Vincenzo Russi eNovia​
Vincenzo Russi, ad di e-Novia.
News

«Con e-Novia portiamo innovazione all'industria italiana»

L'ultimo colpo portato a segno da eNovia è stato la cooptazione di Raffaele Jerusalmi. «Solo puntando sull'innovazione e sui giovani talenti, l'Italia potrà crescere e avere un sistema imprenditoriale in grado di competere con quello degli altri Paesi» ha dichiarato l'ex amministratore delegato di Borsa Italiana. «Per questo ho accettato con entusiasmo l'invito a entrare nel Consiglio di amministrazione di e-Novia, azienda con tanti giovani di grande valore».

La presenza di Jerusalmi va ad arricchire una governance composta da nomi d’eccellenza dell’industria italiana e internazionale. Nel comitato di investimenti della Spa e-Novia ci sono per esempio Giorgio Metta, direttore dell’Istituto italiano di tecnologia, Marco Cassis, dell’Executive Committee di STMicroelectronics, e Thom van Egmond, Chief Financial Officer e Strategist di Shimano.

Ma i riconoscimenti tributati a e-Novia, nata da una costola del Politecnico di Milano e del Dipartimento di Ingegneria di Bergamo, sono tanti. Lo scorso 7 gennaio, la fabbrica milanese di Industrial Deep Tech ha vinto a Las Vegas, sostenendo il team Polimove del Politecnico di Milano, la Indy Autonomous Challenge, la prima gara automobilistica di macchine senza conducente. E l'8novembre 2021 ha presentato sul palco del Teatro alla Scala il suo drone di terra Yape, invitata da Regione Lombardia come impresa protagonista dell'innovazione.

Fondato a Milano nel 2015 da Vincenzo Russi (62 anni), Cristiano Spelta (42 anni) e Ivo Boniolo (39 anni), il gruppo industriale con otto società controllate fa innovazione robotica. Con sede in centro a Milano, oggi ha 190 dipendenti: praticamente tutti laureati (per lo più ingegneri, molti con Master e PhD), età media 30 anni, il 35% sono donne. Nel 2021 la Spa eNovia ha raggiunto 11 milioni di euro di fatturato, a cui si aggiungono 4 milioni di fatturato e 12 milioni di ordini realizzati dalle sue Imprese, per oltre il 70% all'estero, in Europa ma anche negli Usa e in Giappone. Per capire che cosa sta alla base di questi risultati, Panorama ha intervistato l'amministratore delegato Vincenzo Russi, ingegnere informatico di formazione.

Che cos'è esattamente eNovia?

«Noi siamo una moderna fabbrica che opera nell'Industrial Deep Tech. Per Deep Tech intendiamo tecnologia profonda, cioè la combinazione di elettronica-digitale con elementi di tipo meccanico-fisico. Noi lo abbiamo caratterizzato con il termine Industrial perché operiamo su scala industriale di prodotto. Quando parliamo di un freno assistito elettronicamente per le biciclette con intelligenza artificiale è chiaro che stiamo parlando di un prodotto che deve andare su decine di migliaia se non milioni di veicoli».

Quindi e-Novia si occupa di alta tecnologia declinata in chiave industriale?

«Diciamo che ci occupiamo di alta tecnologia che combina elettronica digitale con elementi di meccanica e fisica».

In concreto che cosa significa?

«Significa realizzare prodotti che contribuiscono a realizzare oggetti nell'ambito della robotica, di tipo veicolare e collaborativa».

Ad esempio?

«Noi abbiamo realizzato il primo freno assistito elettronicamente per veicoli leggeri e ultra-leggeri: stiamo parlando di un Abs per biciclette elettriche o per monopattini. Ma anche il primo ammortizzatore al mondo con intelligenza artificiale per bici di nuova generazione, in grado di anticipare le asperità del terreno e di adattare le sue prestazioni».

Vi siete occupati anche di passata di pomodoro.

«Il prodotto finito è la “Passata sul campo Mutti”, la prima passata fatta con pomodori lavorati nel luogo di raccolta. Ovviamente non la produciamo noi. Noi abbiamo realizzato con Mutti l'idea di portare la fabbrica sul campo di pomodori, anziché muovere il prodotto in fabbrica: questo è stato il cambiamento paradigmatico. Abbiamo lavorato sulle tecnologie che hanno consentito di realizzare questa piccola fabbrica mobile che si muove sul campo e che realizza un prodotto di altissima qualità, perché va a mitigare l’effetto di una delle fasi più delicate per il deterioramento qualitativo degli alimenti».

In effetti la raccolta è un passaggio cruciale...

«È cruciale perché da lì partono i processi di ossidazione e di fermentazione, che possono distruggere la qualità del prodotto. Oltretutto, c'è un significativo impatto anche dal punto di vista ambientale. Anche in termini di sostenibilità questo progetto è fortemente innovativo. Perché invece di portare tonnellate di prodotto dal campo alla fabbrica, ha portato la fabbrica sul campo, rompendo buona parte della filiera».

