(Universal)
Musica

L'arte dei duetti: trionfi e flop

È un salto nel buio il duetto tra star della musica. Parliamo ovviamente di duetti, ovvero di canzoni interpretate in egual misura da due vocalist. Altra cosa sono i featuring che popolano fino alla noia i dischi degli ultimi dieci anni e che in buona parte dei casi si riducono a comparsate di qualche secondo giusto per attirare le diverse fanbase di tutti i partecipanti al brano.

Nei mesi scorsi, a Lady Gaga e Bruno Mars, è bastata una notte nelle vellutate recording room del Shangri-La di Malibu per incidere una potente ballad retro accompagnata da un videoclip in salsa country. Risultato? Die with a smile è volata a tempo record in vetta a tutte le classifiche mondiali: una manciata di minuti di magia pop frutto dell'alchimia perfetta tra due superstar che insieme, nella loro carriera, hanno venduto più di trecento milioni di album.

Intendiamoci, per un duetto che entra nella storia e che artisticamente ha un peso specifico, anche al di là dell’esito commerciale, ce ne sono dieci insipidi e musicalmente irrilevanti. Detto questo, tutti ci provano. A volte in studio di registrazione, a volte sul palco, senza poi incidere nulla. Difficile dimenticare l’imbarazzo durante un evento organizzato da VH1 quando Celine Dion e Anastacia si sono cimentate in una versione raggelante del classico degli AC/DC You shook me all night long. Tra le “perle” Celine Dion che mima il riff iniziale del pezzo muovendo scompostamente il braccio destro nell’aria come se avesse avuto davvero una chitarra a tracolla…

A meno che non si sia dotati di una pazienza superiore alla media mondiale è difficile ascoltare per intero l’incontro tra la voce della regina del country, Dolly Parton, e Sylvester Stallone in Sweet Lovin’ Friends, contenuta nella colonna sonora del film del 1984 Rhinestone. Un non sense pari solo alla versione di una ballad dei Black Sabbath, Changes, interpretata dal principe rock delle tenebre, Ozzy Osbourne, con la figlia Kelly. Meglio soprassedere…

Sex appeal, adrenalina e istinto rock and roll sono invece gli ingredienti di It’s only love con la voce e la chitarra di Bryan Adams che si fondono perfettamente con la straripante energia di Tina Turner. Da manuale anche Under Pressure, nata di notte, durante una jam session improvvisata ai Mountain Studios di Montreux nel 1982. Una pinta di caffè, e due microfoni: uno per Freddie Mercury e uno per David Bowie. Alle spalle, gli altri tre Queen che li accompagnano. Nasce così una delle più belle canzoni di sempre, quattro minuti che elevano la scrittura pop ad arte.

In Italia non mancano i duetti virtuosi, come quello tra Lucio Dalla e Francesco De Gregori in un 45 giri uscito nel 1978. Sul lato A Ma come fanno i marinai, su quello B Cosa sarà. Non una semplice e aritmetica somma di voci, ma la stessa intenzione, lo stesso feeling, la stessa architettura sonora. Qui sta la differenza: mettere due voci al servizio dello stesso brano e non un brano al servizio di due voci che viaggiano su binari paralleli che in quanto tali non si incontrano mai. Si muovono sulle giuste frequenze Elisa e Ligabue in gli Ostacoli del cuore, Mina e Adriano Celentano in Acqua e sale, Franco Battiato e Alice nei Treni di Tozeur, Irene Grandi e Pino Daniele in Se mi vuoi. Un gradino sotto, ma nel complesso riuscito, l’incontro tra Marco Mengoni ed Elodie in Pazza Musica.

Il duetto è un campionato a sé stante in cui conta molto relativamente la fama degli interpreti. David Bowie e Mick Jagger (non proprio due alle prime armi) non sono riusciti a brillare rifacendo a metà anni Ottanta Dancing in The Street, una hit del 1964 interpretata da Martha e The Vandellas. Peggio della versione audio registrata a Londra in fretta e furia in meno di quattro ore, c’è solo il videoclip, un campionario incredibile del loro peggior guardaroba e delle più scontate movenze da palco. L’effetto comico aumenta notevolmente se guardando il video si azzera l’audio.

Tutt’altro esito quello ottenuto da Elton John con la semisconosciuta vocalist inglese Kiki Dee in Don’t go breaking my heart, uno standard pop dance che non passerà mai di moda, nemmeno tra cinquant’anni. Ebony And Ivory di Paul McCartney e Stevie Wonder ha effettivamente scalato le classifiche nelle settimane successive alla pubblicazione ma ora è uno dei pezzi più derisi dal popolo del web, tanto che in un recente sondaggio della BBC è stata votato come il peggior duetto del Novecento. La prova finale che è meglio far da soli è però Lulu, l’album inciso dai Metallica con Lou Reed, un’unione impossibile che ha prodotto canzoni al limite dell’inascoltabile. Non è piaciuto praticamente a nessun critico, tutti l’hanno stroncato, con una sola eccezione, David Bowie che l’ha definito un capolavoro. “Adesso non lo potete capire ma un giorno vi farà impazzire”.

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