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October 31 2020
«Sono sempre puntuale. Se ritardo è perché sono morto», diceva Sean Connery con quell'elegante disinvoltura che aveva sempre addosso, nei panni del ladro di opere d'arte Robert «Mac» MacDougal in Entrapment (1999), uno degli ultimi film a cui ha preso parte. Oggi se n'è andato, dopo aver compiuto 90 anni, puntualmente, il 25 agosto scorso.
Smoking addosso, al volante di una Aston Martin, sigaretta in mano, «Vodka Martini agitato, non mescolato»: c'è poco da dire, «Bond, James Bond» è sempre stato e sempre sarà lui, «Connery, Sean Connery», più di ogni altro attore che l'ha succeduto. Forse perché è stato il primo a incarnare al cinema la spia dei libri di Ian Fleming, forse perché incarnava un fascino virile e assassino ormai in via d'estinzione.
Sir Sean Connery è il simbolo ultimo di una mascolinità ormai rara, di poche parole e sguardi letali, spiccata ma mai sopra le righe. Orgogliosamente scozzese, Connery non perdeva il suo sex appeal neanche in kilt, che sfoggiava spesso, da fiero sostenitore qual era della causa indipendentista. Tante delle sue energie le ha spese proprio per la sua patria, supportando sia nelle uscite pubbliche che economicamente il Partito Nazionale Scozzese. Sul braccio destro un tatuaggio che dice tutto: «Scotland forever» («Scozia per sempre»).
Hollywood l'ha vissuta, ma non si è mai lasciato incantare dalle sue sirene, sospinto dal suo spirito domestico scozzese: in bacheca un Oscar al migliore attore protagonista per l'incorruttibile poliziotto irlandese Jimmy Malone di The Untouchables - Gli intoccabili (1987). Quando ormai il successo ero esploso, dopo Agente 007 - Licenza di uccidere (1962) e A 007, dalla Russia con amore (1963), due dei sette film sullo 007 interpretati, in un'intervista del 1964 Connery disse: «Penso che più di ogni altra cosa mi piacerebbe essere un vecchio con una bella faccia, come Hitchcock o Picasso. Sanno che la vita non è solo una gara alla popolarità».
La popolarità l'ha centrata, ma mai rincorsa. Figlio di un camionista e di una cameriera, è stato per un po' in Marina; dopo aver fatto tanti lavori, dal verniciatore di bare al bagnino al muratore, il salto verso il mondo dello spettacolo: si è classificato terzo a Miss Universo nel 1953. Da lì il passo verso l'agente segreto 007 è stato breve.
Pur essendo celebrato come un'icona del cinema, lui ha sempre dato poca importanza allo sfarfallare e al luccichio da divi. Diceva: «Non c'è niente di speciale nell'essere un attore è un lavoro, come il carpentiere o il muratore. Non ho mai smesso di stupirmi dell'aura mistica che le persone attribuiscono al mio mestiere».
Sulla stessa linea, è stato molto geloso della sua vita privata. Si è sposato due volte: nel 1962 con l'attrice australiana Diane Cilento e nel 1975 con la pittrice Micheline Roquebrune. Riservatezza avvolge ora anche la sua morte: è morto pacificamente nel sonno durante la notte del 31 ottobre nella sua casa di Nassau, alle Bahamas. Non è stata dichiarata la causa del decesso, anche se suo figlio ha detto che «non stava bene da tempo».
Sir Connery, che è stato nominato cavaliere dalla regina Elisabetta II nel 2000, si era ritirato dai set nel 2003. Con il suo piglio sicuro, aveva rifiutato il ruolo di Gandalf della trilogia Il Signore degli Anelli perché, disse, non l'aveva «mai capito». Una decisione saggia e, ancora una volta, maschia: meglio ricordarcelo come avventuriero con pistola e sguardo fiero ne La leggenda degli uomini straordinari, il suo ultimo film, che come mago dalla barba grigia più lunga dei capelli, cappellaccio stropicciato e bastone da fantasy.