Poi ci sono i veicoli.

«Nell'ambito dell'automazione del veicolo o del veicolo autonomo, oggi presentiamo dei prodotti che vanno da Winnica, il veicolo con braccia robotizzate che fa la vendemmia, a Yape, il drone di terra per la consegna di piccoli pacchi che si muove in maniera affidabile e sicura. Ma abbiamo realizzato anche e-Shock, che produce sistemi di automazione per veicoli ricreativi e da lavoro, abilitando nuove forme di mobilità a guida autonoma personalizzabili e multimodali. E facciamo anche robotica indossabile. Per esempio abbiamo realizzato Wahu, la prima scarpa con suola intelligente, che si adatta sia alla postura, sia alla persona, sia al terreno su cui si muove».

In che modo?

«Nella scarpa c'è un sistema di automazione che percepisce le condizioni esterne e trasforma la scarpa. Sull'asfalto ci si ritrova una suola liscia, quando invece si cammina su uno sterrato la suola si adatta, facendo fuoriuscire una sorta di tacchetti».

Queste scarpe sono già in commercio?

«Ne esistono per il momento dei prototipi, che stiamo presentando ad alcuni leader nel campo della calzatura, ma stiamo valutando anche il lancio diretto attraverso nuovi canali. Con il gruppo di bioingegneria del Politecnico di Milano stiamo studiando anche adattamenti in funzione della postura, Infine, sempre nell'ambito dell'indossabile, abbiamo Existo, che è un piccolo esoscheletro. In sostanza, aggiunge al braccio della persona una finzione di presa, una sorta di “sesto dito” che risulta utilissimo a chi ha situazioni di ipofunzionalità, dovute per esempio all'ictus».

L'utilizzo quindi di Existo sarebbe in ambito riabilitativo?

«Assolutamente sì, anche se l'ambito principale è quello del daily living. A questo si potrà in futuro aggiungere quello di tipo iperfunzionale: se a un tecnico specializzato dò un sesto dito, lo rendo ancor più efficiente e aumento il suo potenziale».

Voi vi definite «innovatori politecnici». Che cosa significa concretamente?

«Gli innovatori sono coloro che portano un'invenzione sul mercato dove c'è un cliente disposta a pagarla perché ne riconosce il valore. L'aggettivo politecnici deriva dal fatto che, per fare innovazione nell'ambito dell'Industrial Deep Tech, è necessario avere competenze specialistiche di tipo tecnico molto profonde, ma al tempo stesso serve la capacità di muoversi su tecnologie limitrofe in maniera molto rapida e con un approccio elastico».

In che senso?

«Nel senso che a noi di e-Novia non basta avere solamente la competenza elettronica. Dobbiamo anche avere sensibilità di tipo meccanico, elettrico, informatico, telecomunicativo, bio-meccanico...».

Dunque politecnici.

«Esattamente. Questa sarà la formazione delle persone del futuro. Perché, date le complessità, si dovrà sempre più avere una competenza in un particolare settore, ma nel contempo occorrerà la capacità di integrare con altre competenze il proprio know-how, spaziando dall'elettronica alla meccanica alla fisica, per esprimere al meglio il valore».

Quindi andiamo oltre l'iperspecializzazione che ormai sembrava il mantra e torniamo alla tradizione, quella dei Politecnici di Milano e di Torino?

«Sì. Non a caso, noi al nostro interno abbiamo principalmente laureati del Politecnico di Milano ma anche al Politecnico di Torino. Senza dimenticare la già citata Università di Bergamo e quella di Siena, dove c'è uno dei gruppi più riconosciuti a livello internazionale nella robotica. In Italia ci sono competenze straordinarie, con le quali collaboriamo per realizzare quella proprietà intellettuale che è il punto di partenza di tutte le nostre iniziative».

Peccato che negli ultimi tempi la grande tradizione italiana nel campo tecnologico si sia un po' appannata.

«In Italia ci sono realtà straordinarie che oggi devono accelerare la crescita. E per farlo occorre integrare competenze elettronico-digitali alla tradizione della nostra manifattura».
È un ritorno alle radici?

«Direi un rilancio, una reinterpretazione delle radici: partiamo dalle origini e le proiettiamo nel futuro. Noi siamo partiti con l'idea di costruire un percorso che dia nuovo valore alla cultura tecnico-scientifica e al tessuto industriale italiano».

A e-Novia hanno fatto visita il ministro dell'economia francese e quello austriaco. Gli italiani si sono fatti vivi?

«In passato è stato molto più facile collaborare con pubbliche amministrazioni straniere che con quelle italiane. Recentemente abbiamo notato che sta maturando un’attenzione».

E il sindaco Beppe Sala? È venuto a trovare i 190 politecnici che sviluppano alta tecnologia a livello internazionale nel centro di Milano?

«Saremmo felicissimi di riceverlo, perché per noi essere a Milano è motivo di orgoglio».

Related Articles Around the Web

YOU MAY ALSO LIKE