Dyson 360 Eye, la recensione
Roberto Catania

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Il mercato degli aspirapolveri robot tira che è una bellezza. Ogni 100 modelli venduti - ci dice una recente statistica Gfk - venti sono automatici. Con prospettive di crescita davvero rosee, almeno per i prossimi cinque anni.

Con queste premesse si capisce perché Dyson abbia inserito a catalogo questo 360 Eye, di fatto la prima vera versione automatizzata del celebre aspirapolvere ciclonico brevettato da James Dyson negli anni ’90. Un prodotto per nulla banale, sia a livello estetico che funzionale, e per nulla economico: chi lo vuole, nel momento in cui scriviamo, deve sborsare la bellezza di 999 euro.

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Dopo averlo testato sul campo vi raccontiamo le nostre impressioni.

Roberto Catania

Come si presenta

Massiccio, muscoloso, a momenti più alto che largo: Dyson 360 eye è - anche esteticamente - un prodotto abbastanza unico nel suo genere. Il feeling è quello di famiglia, soprattutto nella parte centrale del mezzo, quella col cestino di raccolta e i cicloni in bella vista. Tutti i particolari - compresa la base di ricarica, davvero minimal nel suo look - risultano piuttosto curati, sia nella forma che nei materiali.

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Ben visibile, sulla parte alta del robot, c’è la calotta sferica che ospita la videocamera a 360 gradi che caratterizza - fin dal nome - questo Eye 360. È l’occhio che permette al robot di orientarsi nello spazio, di sapere dove si trova, ma soprattutto dove è già stato e dove deve ancora passare.

Non si tratta, va detto, dell’unico organo "percettivo" della dotazione. Nascosti sulla parte bassa del cilindro troviamo anche due sensori a infrarossi che si occupano di rilevare gli ostacoli sul percorso.

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Come funziona

Con queste componenti e due veri e propri cingoli dentati al posto delle ruote, si capisce perché il 360 Eye si presenti come un vero e proprio carro armato della pulizia. Ma è così anche nella pratica? Per scoprirlo non ci resta che premere il pulsantone centrale di avvio e osservare il comportamento del robot sul campo, o meglio sul pavimento.

La prima cosa che colpisce guardando il 360 Eye in azione è la sua grande agilità nel “traffico” domestico. Sarà il passo stretto - 22 centimetri di diametro, quasi il 50% in meno rispetto al Roomba - sta di fatto che il robottino di Dyson si districa a meraviglia fra sedie, tavoli e altri piccoli impedimenti casalinghi.

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L’elevata altezza da terra, di contro, impedisce qualsiasi tentativo di perlustrazione radente: se ci tenete davvero a passare la polvere sotto il divano o negli altri anfratti di casa, insomma, forse fareste meglio a orientarvi verso un’altra alternativa

Troppo alto: il Dyson 360 Eye non riesce a passare sotto il divanoRoberto Catania

Come pulisce

In linea di massima, comunque, si ha sempre l’impressione che il 360 sappia come e dove muoversi. La presenza di una videocamera 360 gradi si fa sentire: il Dyson 360 Eye non vaga a casaccio rimbalzando fra un mobile e l’altro, ma segue un percorso ragionato, quasi scientifico. Dislivelli, scalini, tappeti e altri elementi di discontinuità non rappresentano un problema: il robot aspirapolvere di Dyson sa affrontare le impervietà del territorio domestico con decisione, a volte anche troppa. Nella foto l'ostinazione con cui il 360 Eye prova (inutilmente) a scalare il piedistallo di un tavolo di cristallo.

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Il risultato, in termini di pulizia, è comunque di tutto rispetto. Il sistema ciclonico radiale e il potente motore V2  assicurano al 360 Eye una capacità di aspirazione mediamente superiore alla media, già alla prima passata.

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Tanta generosità, però, si paga alla voce consumi: un pieno di energia è sufficiente a garantire sì e no a una mezz’ora di autonomia, dopo di che il robot deve tornare alla base per ricaricarsi. Ciò ha impatto sui tempi di lavoro (calcolate una ricarica per ogni stanza) ma non sul risultato finale: il robot è infatti programmato per riprendere il ciclo di pulizia esattamente dal punto in cui si era fermato prima della ricarica, proseguendo così fino alla copertura di tutta la casa.

Connettività (ovvero come controllare il robot da smartphone)

Fra i plus del Dyson 360 Eye c’è anche la possibilità di essere controllato (e comandato) mediante dispositivo mobile. Per farlo occorre scaricare l’apposita applicazione mobile (Dyson Link) da App Store o Google Play Store e avviare una procedura guidata per l'accoppiamento wireless.

È una risorsa che non influisce tanto sulla qualità della pulizia, quanto piuttosto sull'esperienza d'uso. Dall'app è infatti possibile accendere e spegnere il robot nonché programmarlo per eventuali pulizie pianificate.

Per gli amanti delle statistiche c’è persino una piantina digitale che illustra il percorso effettuato dal robot, con tanto di statistiche dettagliate di utilizzo: metri quadri coperti, durata degli interventi e il numero di ricariche effettuate durante il percorso.

Conclusioni

Potenza, robustezza, affidabilità, design: chi ama la filosofia Dyson troverà in questo 360 Eye tutti quei “valori” su cui la casa britannica ha costruito la sua fama. Se il sistema di aspirazione ciclonico rappresenta il cuore del sistema, la videocamera a 360 gradi è l'occhio che permette al robot di essere (ben) orientato in tutti i suoi spostamenti. Di buon livello anche l'app mobile per l'accesso da remoto (leggasi da smartphone) a tutte le funzionalità chiave del robot.

Meno convincente è la conformazione del robot (il profilo troppo alto impedisce la pulizia degli anfratti) e l’autonomia complessiva del prodotto: per completare la pulizia di una casa di medie dimensione (100 metri quadri) occorre circa una giornata. Piccoli difetti, di fronte alla qualità complessivamente alta delle pulizie, ma che in un prodotto da quasi 1.000 euro si notano certamente di più.

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