stesso modo, dispositivi come lettori DVD, computer e MP3 player stanno diventando sempre più comuni. Questa piccola rivoluzione tecnologica sta rendendo più accessibile la cultura sudcoreana, offrendo una finestra su un mondo completamente diverso, fatto di libertà e creatività.
Ma l’influenza culturale non si ferma alla musica e ai drammi televisivi. Un aspetto curioso riguarda la parola “oppa”, ormai famosa a livello globale grazie alla cultura pop sudcoreana. In Corea del Sud, “oppa” è un termine affettuoso che una ragazza può usare per riferirsi a un fidanzato o a un amico maschio più grande. Tuttavia, nella Corea del Nord, questa parola è vietata per usi che non rispettino il suo significato originale: può essere pronunciata solo da una ragazza nei confronti del proprio fratello maggiore di sangue. Un esempio lampante di come il regime tenti di limitare ogni influenza culturale esterna, perfino a livello linguistico.
La spinta del Sud verso l’unificazione non si ferma alle influenze culturali. Programmi educativi e iniziative per aiutare i disertori nordcoreani sono al centro della politica sudcoreana. I disertori che riescono a raggiungere il Sud ricevono aiuti finanziari, supporto abitativo e corsi di adattamento sociale per facilitare il loro ingresso in una società completamente diversa. Eppure, il numero di persone che riescono a fuggire è diminuito drasticamente dall’inizio della pandemia di COVID-19, con soli 105 disertori registrati nella prima metà di quest’anno.
Nel frattempo, gli altoparlanti lungo la Zona Demilitarizzata continuano a diffondere canzoni K-pop e messaggi radiofonici. È una sorta di contro-propaganda, un messaggio di speranza che cerca di oltrepassare il confine invisibile tra i due mondi.
Mentre i venti del cambiamento soffiano lentamente, rimane la domanda: basterà la forza della cultura e della speranza per abbattere un muro che sembra insormontabile?