Politica
November 12 2022
La crisi diplomatica esplosa tra Italia e Francia ha forse radici più complesse di quelle che sono state raccontate finora. Sia chiaro: il dossier migratorio risulta indubbiamente urgente e spinoso. Ma è possibile ritenere che, alla base di tutto, si stia giocando una delicata partita geostrategica.
È stato detto che la dura posizione di Parigi contro Roma sarebbe nata dall’irritazione francese verso alcuni comunicati del governo italiano sulla questione della Ocean Viking. Una spiegazione, questa, che tuttavia regge fino a un certo punto. In primis, se così fosse, la reazione di Parigi sembrerebbe “leggermente” sproporzionata. In secondo luogo, va ricordato che non è la prima volta che la Francia si arroga il diritto di impartire lezioni umanitarie a Roma. Subito dopo la vittoria del centrodestra lo scorso settembre, la premier d’Oltralpe, Elisabeth Borne, disse che sarebbe stata “attenta” alla situazione dei diritti umani in Italia. A rincarare la dose ci pensò, a ottobre, il ministro francese per gli Affari europei, Laurence Boone, che affermò: “Vogliamo lavorare con Roma ma vigileremo su rispetto diritti e libertà”. Alla luce di questi episodi, si capisce che sin da subito il governo francese ha cercato di mettere in cattiva luce la coalizione di centrodestra, suggerendo che possa portare avanti politiche di stampo retrogrado e antiumanitario.
La crisi di questi giorni va quindi probabilmente ricondotta all’interno di un quadro più ampio. La delegittimazione che Emmanuel Macron sta sistematicamente cercando di portare avanti nei confronti del governo di Giorgia Meloni ha radici più profonde e complesse della singola questione Ocean Viking. E attenzione: qui non è un problema di destra o di sinistra. Il nodo è geostrategico. Macron non teme Giorgia Meloni perché la ritiene realmente una minaccia per i diritti. No: Marcon teme Giorgia Meloni perché sa bene che quest’ultima punta a interrompere l’atavica sudditanza italiana nei confronti dell’asse franco-tedesco, cercando di creare una nuova rete di alleanze internazionali dentro e fuori l’Unione europea.
In quanto presidente dell’Ecr, la Meloni gode innanzitutto di ottimi rapporti con il governo polacco targato Diritto e Giustizia: un fattore, questo, che avvicina notevolmente Palazzo Chigi alla Gran Bretagna e, soprattutto, agli Stati Uniti. Londra e Washington hanno difatti significativamente spalleggiato Varsavia nel corso della crisi ucraina. E gli stessi rapporti tra Volodymyr Zelensky e la Polonia risultano oggi solidissimi. Non va inoltre dimenticato che, negli ultimi anni, Fratelli d’Italia ha anche rafforzato i propri legami con il Partito repubblicano americano: schieramento che, per quanto non abbia conseguito risultati brillantissimi alle ultime elezioni di Midterm, è comunque riuscito a riconquistare la maggioranza alla Camera dei rappresentanti. Senza infine trascurare che, nel suo ultimo viaggio a Washington, Adolfo Urso ha avuto incontri con parlamentari americani bipartisan.
Ecco: alla luce di tutto questo, è probabile che la Meloni stia puntando a una rete internazionale che leghi Roma a Varsavia, Londra e Washington. Una strategia intelligente, che aiuterebbe l’Italia a emanciparsi finalmente dalla “tutela” dell’asse carolingio. Va tuttavia da sé che una tale prospettiva per Macron rischia di rivelarsi deleteria. Il presidente francese punta da sempre all’egemonia sull’Unione europea: un obiettivo che sa di poter raggiungere soltanto indebolendo i rapporti transatlantici e allontanando sempre di più la Gran Bretagna dall’orbita di Bruxelles.
A tal proposito, ricordiamo che Macron ha sempre tenuto la linea dura sui negoziati post Brexit e che, nel dicembre del 2019, se ne uscì dicendo che la Nato era “cerebralmente morta”. Non solo: sempre quell’anno, spalleggiò in Libia il generale Khalifa Haftar, controversa figura vicinissima a Vladimir Putin. La Meloni, di contro, ha ricevuto giovedì scorso a Palazzo Chigi il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il quale ha espresso un forte apprezzamento per l’atlantismo dell’attuale governo italiano. D’altronde, come insegnano i precedenti di Amintore Fanfani e Silvio Berlusconi, non sarebbe certo la prima volta che Roma gioca di sponda con Washington e Londra per arginare le poco amichevoli mire di Parigi. Macron questo lo sa. E vuole pertanto cercare di isolare strutturalmente la Meloni nel consesso europeo. Il presidente francese ha maledettamente paura. Perché è consapevole che, se la strategia internazionale del nuovo esecutivo italiano riesce, sarà stavolta proprio lui a finire con le spalle al muro.